El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Nota biografica | Versione lettura |

pap khouma

cari lettori,

nel giugno 2013, festeggeremo i dieci anni di esistenza della nostra rivista. El-ghibli era nata nel 2003 sull’iniziativa di un gruppo scrittori e poeti italofoni, per lo più di origine straniera. Abbiamo fatto un lungo percorso grazie a voi e alla vostra fedeltà. Il panorama della letteratura italofona è cambiato nel frattempo. Saranno temi che affronteremo nel prossimo numero e probabilmente attraverso dibattiti e incontri che organizzeremo nel mese di giugno.
Usciamo un po’ dal nostro seminato letterario e avventuriamoci nel campo dell’attualità religiosa e politica italiana. Il 28 febbraio 2013, il Papa Benedetto XVI si era dimesso, un evento storico eccezionale e travolgente. Il 12 marzo, 115 cardinali, sbarcati nel frattempo da tutte le parti del mondo, si sono riuniti in conclave. Il giorno dopo, 13 marzo, con precisione svizzera (come le loro guardie) c’è stata la fumata bianca. Habemus Papam, senza schiamazzi. La carica di pastore di un miliardo e duecentomila cattolici del mondo, poteva cascare tra le mani di un cardinale asiatico con gli occhi a mandorla, di un porporato africano dalla pelle nera d’ebano o di un sacerdote statunitense con un incrostabile accento nordamericano. Ma scopriamo che il nuovo Pontefice, Vescovo di Roma, sempre caput mundi per i cattolici, porta un cognome italiano, Bergoglio, arriva dal profondo sud del mondo, l’Argentina, dunque è uno straniero. Senz’altro è uno straniero di prima classe come i suoi predecessori Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Potremo definire Francesco I, dal nome del santo d’Assisi, il primo Papa cittadino del mondo.
Non mi soffermerò sui commenti che gli osservatori hanno iniziato sulla sua opera passata, rimango sul fatto che Francesco I d’Argentina, ricopre una posizione che lo costringerà, lui forestiero, capo dello Stato del Vaticano, a immischiarsi nell’ingarbugliata vita sociale, culturale e politica italiana, come i suoi due predecessori.

Il 27 febbraio 2013, un giorno prima delle dimissioni di Benedetto XI, gli elettori italiani hanno eletto i membri della nuova Camera di Deputati e del Senato della Repubblica. Mentre (il vecchio) Papa Francesco I si è messo subito al lavoro insieme ai suoi (vecchi) cardinali per affrontare i problemi della Chiesa, i 935 parlamentari italiani (630 deputati e 315 senatori) non sanno ancora che pesci pigliare. Più di due settimane dopo la loro elezione c’é ancora muro contro muro. I nostri eletti si stanno chiedendo se le loro formazioni politiche devono allearsi con le altre per votare o contrastare l’insediamento di un futuro governo? Se è meglio rimandare tutto all’aria e richiamare gli elettori alle urne? L’Europa e il mondo stanno assistendo a delle querelle bizantine. L’Italia sta sprofondando sempre più nella crisi economica, troppe aziende chiudono battenti, i lavoratori sono disperati. Il parlamento italiano che ha i membri più giovani e più pagati d’Europa non ha iniziato a concretizzare qualche cosa.
Il fardello religioso e umano di cui andrà incontro Francesco I, d’ora in poi, sarà difficile da immaginare e da risolvere. Insisterò su un altro dettaglio non religioso, un lapsus, contenuto nel messaggio di augurio al Pontefice del Presidente della Repubblica italiana e che nessuno pensa sia rilevante. Mi serve come aggancio per tornare nel nostro seminato e reintrodurre i nostri temi legati alla letteratura e alle lingue. Il Presidente Giorgio Napoletano è un uomo innegabilmente aperto, ma a mio parere ha commesso un lapsus, quando ha detto che Francesco I “parla bene la nostra lingua”, cioè l’italiano. Il Papa si chiama Bergoglio, ha i genitori nati in Italia e lo ius sanguinis lo colloca nello status di cittadino italiano, è probabile che abbia anche un passaporto italiano, quindi avrebbe tutti i requisiti per votare e farsi eleggere in un carico pubblico, allora l’italiano è anche la “sua” lingua.
In Francia si direbbe più comunemente a un forestieri “vous parlez bien le français. Vous etes français?”, “lei parla bene il francese. Forse siete francese?”; e forse anche in Inghilterra si limiterebbe al “parla bene l’inglese”. In Italia, se sei nato qui ma ha dei tratti somatici diversi, ti senti dire: “tu parli bene la nostra lingua. Dove lo hai imparata? Come hai fatto? Da che paese arrivi?”. Francesi e inglesi desiderano per infiniti motivi che queste lingue rimangano universali. La lingua italiana per il suo bene futuro non meriterebbe un “mio” che esclude ma un “nostro”che include. E’ e deve essere di chi come “noi”, nati qui o altrove, indigeni, immigrati, oriundi, la parliamo, la scriviamo, l’amiamo e proviamo a diffonderla fuori dai confini italici e in questo modo contribuiamo a mantenerla viva e longeva. Una ragazza con la pelle d’ebano, origine africane, nata e sempre vissuta in Italia, con due lauree conseguite nelle università italiane, mi confidava per una mia inchiesta, con amaro sorriso, che lei non si sentiva per nulla lusingata, le troppe volte in cui i suoi professori universitari, che la conoscevano da anni, le facevano i complimenti soprattutto per la sua padronanza della “loro lingua” italiana. Non sentiva i suoi professori fare gli stessi complimenti agli studenti con la pelle bianca. Durante i colloqui di lavoro, i suoi interlocutori si soffermavano di più sull’aspetto che “lei parla bene la loro lingua, per una ragazza di colore” e meno su come è stata capace di conseguire due lauree italiane, dunque su i suoi meriti accademici o sul fatto che lei è cittadina italiana sin dalla nascita. Quando faceva notare a loro, che parlare bene l’italiano per un’italiana non era legato all’essere “ragazza di colore”, il colloquio finiva prima del previsto e l’opportunità di ottenere il lavoro sfumava. Quando muore una lingua o un dialetto, scompare per sempre un pezzo del patrimonio universale, afferma più o meno in questi termini l’Unesco. A Milano, come in altre regioni italiane, esiste un dialetto con una lunga tradizione letteraria e poetica che rischia di scomparire. Perché è parlato e soprattutto difeso da anziani guardiani rimasti in minoranza, che si definiscono i “veri” milanesi e non sono graditi gli eventuali nuovi “locutori” mentre subisce l’egemonia dell’italiano, lingua nazionale. Capita agli scrittori o poeti della letteratura nascente di inserire parole o modi di dire in milanese nei loro scritti. Però non basta, i guardiani dell’autenticità “cacciano via” ogni potenziale “locutore” forestiero che osa avvicinarlo, impararlo e parlarlo, semmai con accenti esotici e, all’inizio, con qualche errore grammaticale. Gli emigranti dal sud dell’Italia che risiedono a Milano sono derisi quando si avventurano a pronunziare una frase in milanese. Sono accusati di volere mascherare le proprie origini fingendo di essere “veri” milanesi. Sono chiamati con disprezzo milanesi del tac, ciò del “tacco”, come viene individuato il punto all’estreme meridione che si vede quando si guarda la mappa d’Italia. In altre regioni d’Italia, diversi dialetti vivono a fianco con la lingua italiana. La loro fortuna è dovuta forse al fatto che non temono nuovi “locutori”, tra cui tanti immigrati e i loro figli, che se ne sono appropriati e potranno consegnarli ad altre generazioni. In alcune regioni ci sono figli della migrazione che scrivono e pubblicano delle poesie in dialetto. C’è chi ha vinto un premio. In Italia dove il tasso di crescita demografico è tra i più bassi al mondo, conservare lingue, dialetti, letterature, poesie, teatro, danza, artigianato, arti culinarie e tanti usi e costumi locali o nazionali potrebbe passare, perché non, tramite i discendenti degli immigrati, come è successo senza drammi altrove. Per realizzarlo, le istituzioni, tramite la maggioranza di un futuro parlamento che deve per forza essere formata, dovrebbero mantenere le promesse fatte durante l’ultima campagna elettorale e approvare urgentemente una legge sulla cittadinanza che supereri l’esclusività dello ius sanguinis e contempli lo ius soli e altre principi moderni e agili di accesso alla cittadinanza che sono in vigore da tante decenni in altri paesi europei.
L’Italia istituzionale non può più continuare a rifiutare di riconoscersi come società multiculturale e multietnica. E’ un comportamento da suicidio nazionale. Qualche segnale si vede all’orizzonte, durante le recenti elezioni del 27 febbraio 2013, sono stati eletti deputati nelle liste del Partito Democratico una cittadina e un cittadino italiani di origini africane, Cecile Kyenge e Khalid Chaouki. Anche se già da subito hanno subito le prime discriminazioni, con minacce e insulti pesanti a Radio Padania, la radio del partito populista nordico Lega Lombarda.

In questo numero hanno offerto la loro collaborazione: abdelkarim hannachi, melita richter, muin masri, valentina a. mmaka, julio monteiro martins, mohamed malih, adele desideri, lorenzo mari, tiziana altea, paolo tommasi, bernardo pacini, martina chiari, erminia dell'oro, monica dini, emma giuliana grillo, alessandra ventrella, laura fusco, giuseppe natale, paola corgatelli, gary geddes, edwin muir, merlinda bobis, silvia rigon, gennaro tedesco, abdelmalek smari. Si ringraziano tutti gli autori confidando in una sempre più continua partecipazione

Buona lettera

PS. Si rende noto il seguente concorso indetto dal Centro Culturale Multietnico La Tenda e la Biblioteca Dergano-Bovisa, nell’ambito del corso di scrittura creativa “il quartiere dei destini incrociati”:

Nell'ambito del Progetto finanziato dal Comune di Milano e dalla Fondazione Cariplo ‘Ci vediamo tutti in biblioteca’ la Biblioteca Dergano-Bovisa e il Centro Culturale Multietnico La Tenda promuovono il

Concorso letterario 2013
IL QUARTIERE DEI DESTINI INCROCIATI
aperto a cittadini italiani e stranieri

OBIETTIVI DEL CONCORSO

1 - Far partecipare attivamente alla vita culturale cittadini italiani e stranieri di nuova e vecchia immigrazione che abbiano voglia di esprimersi nelle varie forme narrative. Racconti, poesie, pieces teatrali dovrebbero raccontare la nuova cittadinanza e le relazioni molteplici e complesse che derivano da ormai più di venti anni di compresenza e convivenza.
2 - Favorire rapporti di fiducia tra italiani e stranieri, abbattendo pregiudizi e preconcetti, sostenendo i processi di integrazione e di cittadinanza.
3 - Far emergere e superare le difficoltà di convivenza ponendo l'immaginario al centro della costruzione di una piattaforma di relazioni che superino le più nascoste diffidenze.
4 - Migliorare le competenze linguistiche di uomini e donne migranti attraverso l'uso della scrittura italiana.
5 - Far conoscere la biblioteca a chi non la frequenta e favorire l'uso consapevole dei suoi servizi a chi già la conosce.

MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE AL CONCORSO

1 - I testi inediti e mai premiati in altri concorsi, in lingua italiana e con un titolo non generico, devono essere brevi (massimo 3 cartelle). I lavori pervenuti – anche se non pubblicati – non verranno restituiti.
2 - Ogni partecipante potrà inviare un unico lavoro. Fanno eccezione le poesie che possono essere fino a tre, mantenendo fisso il limite delle 3 cartelle.
3 - Il concorso non prevede premi in denaro. I testi che meglio interpretano gli obiettivi del concorso saranno pubblicati su un quaderno prodotto dalla biblioteca, presentato al pubblico entro fine giugno 2013.
4 - I primi tre classificati - in base al giudizio insindacabile della giuria - avranno una menzione speciale nel quaderno. Inoltre riceveranno libri in dono.
5 - Gli elaborati devono pervenire in triplice copie agli organizzatori entro il 30 aprile 2013. Devono contenere: data, nome e cognome, luogo di nascita, domicilio, telefono, indirizzo mail.
6 – Gli elaborati possono essere spediti via mail ai seguenti indirizzi:
francesco.cosenza@comune.milano.it, raffaele.taddeo@latenda.eu;
per posta o a mano a:
Biblioteca Dergano-Bovisa – via Baldinucci 76 – 20158 Milano – CONCORSO LETTERARIO 2013.

Giuria: Raffaele Taddeo (Presidente del Centro Culturale Multietnico La Tenda), Francesco Cosenza (Responsabile della Biblioteca Dergano-Bovisa), Mihai Mircea Butcovan (scrittore), Cheik Tediane Gaye (scrittore), Fiorella Pirola (Centro Culturale Multietnico La Tenda).

Inizio pagina

Home | Archivio | Cerca

Archivio

Anno 9, Numero 39
March 2013

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links