Nota biografica | Versione lettura |
Fratelli d’Italia,
voi i nuovi figli d’Italia
eccoci presi nelle reti degli autoctoni,
tra le vocali e le consonanti di una lingua
che non è nostra, ma abbiamo percorso
l’alfabeto del loro sangue e della loro nascita.
Fratelli d’Italia,
eccoci sterminati e calpestati,
derisi dal calore delle nostre lingue
dal colore del nostro sguardo
dal nostro cortese sorriso,
abbiamo cercato il pane
tra le Alpi e le valli
spinti dall’orgoglio
e respinti come barbari
abbiamo imparato a tessere
ma non abbiamo saputo tacere,
abbiamo risposto alle loro risa
con l’amore, alle loro diffidenze
abbiamo imparato a scrivere
il loro idioma e la loro storia.
Fratelli d’Italia,
oggi siete gli eredi del Nuovo
paese che si desta
“Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.”
Fratelli d’Italia,
chi potrà cantarvi se non il
vostro fratello dello stesso cammino?
Il vostro sudore il pozzo del paese,
le vostre mani le ali del paese
i vostri piedi le reali radici del paese,
i vostri occhi il fiore della beltà,
il respiro di questa terra
che si sveglia al mattino
con la luce dei vostri pensieri.
Avete abbracciato il paese con amore
e con amore avete il merito
di aver costruito l’edificio
della sua rinascita, il vostro sacrificio.
Il merito piega il ferro,
il merito vince la paura
il merito convince la convivenza,
Fratelli d’Italia,
oggi siete gli eredi del Nuovo
paese che si desta
“Stringiamoci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.”
Il merito canta la maestria,
il merito nasce fiorisce
e fa fiorire la rugiada,
il merito non muore
infine il merito canta.
Fratelli d’Italia,
L’Italia che chiama
stende la sua mano
solo a colui che culla il merito.
Fratelli miei, nell’uguaglianza
Ti eleggo sabbia dorata, stella del Sahara
se la mia lingua bagnata nel sale del tempio
non può santificare il tuo sangue alto del
più alto del rango reale, chiamerò gli spiriti:
Mame Coumba Bang1 , Coumba Castel2,
per risuscitare il tuo passato glorioso e umile.
Ti nomino terra di savana e di sorong3
sei il canto che fa circolare il sangue rosso
dell’albero, il canto solenne che sveglia
l’humus del nostro respiro;il canto sacro
che circonda il recinto di meraviglia
e scava il ricordo orgoglio del nostro vissuto.
Ti nomino linfa, sorgente che scorre nelle
memorie fertili e ancora rinascenti,
memorie come piaghe che rifiutano
di seppellirsi, ricordi che deridono i cuori,
i cori scandiscono gli inni,
ma oggi i veri inni sono le voci delle donne
che si sono bruciate per l’orgoglio del loro sangue.
Ti nomino Djaraaf, re delle terre che inondano
gloria e onore
gli oneri appiccicati sulle le spalle dei tuoi figli
continuano di brillare nel firmamento del celeste
orizzonte mai spento.
La tua lingua la mia voce, la tua voce il mio orgoglio
il tuo orgoglio la vita vera dei tuoi figli.
Quando canticchiano le corde magiche delle kora
le dita mischiate dei tuoi cantori svelano le canzoni
che accoppiano le vere memorie agli inni sovrani.
Ti dico solo il punto del mio pensiero:
chi ti sacrifica morirà
chi berrà il tuo sangue si ubriacherà
che ti ucciderà verrà esiliato per sempre.
1 Spirito del regno del Walo.
2 Spirito dell’isola di Gorée.
3 Strumento musicale africano.