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I.
I pianeti squillano sinfonicamenteIn questa città la più a lungo abitata al mondo
Eviti furtivo il cecchino
Le braci sotto i tuoi piedi
Non puoi neanche trascinarti verso Betlemme
portando il peso di un colosso che si frantuma
sulle tue spalle fragili
Non tutto ciò che è solido si scioglie in
Quel torrido vento dal Sahel
Qualcosa è intrappolato in una fase tralucente
E aziona le pale
che fanno girare il sogno
II.
Spargi i petali
Di quella rosa di Damasco
Lava i piedi di chi sogna
E percorre i sottili
Filamenti della dignità
Non cade da un alto cavallo
Accecata da visioni che offuscano l’anima
Calpesta la terra
Spargendo qua e là
I petali di sogni differiti
III.
Siedi nell’occhio del ciclone
Quando le catene dell’Ovest
E la codardia dell’Est
Si avvitano intorno al polso
Di mani brune che colgono
Il frutto marcio dell’iniquità
Da servire sui tavoli del potere
Balli nell’occhio del ciclone
Quando le fiamme che si liberano dal sole
A milioni di miglia da qui
Forse irradiano un calore che purifica l’anima
Stai soffiando nell’occhio del ciclone
Quando la specie oscilla
Tra sogno e incubo
Evoluzione ed estinzione
Con l’assillo di voli senza pilota
E la sua corona di resilienti api regine