El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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editoriale

laura fusco

L’acqua “oro blu”. 1,4 i miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile, 425 al giorno i litri consumati da un nordamericano, 170 da un europeo, 10 da un africano, 40 quelli che l’ONU considera un diritto, parecchie migliaia quelli necessari per produrre un chilo di manzo, alcune per il pollo, e “così poche” per le verdure che si pensa che nel 2050 dovremo diventare tutti vegetariani. La memoria dell’acqua, la scoperta dell’acqua nelle stelle, 5000 bambini che ogni giorno muoiono per malattie da acque contaminate, le cisterne sacre in cui gli antichi la raccoglievano per guardare il riflesso delle costellazioni, i conflitti per l’accesso ai pozzi, i disboscamenti e “genocidi” per costruire le dighe, i diritti lesi dei popoli indigeni e delle tribù incontattate. E poi i lavacri rituali, Jung, Greenaway, Omero, la rinascita, Bill Viola, Chiare fresche e dolci acque, il Gange e il Nilo, Sorella acqua, il passaggio attraverso il Mar Rosso, le Colonne d’Ercole, le “acque che si rompono” e quelle dell’Odissea delle “carrette del mare”, Fortresse Europe stima ad oggi che siano migliaia i morti annegati nel Mare Nostrum, e non solo. Poco posto per personalismi. Qualche riga necessaria, per il fatto che sono qui. Il motivo: mesi fa ho proposto al direttore e al comitato editoriale un numero dedicato all’acqua. Sono anni che me ne occupo, quest’anno con 2 nuovi compagni di viaggio, il Salone del Libro di Torino per D’Onde e il Festival CinemAmbiente per Talking Boats. Mi sembrava poetico e importante che una rivista con il nome di un vento, che attraversa uno dei deserti più aridi del mondo, se ne occupasse. El Ghibli poi ospita molti autori di paesi in cui l’acqua è drammatica emergenza. E ancora. Della rivista amo tra le tante cose la pratica della libertà e della differenza: ospita autori diversissimi per provenienza, pensiero, cultura e stile. Sembrava fatta apposta per dare corpo all’idea di sviscerare il tema a 360° come è avvenuto.
Avere voce, per tutti, ma soprattutto per un poeta, significa potere utilizzare la Parola in modo da mettere in moto l’immag-in-azione, la creazione di immagini che plasmano il reale e lo “creano”, permettendo di mettere in gioco le proprie visioni e di “sporcarsi le mani”. Voglio usare qui la mia per parlare del testo dei boscimani che la rivista ospita. E’ bello, senza nulla togliere agli altri, soprattutto ci dà il pretesto di parlare della loro lotta emblematica per l’accesso a un pozzo negato – vedi box all’interno – e di Survival International, che da anni sostiene le battaglie di molte tribù e popoli indigeni.
Il resto dello spazio, facendo un passo indietro, lo dedico volentieri a chi ci ha preceduto, tra tanti cito i Masai, Pigmei, Witoto, gli Achamawi, gli abitanti del Sahara. Le cosmogonie loro, e non solo, raccontano di un mondo nato dall’acqua nelle sue più suggestive e fantasiose forme: saliva, sudore, flusso di lacrime, goccia di latte, sputo, liquido che fluisce dal cadavere di un drago, vinto e ucciso da un dio, e che feconda una pietraia, strane coagulazioni, vapori e nuvole, nulla e sogno. E ancora acqua, acqua, acque. E poi il diluvio dei Sumeri, della Bibbia e dei Maya, gli Egiziani, i Cinesi, gli Inuit. Guardare indietro, per parlare dell’oggi, ci permette di recuperare fiducia nelle nostre forze e un rapporto sacro e profondo con le radici della vita. E di riscattarci dal sentimento di orfanità del mondo contemporaneo, sterilmente aggrappato a se stesso e a un qui ed ora che non è quello del satori, ma frutto dell’avere reciso i ponti con passato e natura e di avere reso buia e ansiogena, invece che luminosa, la pratica tutta umana di percorrere il futuro con il pensiero e il desiderio. Leggere i loro testi o seguire dal vivo la storia di molte tribù incontattate e popoli indigeni che oggi vivono ancora a contatto con la natura, può essere esercizio pieno di fascino e importante. Il senso forse non è pretendere soluzioni da chi ha già attraversato calamità davvero o con la fantasia e la prefigurazione, ma in positivo sono “frequentazioni” che ci possono dare la misura della possibilità di un rapporto vitale e vitalistico con gli elementi e la Terra. Per noi, che abbiamo voluto dimenticare, recuperarlo, ovviamente cercando un equilibrio con la nostra realtà e il nostro “benessere”, sarebbe gesto “innovativo” e forse “salvifico”, o almeno significativo e portatore di senso dal punto di vista esistenziale.
Un’ultima cosa prosaica per cui mi piace utilizzare la mia voce e questo spazio: un invito a leggere i testi arrivati in redazione e pubblicati - sono molte le voci e sfaccettature - e a proseguire con il lavoro sull’acqua insieme, in tutte le forme possibili: la prima tappa potrebbe essere, se si riuscirà a trovare il necessario sostegno, un reading con testi tematici, usciti su questo numero monografico ma anche su numeri precedenti di El Ghibli e non solo: un’opera quindi anche nostra e vostra, cui sto pensando e alla cui “drammaturgia” e regia sto già lavorando, sperando questa nuova collaborazione possa diventare presto realtà. E ora la parola a Pap Khouma. Grazie a tutti.

Laura Fusco

Cari lettori,
Il bellissimo editoriale di Laura Fusco* che ha aperto questo numero riflette le fondamenta di Ghibli e, oseremo dire, potrebbe ricongiungerci all’insegnamento francescano di Il Cantico delle Creature o Cantico del Frate Sole, l’inno per eccellenza della fratellanza universale, scritto in volgare umbro nel 1224. Ci chiediamo – è presuntuoso da parte della nostra riviste e se ne scusiamo- quanto le origini “miste” di San Francesco d’Assisi (1182-1226) e la sua vita da viandante/straniero/migrante nelle contrade italiane, europee e africane abbiano influenzato la sua vita religiosa e la sua opera letteraria?. Negli anni ’90, ho avuto la fortuna di portare ripetutamente i ragazzi dei campi del WWF a visitare un luogo, dedicato a San Francesco d’Assisi, in mezzo alle montagne del Sud Tirolo. E’ un luogo molto frequentato da turisti e pellegrini, si chiama Sentiero di San Francesco o Sentiero dei Cantici e si trova nella piccola località di Winkel, tra le cascate di Riva, sopra Campo Tures in Valle Aurina. L’escursione o pellegrinaggio parte a quota 900 metri circa. Si sale a piedi e per due o tre ore e si scopre dei frammenti del Cantico delle Creature scritti sulle dei bassorilievi collocati tra i dislivelli della montagna, nei sentieri che si perdono nella fitta vegetazione, in mezzo al silenzio rotto solo dalle acque delle cascate o dal cinguettare di qualche uccello. Ricordiamo che Francesco nacque ad Assisi con il nome di Giovanni, ma suo padre gli diede il nome Francesco in ricordo a sua madre di origine francese (provenzale). Oltre al latino fu educato nella lingua francese e scriveva anche in volgare, come questi seguenti versi considerati: “la composizione della prima opera della letteratura italiana”. ”.

« Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi’ Signore' et ringratiate et serviateli cum grande humilitate

Sempre in linea con questo numero di El-Ghibli, in cui vengono lodati acqua e amore in senso lato, riportiamo i versi di Francesco Petrarca , nato ad Arezzo (1304-1374) e cresciuto a Avignone. Suo padre fu esiliato in Provenza. Con ossequio e senza nulla togliere alla sua grandiosa opera, sottolineamo che Petrarca fu esiliato, era senza patria, clandestino come i milioni di anonimi immigrati che oggi vivono nelle contrade italiane ed europee.

Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse
ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Da' be' rami scendea,
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io
allor pien di spavento:
"Costei per fermo nacque in paradiso!".
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'i' dicea sospirando:
"Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,
poresti arditamente
uscir del bosco e gir infra la gente.

Grazie e buona lettura.

Quest’estate due opere letterarie di amici della redazione di El-Ghibli sono state premiate. Kaha Mohamed Aden, ha vinto il Premio Sabaudia 2012, per la sezione dedicata alla letteratura immigrata, con il romanzo di racconti “Fra-intendimenti”. (Nottetempo, 2010). Kaha. M. A. è nata in Somalia. Vive in Italia dagli anni ’80. Nel 2002 ha ricevuto l’onorificenza cittadina San Siro di Pavia per “l’attività nel campo della solidarietà, della tolleranza e dell’integrazione”. El-Ghibli ha già pubblicato i suoi testi.
Carmine Abate è il vincitore del 50° premio Campiello, con il romanzo “La collina del vento”. (Arnoldo Mondatori, 2012). Carmine Abate è nato a Carfizi ed è arbëreshë, quell’antico popolo albanese che si è insediato nell’Italia meridionale dal xv° secolo. Ha pubblicato numerose opere. E' sempre stato molto vicino alla Letteratura della migrazione anche perchè, da giovane, è andato come emigrante in Germania. Vive e insegna nel nord Italia. I lettori di El-Ghibli hanno avuto il piacere di leggere un supplemento a lui dedicato.
La nostra redazione si congratula con Kaha e con Carmine.
Rendiamo omaggio a un poeta, scrittore e libraio italiano , Roberto Roversi (1923-2012), scomparso il 14 settembre. Roversi è stato uno dei più grandi e prolifici poeti italiani della sua generazione. Numerosa e variegata è la sua opera.

Pap khouma

In questo numero vi presentiamo testi dei seguenti scrittori, che ringraziamo per la collaborazione: Julio Monteiro Martins, Anna Belozorovitch, Christiana De Caldas Brito, Pina Piccolo, Mohamed Malih, Cheikh Tidiane Gaye, Adele Desideri, Tiziana Altea, Clementina Coppini, Marco Mastracola, Clara Rizzitelli, Anna Maria Robustelli, Gioia Panzarella, Paola Corgatelli, Philippe Beck, Sushma Joshi, Francesca di Survival, Tutti i gli autori del Corso di scrittura creativa.

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Anno 9, Numero 37
September 2012

 

 

 

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