El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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stracomunitari 1

mohamed malih

Ndr: Con questo numero si incomincia la pubblicazione a puntate di un testo di Malih, mordace e ironico che speriamo i lettori apprezzeranno.

In nome di Dio il clemente e misericordioso

Gli immigrati marocchini sono un branco di deficienti. Ma il più deficiente di tutti è Mohamed, il mio traduttore. Si dà un sacco di arie solo perché crede di parlare e scrivere bene in italiano. Intanto però ha quasi dimenticato l’arabo. Ogni volta che mi traduce qualcosa mi devo dannare l’anima per spiegargli certe espressioni e il significato di qualche parola. Mi son stufato di parlare dei nostri problemi solo fra di noi. Invece la soluzione sta nel web. Bisogna aprirsi al mondo. Per questo ho deciso di aprire un blog per far vedere ai lettori cosa passa per la testa di un immigrato. E così che deve funzionare l’integrazione al giorno d’oggi e non stare a piangersi addosso nei phone center, nelle moschee e nelle associazioni. Certo non so scrivere bene in Italiano ma per questo c’è Mohamed. Tanto lui non fa un cazzo dalla mattina alla sera. Si fa mantenere da una signora italiana. Non torna giù al paese da almeno 10 anni. Non lo si vede mai in moschea e non fa, che Dio lo perdoni, nemmeno il Ramadan. Lui pensa ormai di essere un italiano. Invece non è né pesce né carne. Almeno se la sposasse quella italiana cicciona e mezza matta che si è trovato. Io comunque l’ho avvertito, di più non posso fare. Se continua così farà una brutta fine. Tu non hai idea di quanti ne vedo che finiscono alcolizzati e dormono sotto i ponti. Hanno tutti alle spalle delle storie come quella di Mohamed. Si mettono con italiana e pensano di essere integrati. Invece questa li usa e quando si stufa li molla. Da un giorno all’altro dice caro Mohamed vattene da casa mia. Trovare un altro Mohamed per lei sarà un gioco da ragazzi. Uno di quei coglionissimi Mohamed convinti che il loro cazzo sia il miglior strumento per integrarsi. La verità è che questo genere di donne sono quelle che vengono scartate dagli uomini italiani. Hanno quasi tutti problemi di testa oppure sono drogate o hanno qualche difetto fisico. Sobbarcarsi questo genere di donne rientra nel genere di lavoro che gli italiani non vogliono più fare. Sai quante ne ho trovate io di queste che mi fanno gli occhi dolci, solo che io non ci casco. Quando sarà il momento, inch’allah, torno a casa e mi faccio combinare un buon matrimonio. Io i miei figli voglio farli giù in Marocco e non farli diventare stranieri per tutta la vita. No, io tengo gli occhi aperti e li vedo come sono ridotti i figli degli immigrati qui in Italia. I miei figli li voglio crescere io, non i servizi sociali. C’è un sacco di assistenti sociali, insegnanti di sostegno, psicologi che sarebbero a spasso se non ci fossero i figli degli immigrati. La verità è che siamo noi immigrati che diamo lavoro agli italiani, altroché. Praticamente manteniamo tutti gli addetti al welfare. Che futuro potranno mai avere questi bambini che passano la loro infanzia unicamente fra questi due ambienti: la scuola e il dopo scuola. Passi per la scuola ma i dopo scuola… Nei dopo scuola trovi sempre le stesse facce: vecchie zitelle, o delle brutte giovani tutte complessate. Quei pochi maschi che bazzicano questi luoghi hanno tutti facce da maniaci sessuali. Poveri bambini!
C’è tutta una generazione di immigrati che crescerà male per colpa di questa gente. E quei deficienti dei miei connazionali che gli affidano i loro figli perché pensano di farli integrare. Io dico invece che un disadattato non può integrare un bel niente. I piccoli hanno diritto alla bellezza. Io quando entro in questi posti mi sento male da quanta bruttezza c’è. Bruttezza e insoddisfazione sessuale. Affidano i loro figli al peggio della società italiana. Questo d’altronde è il destino di noi immigrati.
Occupiamo l’ultimo anello della società, bazzichiamo posti e frequentiamo persone che a vario titolo hanno finito il loro ciclo vitale. Assistiamo malati in odore di morte, puliamo la merda nei cessi e dai culi degli invalidi e scopiamo donne impresentabili. Le nostre abitazioni sono ruderi inospitali persino per i fantasmi.
Conosco una tipa che frequenta con assiduità tutti i posti dove c’è sentore di immigrati. Tutte le associazioni, le bancarelle, i negozi etnici, i doposcuola. Questa, diciamo, signora avrà una cinquantina d’anni passati, divorziata e leggermente claudicante. Dico leggermente per rispetto. Perché alle donne bisogna portare rispetto. Anche quelle italiane. Ma questa, lo giuro, si è fatta quasi tutti i marocchini della sua città e adesso ce la sta mettendo tutta con i neri, soprattutto senegalesi. Una volta ci ho parlato e dice che lei ci capisce e gli dispiace moltissimo per come veniamo trattati, della gente che non ci affitta le case, di come veniamo sfruttati al lavoro, di come i figli nostri non si integrato a scuola. Insomma lei ci capisce a tutti ma, dico io, possibile che l’unico modo che trova per consolarci e portarci nel suo letto. Comunque io sono stato chiaro con lei. Ero anche disposto a stare con lei, però a tempo pieno no part time. Così almeno avevo un tetto che d’inverno fa un freddo che non hai idea, una doccia e un piatto di pasta. Ma lei niente, dice che non può mettere a casa sua uno fisso perché c’è suo figlio che studia sì all’università a Milano e però rincasa tutti i fine settimana. Tutte scuse. A lei interessa solo il cazzo di noi stranieri, questa è la verità.
Per tornare al blog: voglio dare la possibilità agli italiani di vedere cosa pensa un immigrato comune. Così sentono anche l’altra campana e non solo la voce di quei tromboni di intellettuali immigrati che cercano di compiacere gli italiani con dei pensierini orientaleggianti ed esotici e si auto eleggono come portavoce di noi immigrati ma che nulla sanno, o se lo sono dimenticati della nostra vita quotidiana. Certo, non sono del tutto sprovveduto, anche se non sono laureato qualche libro l’ho letto anch’io. In più guardo la televisione italiana e cerco di seguire i principali giornali italiani.

Premesa del Traduttore

Secondo me Kamal ha qualche problema con le donne. Quando le ha di fronte le tratta come sorelle maggiori. Appena le girano le spalle ne dice peste e corna. Non ho mai scorto nei suoi occhi qualche cosa che assomigliasse al desiderio carnale verso le donne. Eppure agli occhi delle donne non passa inosservato. Kamal è alto e ben piantato, non è proprio un bronzo di Riace per via del pancione ma ha un che di imponente nella camminata , una folta criniera tutta riccia e una voce che sa prevalere nelle discussioni animate.
La cosa che più mi da fastidio di lui è che parla male delle donne degli amici in comune. Che siano marocchine o italiane lui sa sempre dei particolari sgradevolissimi. Come l’altro giorno che parlavamo del nostro amico che si è appena sposato. Mi ha detto che lei è stata con un sacco di ragazzi prima di sposarsi.
Kamal quando parla degli altri sa sempre trovare parole velenosissime. Sembra che per ciascuno dei nostri conoscenti tenga un dossier per diffamarlo poi un giorno. Sembra un agente della macchina del fango. Di un nostro amico comune ad esempio mi dice che se la fa con un uomo proprietario di un negozio di scarpe, che lo riempie di regali. Kamal sembra sapere tutto di tutti. E questa sua caratteristica di parlare male degli altri comincia a metterlo sotto cattiva luce. Qualcuno già dice che sia un informatore della polizia. Sono venuto a sapere che anche di me ne dice di tutti i colori. Sembra che per quanto mi riguardi batte soprattutto sul fatto che sto con un’italiana e che stando a lui mi faccio mantenere. Ma a me le cose che dice lui mi scivolano addosso. Comunque da quel che ho potuto osservare, come dicevo, Kamal qualche problemino con le donne deve averlo. A mio parere i casi sono due: o soffre di eiaculazione precoce oppure è un omosessuale represso.
Comunque a parte questo, quello che volevo dire è che Kamal ha un blog che si chiama Stracomunitari. Geniale, non extracomunitari ma stracomunitari, con un semplice gioco di parole ha ribaltato completamente un concetto. C’è però un problema: Kamal, per usare un eufemismo, ha qualche difficoltà con la lingua italiana. Per ovviare a questo piccolo inconveniente ricorre a me per tradurre i suoi pezzi dall’arabo all’italiano. Ora io effettivamente l’italiano lo parlo e lo scrivo decentemente. Ma tenere un blog non è una passeggiata. In più io so bene che Kamal non ha un centesimo e si aspetta che io faccia il lavoro gratis. Per me va anche bene, solo non voglio che mi si metta pressione. Lo farei a tempo perso, così, tanto per tenermi allenato con l’arabo. Invece lui è insistente e qualche volta è persino offensivo. Mi fa incazzare ad esempio quando tira fuori il fatto che è da tanti anni che sono in Italia e non ho combinato un tubo. Dice che se solo lui sapesse parlare l’italiano come me spaccherebbe il mondo in quattro. Dice che, non fosse per le sue lacune in italiano, avrebbe un sacco di idee e tutte brillanti. Lui sì che affronterebbe i veri problemi degli stranieri, altro che i cosiddetti scrittori migranti. Immancabilmente tira fuori di tasca un pezzo di carta tutto stropicciato, che ha scritto la notte prima perché non aveva sonno e manovra in modo che io glielo traduca lì su due piedi, tanto cosa vuoi che mi costi. Io dentro di me penso ma te guarda sto sfigato ma se proprio l’unico problema tuo è la lingua perché non te ne sei rimasto in Marocco tanto lì parlano tutti arabo e potresti stecchirli a tutti con la tua folgorante intelligenza e i tuoi scritti brillantissimi, che cazzo vieni a rompere qui in Italia? Ha un modo di fare che dà sui nervi: almeno ti gratificasse con qualche bella parola visto che di soldi non se ne parla. Invece niente. Tuttavia non riesco a dirgli di no. Un po’ perché mi piace il suo stile e un po’ perché penso ai miei primi anni in Italia, quando avevo le sue stesse difficoltà e finisce che m’intenerisco. Solo che io non rompevo i coglioni a nessuno. Questo qua chissà chi si crede di essere. Praticamente mi vorrebbe a sua disposizione 24 ore al giorno come suo traduttore ufficiale. Che pretese!
Inoltre pur non capendo un’acca della lingua di Dante ha sempre da ridire su come traduco. Ma falla te la traduzione, pezzo di un idiota, se sei cosi tanto bravo.
Il più delle volte, come dicevo prima, cedo. Prima però me lo lavoro per benino. E sì sono un po’ perfido. Godo come un riccio a vederlo completamente in mia balia. Anche se non gli dico mai di no me lo cucino per benino prima di accettare. La tiro per lunghe finché non sento un tono di sottomissione nella sua voce. Solo allora ci vediamo in qualche Bar per la traduzione. Di solito funziona così: gli dico di leggere ad alta voce il pezzo e intanto che lui lo fa io penso ai cazzi miei. Poi prendo io il foglio lo leggo e brontolo per la sua grafia incomprensibile. Poi chiedo spiegazioni su certe espressioni, il significato di alcune parole e prendo nota. Infine quando ho ben chiaro in mente come procedere con la traduzione gli dico che entro un paio di giorni sarà pronta. Lui lascia passare qualche giorno e mi chiama, ci vediamo nel solito Bar e si ricomincia tutto da capo. Però alla fine la traduzione gliela faccio sempre. Lui pretende che la traduzione sia sempre fedele all’originale. Io nemmeno spreco tempo a spiegargli che tradurre è sempre un po’ tradire.
Ora vi lascio ai suoi, come dice lui, post, perché nei blog non esistono pezzi o articoli ma solo post.

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Anno 8, Numero 35
March 2012

 

 

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