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a pranzo col senatore

karin helena vikström

La torre pendente ebbe uno strano effetto su di me e, come Giacomo giustamente mi fece notare dopo, tutti gli oggetti fotografati quel giorno pendevano, tranne la torre. Sarà stata una moderna variante della sindrome di Stendahl?

Pranzammo in una trattoria senza nome, c'era solo un cartello appeso alla porta con un cortese messaggio, tutto in maiuscole: ”NO PIZZA, NO CREDIT CARDS, NO PLASTIC MONEY”. Il cibo era squisito.

Al tavolo accanto al nostro, a godersi un pranzo abbondante c'era il senatore, ormai ex senatore, Mirto. Giacomo lo conosceva già dall'epoca dei suoi studi universitari, il senatore era anche professore di teoria della letteratura. Era un uomo basso, rotondo, dal viso rubicondo ornato da una folta barba di capra. Con il suo autoritario tono baritonale ci assicurava che un cuoco più abile dello chef della trattoria, il mondo non lo aveva ancora visto. “Certo, è uno stronzo e un rompipalle, ma in cucina non lo batte nessuno, è un vero artista, un virtuoso”.

Il senatore ci raccontava del passato dello chef, che aveva alle spalle una lunga storia nel settore della ristorazione, parlava di innumerevoli ristoranti di lusso, stelle nella Guide Michelin e menzioni ne Il Gambero rosso, però finiva quasi sempre con liti con tutti in generale, e con le autorità fiscali in particolare. Veloce chiusura dell'attività, partenza di fretta e realizzazione di una nuova impresa in un'altra città. Per il momento si accontentava con questa semplice trattoria in una città turistica con la speranza che i turisti non la trovassero o almeno non avessero il coraggio di entrare dopo aver letto quanto scritto sul cartello là fuori. Dopo un istante la persona in questione, il famoso cuoco, uscì per lamentarsi ad alta voce delle persone che cercavano di imbrogliarlo sul prezzo dei tartufi. Lui!

La parola tartufi ricordò al senatore una cena alla trattoria non tanto tempo prima, ”Mi sentivo così solo e triste e alla mia età non ci sono tanti altri piaceri tranne il cibo con cui consolarsi, allora chiesi al cuoco di sorprendermi con qualcosa semplice ma di straordinariamente buono. Mi portò una porzione di tartufo con sopra due uova, non delle uova qualsiasi, ma quelle fresche fresche, appena fatte. Era una sensazione quasi... religiosa. Dopo mi sentivo così felice e sereno, in armonia con tutto il mondo, come se tutti i miei problemi fossero spazzati via.” Mentre ci raccontava delle sue esperienze culinarie la sua voce diventò più chiara e mite e il viso, liscio e rosa come quello di un bambino, del tutto diverso dall’espressione che aveva quando iniziò a parlare di politica ”Io sono ancora comunista”, tuonava ”avete capito? nessun ”pentito” come quei vigliacchi rinnegati che non vogliono chiamarsi più così. Io sono uomo di parola, fedele ai miei ideali!” Mentre parlava il viso di nuovo divenne ancora paonazzo e si gonfiò come su quelli pesci palla che sanno gonfiarsi più volte la sua misura. Oppure quando parlava della sua vita... privata, assumeva un colore ancora più scuro, quasi viola. Abbassò la voce e si guardò intorno con cautela ”sono alla ricerca di una nuova abitazione, è necessario, per ragioni personali e MOLTO... complicate.” Tirò un profondo sospiro e si sgonfiava completamente e tornò rassegnato a dedicarsi al dessert.

Più tardi, camminando verso la stazione, Giacomo mi raccontò che in passato, il senatore era conosciuto come un vero donnaiolo, era stato sposato almeno un paio di volte e aveva diversi figli. L'ultimo matrimonio, che ovviamente stava per andare in fumo anch'esso, era con una donna molto più giovane di lui, nonché una delle sue ex studentesse. ”È strano, avrei potuto giurare che fosse alto e imponente, mi ricordo una volta, tanti anni fa, noi, un gruppo di studenti eravamo invitati a pranzo a casa sua e dopo aver mangiato lo vidi nel suo giardino, in canotta, o forse a torso nudo con quell'aria di potenza, in tutti i sensi della parola. Ma ovviamente era così lo percepivano anche le donne... allora.

Notai che Giacomo si guardava di sottecchi ogni volta che passavamo davanti a una vetrina, forse per assicurarsi che i suoi centoottantasette centimetri fossero ancora li?

Poi venne l’ora di prendere il treno e di tornare a casa.

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Anno 8, Numero 33
September 2011

 

 

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