El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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pap khouma

Premi letterari e scrittura migrante

Negli anni ’90, gli scrittori di origine straniera residenti in Italia avevano scarse possibilità di vedere pubblicati dagli editori italiani i loro racconti, romanzi, poesie. Da decenni, gli editori dei paesi dell’Europa occidentale, Portogallo, Svizzera, Olanda, Germania, Svezia, Francia e Inghilterra, pubblicano normalmente le opere di scrittori di origine africana o asiatica, che risiedono nei loro confini e scrivono nella lingua del paese ospitante.
L’editoria italiana traduceva volentieri, questi autori, affermati o esordienti, dall’olandese, portoghese, tedesco, svedese. E’ giusto aggiungere che in Italia si traducevano e si pubblicavano anche scrittori originari di tutti i continenti. Queste scelte sono molto positive. Ma risultava incomprensibile la propensione di non considerare gli autori di madre lingua straniera, che risiedevano in Italia e scrivevano in italiano.
Quest’atteggiamento aveva in un certo modo determinato la nascita di El-Ghibli, di altre riviste e associazioni a vocazione letteraria. Il nostro intento, l’abbiamo spesso ripetuto su questa pagina, era quello di accogliere le opere di questi autori, ma senza escludere gli scrittori italiani di nascita e di madrelingua e neppure gli autori di orizzonti geografici o linguistici lontani. L’impatto progressivo e positivo avuto da El-Ghibli sui lettori e sugli studiosi in Italia e all’estero, in una certa misura, aveva contribuito a mettere in discussione gli alibi evocati dall’editoria tradizionale: l’immaturità dei tempi o la carenza della opere presentate.

Ricordiamo per l’ennesima volta che in quell’ epoca nacquero delle piccole case editrici specializzate che hanno aperto le porte ai libri di parecchi scrittori italofoni e esplorato diversi temi: narrativa, saggi, fiabe e leggende, culture culinarie, gastronomia dei paesi d’origine.

L’editoria italiana segue da qualche anno i passi degli altri paesi europei e ha migliorato la sua attenzione nei confronti della letteratura italofona.
Tuttavia questi libri non occupano ancora spazi sufficienti e stabili nel cuore o nelle abitudini del lettore italiano. Ci sono tanti testi affascinanti, curati bene e spesso distribuiti correttamente nelle librerie. Cresce il numero di libri firmati dai figli dell’immigrazione, ragazzi cresciuti qui, spesso di madrelingua italiana, radicati nella cultura italiana e in quella della famiglia di origine.
Esistono altri mezzi di diffusione popolare: media, manifestazioni culturali, in cui lo scrittore della migrazione riesce con fatica a conquistare spazi per promuovere, valorizzare, dare il legittimo eco alla sua opera.

Cari lettori, El-Ghibli e la sua redazione non pretendono l’esclusività sulla letteratura italofona, semplicemente noi ne siamo parte integrante. Allora è nostro dovere preoccuparsi della sua diffusione e cercare di migliorarla, dei suoi impatti culturali, sociali, politici; e delle ricadute economiche.

Ho osservato, in maniera del tutto personale, che tanti giornali, radio, biblioteche, scuole o università e manifestazioni culturali promosse da enti pubblici o privati ospitano, ascoltano e cercano di dare impulso agli scrittori italofoni e alle loro opere. Non è poco.
Ma le popolari trasmissioni televisive della sera che si occupano, seppur in maniera diversa, anche di libri, sembrano ignorare l’esistenza degli scrittori italiani di origine straniera.
Per esempio: “Il tempo che fa”, di Fabio Fazio su Rai 3; “Parla con me”, di Serena Dandini su Rai 2; “Le invasioni Barbariche”, di Daria Bignardi sulla 7.
In queste trasmissioni, che sono di ottimo livello, il passaggio di scrittori italiani non “doc” è nullo. Gli illustri scrittori stranieri invitati arrivano direttamente dall’estero e scrivono e parlano in altre lingue. Quando c’era il “Maurizio Costanzo Show” su Canale 5, lo scrittore italofono vi trovava uno spazio utile.

Quest’osservazioni potrebbero valere anche per i premi letterari italiani di rilievo: Campiello, Bancarella, Strega. L’opera dello scrittore italiano non “doc” non viene in alcun modo considerata.
Il premio Bagutta è un caso a sé, perché già dal 1953, anno della sua nascita, ha premiato un tale Ernest Hemingway e di seguito tanti altri illustri scrittori stranieri, purché arrivino dall’estero.
Ci sono poche eccezioni, ne cito alcuni: Gëzim Hajdari, Premio Montale per la poesia inedita nel 1997; Igiaba Sciego, Premio Mondello 2011 con il libro “La mia casa è dove sono”, Rizzoli editore.
Dovrebbero essere superati i tempi in cui Campiello, Bancarella, Strega, Bagutta siano rivolti soltanto a scrittori italici o a scrittori stranieri che vivono all’estero. E’ evidente che la lingua italiana non è più parlata e scritta esclusivamente dal popolo italico. Le migrazioni umane hanno portato qui i figli di altri popoli che si sono impadroniti della lingua che fino l’altro ieri era dei figli di Dante.

Questi anacronismi sono stati superati da decenni da Francia, Inghilterra, Olanda, Germania, Svezia, Usa, Canada, Australia.
Per giudicare un libro, premiare un’opera poetica o teatrale ci si basa sull’uso della loro lingua. L’origine etnica o la nazionalità dello scrittore sono secondari o del tutto irrilevanti.
Sia chiaro, lo status di scrittore italiano di origine straniera non concede il diritto di essere invitato a una trasmissione letteraria o di ricevere un premio prestigioso. Ma il fatto è che ormai le loro opere entrano progressivamente a fare parte del patrimonio culturale italiano. Dunque, aprire loro degli spazi mediatici è un forte stimolo, un importante riconoscimento sociale, una forma d’integrazione reciproca. E’ una grande ricchezza culturale in quest’epoca travagliata dalla rapida e incontrollabile mobilità umana.

Osserviamo da vicino i premi letterari più ambiti del mondo *:

Nel 1921 il prestigioso Prix Goncourt – creato nel 1903 per premiare la migliore opera d’immaginazione in prosa pubblicata- fu assegnato a René Maran, francese nero e guyanese di origine africana, per il suo romanzo Batouala – Véritable roman négre.
Arieh Leïb Kacew, alias Emile Ajar, alias Romain Gary, ebreo immigrato a 13 anni in Francia con i genitori, fu l’unico scrittore a ricevere due volte le Prix Goncourt con Le radici del cielo, nel 1956 e La vita davanti a sé, nel 1975.
In periodi più recenti il Prix Goncourt è stato assegnato al marocchino Tahar Ben Jelloun (1987), Notte fatale; al libanese Amin Maalouf (1993), Col fucile del console d’Inghilterra; allo statunitense Jonathan Littell (2006), Le benevole; all’afgano Atiq Rahimi (2008), Syngué Sabor; a Marie N’Diaye di padre senegalese (2009), Tre donne forti. L’Ambasciatore italiano all’Unesco, Maurizio Serra ha vinto il Prix Goncourt della biografia 2011 per la sua opera Malaparte, vie et légendes.

Il Prix Renaudot nato nel 1926 è stato vinto nel 1958 da Edouard Glissant (Guadalupa), La lézarde; nel 1968: da Yambo Ouologuem (Mali) , Le Devoir de violence; nel 1988: da René Depestre (poeta haitiano), Hadriana dans tous mes reves; nel 2002 da Ahmadou Kourouma (Costa d’Avorio), Allah n’est pas obligé; nel 2006 da Alain Mabanckou (Congo Brazzaville), Mémoire d’un porc épic; nel 2008 da Tierno Monenembo (Giunea Conakry), Le Roi de Kahel;

Nel 2010 la Germania ha assegnato a Melinda Nadj Abonji, il prestigioso Deutscher Buchpreis per il suo romanzo Tauben fliegen auf. Lei è una scrittrice svizzera, i suoi genitori sono emigrati dalla ex Jugoslavia e appartengono a una minoranza ungherese. Le sue qualità letterarie e linguistiche, il tedesco, hanno determinato la scelta della giuria.

Il Man Booker Prize for Fiction, che dal 1968 premia il migliore romanzo dell’anno scritto in inglese da un cittadino del Commonwealth o dell’Irlanda è stato assegnato nel 1971 a VS Naipaul, figlio di migranti indiani; nel 1981 a Salman Rushdie, anglo indiano; nel 1989 a John Maxwel Coetzee, sudafricano; 1991 a Ben Okri, Nigeria; nel 1992 a Michael Ondaatje, canadese di origine singalese; nel 1997 a Arundhaty Roy, India; nel 2006 a Kiran Desai, India; 2008 a Aravind Adiga, India.

Il Pulitzer statunitense è stato assegnato nel 2000 all’indiano Jhumpa Lahiri, per L’interprete dei malanni; nel 2008 a Junot Diaz figlio nato a Santo Domingo ed emigrato con la sua famiglia all’età di sette anni nel New Jersey, per La breve favolosa vita di Oscar Wao.

Cari lettori, diamo il benvenuto ad Adrian Bravi, che da questo numero sarà membro del Comitato editoriale di El-Ghbli . Adrian Bravi è uno scrittore Italo-argentino, nato a Buenos Aires e vive in Italia da più di 20 anni. E’ autore di tanti romanzi pubblicati in Italia e all’estero.

In questo numero rendiamo omaggio alla scrittrice Agota Kristof, scrittrice di origine ungherese emigrata in Svizzera nel 1956, scomparsa nel Luglio scorso. Vi proponiamo questi autori, che si ringraziano per la loro collaborazione: Adriana Langtry, Shirin Fazel Ramzanali, Cheikh Tediane Gaye, Darien Levani, Karin Helena Vikström , Raffaella Bianchi, Monica Dini, Cisti Fornaio, Marilyn Chin, Rudyard Fearon, Avana Amadei, Raffaele Taddeo, Farid Adly, Karim Metref

Buona lettura
Pap Khouma

* Fonte Wikipedia

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Anno 8, Numero 33
September 2011

 

 

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