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Mi sono finta foglia e carcame di rospo
Novello ciottolo su Holmes Point Road
Per camuffare ciò che sentivo non riuscivo a diventare
Lasciai la terra natia ed iniziai la corsa
Librata coi crocidanti corvi nella precoce primavera
Sfiorai teste di tifa a punte tese
Scrutai acque vetrose dove la sabbia trova la palude
Nel muto lago in cima a un ceppo naufragato
Nottetempo scovai il mio spirito guida
Che raspava a riva accanto all’onde quiete
Ci sdraiammo a modulare un mesto canto
Il lago col fogliame sacro benedisse
sotto cori di grilli e un cielo fulgido di stelle
Trasalimmo al ricordo, quindi sospirammo
All’alba lasciai la mia ombra sola per il guado
e m’arenai nel solco da me fatto.
La nostra longevità si misura
In un pomeriggio di Novembre
Dopo miglia di steli di grano
E malinconici fattori
Su trattori rugginosi dietro noi
Resti di zucche a pezzi
Stanno squarciati e ambigui
Oltre il frullo di luce solare
Fra ossa di alberi
In salamoia di raggi eterni
Bolle d’aria sott’acqua
Incerte se gonfiarsi o
Affiorare a muso mesto
Sostenute da un corvo fedele
Sul ramo più alto d’un albero
Il cui occhio nero si contrae
A ogni folata di zefiro.
Lei anela annegare nel lago
I gigli raccolti intorno al volto
I soffici cirri del mattino
Spazzati via coi giorni ricusati
Esiste senza moto
Priva d’ogni slancio dei sensi
Sull’acqua
La morgana sbaraglia la realtà
Spenta in una nebbia di secondi
Trafitta dalle tife
Il suo corpo sfibrato esecra il
Buio e il tuono in lontananza
Anticipa il rigore della notte
Si muta in permeabile bersaglio
Una gazza corre sulla cresta d’un onda
Con brama guarda l’orizzonte