El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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allora

makhosazana (khosi) xaba

Stiamo per udire l’arcobaleno
sussurrarci in sette lingue
toccare e tenere il miraggio a quattro mani
assaporare musica affascinante, con le lingue intrecciate?

Stiamo per cancellare il discorso
odorare i pensieri dell’altro
inspirare ed espirare le parole dell’altro?

Stiamo davvero per nuotare in stile libero
per il giardino botanico
litigare il nettare con le api, il polline con le farfalle
strappare spine, respingere insetti?

Stiamo proprio per stenderci sul dorso
carne contro carne, fianco a fianco
sotto un miliardo di orchidee,
guardare ogni petalo galleggiare, leggero, lento, in giù
atterrando su di noi
fino a che i nostri corpi sono tutti coperti
avvolti da un profumo vellutato
fino a che il colore della nostra pelle si fonde
radioso in uno?

(traduzione di Paola Quazzo)

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parole

makhosazana (khosi) xaba

Ogni volta che tasto il polso
della mia esistenza,
sento la stretta
della mia persistenza
contro la natura testarda
della mia resistenza
al pugno martellante
della loro insistenza,
le parole mi trasmettono
un rullio di salvezza.

(traduzione di Paola Quazzo)

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il silenzio di una vita

makhosazana (khosi) xaba

A sette anni fu violentata
dallo zio
nel cuore della notte
sotto un tavolo
nella cucina-sala da pranzo
nelle loro quattro stanze
dove vivevano in undici
nella township.
Tutti gli altri dormivano
in ogni spazio libero del pavimento.
Smorzò le sue grida
mentre il pene la soffocava.
Lui continuava a sussurrarle:
«Non dirlo a nessuno».

A quindici anni fu violentata in gruppo
da quattro compagni di classe
in pieno giorno
su un banco
in classe
a scuola
dove un migliaio di loro studiava.
Tutti gli altri erano nel loro angoletto
nel cortile della scuola.
Gridò forte.
Ciascun ragazzo smorzò le sue grida con un pugno.
Stordita dal dolore, continuava a sentirli:
«Non crederti tanto intelligente».

A diciotto anni fu violentata a un appuntamento
dal suo primo ragazzo
poco prima delle dieci di sera
su un marciapiede di cemento
dietro al salone del cinema
in una città dove milioni di abitanti respirano e passeggiano.
Tutti gli altri avevano delle commissioni importanti
per strada, agli angoli della città.
Gridò in silenzio
mentre si chiedeva ossessivamente
che cosa all’improvviso era andato storto
con il suo primo vero ragazzo,
mentre lui continuava a dire:
«Dimostrami che mi ami».

A ventisei anni sposata fu violentata
dal marito
alle sei del mattino
nel letto matrimoniale
mentre allattava il figlio al seno
in casa
dove nessuno avrebbe chiesto perché.
Tutti gli altri si facevano i fatti loro,
qualunque fossero a quell’ora del giorno.
Inghiottì per smorzare la rabbia
mentre il bambino inghiottiva il latte materno.
Lo sentì dire, ad un certo punto:
«Sei mia moglie, no?»

A quarantacinque anni fu violentata
da due colleghi
un pomeriggio di un weekend di sole
nel suo appartamento,
nel suo salotto,
dove chiunque entrava
lo faceva su suo invito.
Il lavoro era concluso,
la relazione scritta,
quando i colleghi la presero all’improvviso.
Tutti gli altri si facevano i fatti loro
come sempre il pomeriggio del weekend.
Le sue grida non furono sentite.
I colleghi avevano alzato lo stereo a tutto volume.
Ogni volta che si davano il cambio, ciascuno mormorava:
«E adesso, chi è il capo?
Questa riunione è molto meglio
di quella in ufficio, eh, dolcezza?»

A sessant’anni fu violentata
dal vicino che conosceva molto bene
una umida domenica mattina
di ritorno dalla chiesa,
in mezzo ai campi di mais
che tutti percorrono
ogni giorno dell’anno
in questa piccola comunità,
in questo minuscolo villaggio
dove gli abitanti vivono in pacifica armonia.
Ognuno si stava facendo i fatti suoi,
qualunque cosa fosse in una piovosa domenica mattina.
Non poté neppure gridare
perché lo shock di quanto stava accadendo la stordiva.
Continuava a dirsi che stava sognando
anche se sapeva di sentire bene
quando lui continuava a dire:
«Quand’è l’ultima volta che te lo sei preso, vecchia?
Goditelo.
Nessun altro vuole una vecchia scarpa come te».

(traduzione di Paola Quazzo)

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Anno 7, Numero 31
March 2011

 

 

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