Nota biografica | Versione lettura |
1.
Planare lo sguardo perenne in cerca
e i colori
non bastano le linee curve
la velocità dei pensieri inghiottiti
luci nel buio
pesto di un mondo prima
e prima ancora.
2.
Quell’onda di mare biondo
L’ho vista solo per un attimo
Da ladra vissuta di corsa.
Girovaga curva del mio tempo
Quello -scoppio- bagnato nel cielo basso
confuso con l’acqua morbida e lo svettare
– filari carboni struggenti di minacciosi cipressi –
Quell’attimo di onda eterna visse a cavallo di un baleno
persa tra colori di luce stirati a migliaia
frammisti di tegole, brevi giardini fiori carnosi.
Eccola ancora – lamella dei tuoi occhi –
salta dall’ombra grassa e ferma
taglia e spia l’orizzonte di un pianeta
irraggiungibile terreno tuo e mio
3.
Piantana svettante sei apparso come ogni giorno.
Con leggero movimento indietreggiavi
provavi a spazzar via le foglie
con lo sguardo via l’ ultima bassa luce tremolante
– d’improvviso il tuo salto diagonale tra le ombre –
spensierato tra le foglie ondeggiate d’autunno
e ridevi – ridevi alzavi le mani schioccavi le dita
e i polsi la nuca le braccia aperte chiamavano.
Isolato negli occhi asciutti fissavi il ricordo primaverile.
Instabile luminoso ricordo di spensierate ginestre gialle.
4.
Ascolta come
la curiosa gioia instabile non si placava mai
anzi nascosta a traboccar versava vino rosso
in superficie
il cielo sbilanciato strusciava le risa sulla crosta
garganella
srotolava lenta la curva di un orizzonte viola
pigliava la linea madre
e con la figlia virgulto scapigliato correva
risalendo il fiume in piena e
il verde flessibile germoglio di vecchia vigna
convinto andava a caccia del centro alla cieca
– giocava con la luce appesa – pigliava allora
stirato nel cielo solitario il giorno dalla vita.
5.
Ho tanta fame di casa
dove frammenti sorrisi enigmatici corrono
appesi con corde di luce lamella
volano in brigata sfinge cavalli falene giganti.
Ho tanta fame delle vostre case metastasi di vita
dove due piante ieratiche scure solitarie mi aspettano
– in fondo tavolo comò e sedie lievitano voci
passi svelti sventolii di risa giovani invisibili –.
Mi aspettano i bauli che non partono
i sofà verde lisi rimasti solitari,
tende tirate in fretta e le mani di lei che solo sfiorano.
Lasciate che sia io a scegliere la penombra
fruscio ansimante di lenzuola bianche
ciabattare di caviglie secche lento e cauto.
In alto il pendolo col suo andirivieni gli specchi ironici
seguono l’insensato mio cercare
i tacchi che girano, le mani che porte spalancano,
fissano occhi prima di pronunciare il nome che brucia l’anima.
6.
Indifferenti
bellezze specchiate scrutano un altro cortile
appollaiata luce gravida di becchi gialli
aspetta un'altra primavera e restano immobili
senza guardarci indifferenti intrecci sorvolati di dita morbide
– umide di tanta gioia – festino degli anni promessi.
7.
Era ancora notte
la testa allungava su sogni miscelati
la bocca desiderava – al di là del velo –
chiedeva alle viscere incerte e
alla sedia rotta che aspettava in basso
delle cerase appese
senza cielo in fila agli scaffali
rosse sciroppate
e le mani tastavano il buio nell’andatura
lenta e incerta.
8.
Dallo spacco di un piano sequenza
i gigli slittano l’immagine
spuntano decisi in un grumo di terra
– viaggiano in alto nel cielo smisurato –
arrampicata felicità del breve orizzonte
perla di gioia accecata.
9.
Nella luna le ho viste, mi pare,
girovaghe allontanandosi ferire ridendo,
mi pare, scorrevano in fila e
nel loro passare fulmineo sono rimasti gli alberi
sole sagome con foglie tremule e tenero agitarsi
viaggiavano ripetendo agli occhi turgidi della primavera
quel che da sempre scorre inconsapevole.
Erano loro, mi pare, o solo fogli di devota densa corteccia?
10.
Ho sentito
solo io e te che ancora non c’eri
io la sentinella con la mano alzata
contro luce avvistare l’albero di mezzana
della tua nave.
11.
– senti
resta sui miei battiti melodie aritmie memorie
cucite sulla pelle bianca e morbida tua
di sogni miei liquidi sperduti nei pochi attimi
della vita non tua non mia
12.
L’acqua dolce e quella salata ti piaceva
nuotare da impazzire ti piaceva e la testa
con i pensieri liberi reti sparpagliate tiravi felice
pesci meduse libellule ti stregavi
sorpreso della vita ignaro ti ubriacavi.