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intervista a salah methnani

salah methnani

Sono passati vent'anni dalla pubblicazione dei primi libri della cosiddetta letteratura della migrazione. Alcuni di voi hanno contribuito alla sua nascita e altri alla sua diffusione in Italia e all’estero. Che bilancio si può fare? Questa letteratura è conosciuta? C'è attenzione su di essa oppure è ancora una sconosciuta?

Il bilancio di questa cosi detta letteratura della migrazione in lingua italiana è magro a mio avviso. E’ una letteratura conosciuta agli addetti ai lavori e soprattutto agli studenti che devono portare all'esame alcuni di questi testi. L’attenzione ci sarebbe se ci fossero politiche editoriali diverse, non legate alla cronaca, al sensazionalismi e alle mere operazioni di marketing che ogni tanto vengono fuori per dimostrare quanto l’Italia sia buona nei confronti dei suoi immigrati.

La produzione letteraria degli autori migranti ( prosa, poesia) ha avuto una funzione culturale nella società italiana?

Credo che la produzione letteraria degli autori immigrati abbia avuto una funzione culturale nella società italiana. Non ci sono dubbi. Ha allargato la visione di chi è entrato in contatto con questa produzione. E il numero è molto ridotto. Ma l’impronta c’è e crescerà in futuro. Va lodato il lavoro che si fa nelle università per far conoscere questo tipo di produzione letteraria. Di sicuro è una produzione di transito che porterà inevitabilmente ad un nuovo genere di letteratura e di conseguenza avrà un ruolo culturale ancora più importante nella società.

La letteratura della migrazione italiana ha avuto qualche influenza nella produzione letteraria degli autoctoni?

Dal momento che la produzione letteraria della migrazione è stata sicuramente influenzata da quella autoctona, possiamo dedurre che anche ilprocesso inverso sia stato compiuto. Non c'è stata forse un'influenza dal punto di vista linguistico; ma dal punto di vista dei contenuti. Alcuni autori italiani che hanno avuto accesso alla produzione letteraria della migrazione hanno cominciato ad introdurre nuovi personaggi, e nuove trame legati da vicino o da lontano alle tematiche della migrazione. E' un processo che è stato già sperimentato in passato, con Pasolini per esempio, ma sta che ora crescendo ancora di più, se non nei romanzi almeno nei racconti.

E' ancora importante mantenere la denominazione di letteratura della migrazione, oppure questa stagione è ormai superata e secondo voi sono emersi scrittori che si cimentano alla pari con scrittori autoctoni o meglio dire di origine italiana?

Credo che sia giunto il momento di considerare questo tipo di produzione una parte integrante della letteratura italiana tout court. Bisogna pero’ superare le barriere che hanno eretto le grandi case di produzione letteraria in Italia. E credo che ci si arriverà con la creazione di nuove case editrici gestite da nuovi italiani, e con l’abbattimento dei costi di distribuzione.

Che funzione ha avuto la piccola e grande editoria nello sviluppo e diffusione della letteratura della migrazione?

Le piccole cercano nuovi autori per emergere, i grandi pubblicano quello che fa notizia in modo sporadico. Ed è qui che sbagliano. Purtroppo produrre idee, cultura opere letterarie è diventato un business, che a volte richiede anche delle raccomandazioni. Questo non aiuta a far fiorire una nuova letteratura italiana in grado di imporsi, nonostante i limiti della diffusione della lingua italiana nel mondo, ad un pubblico più ampio, globale.

E' pronta l'editoria a compiere questa funzione?

Non so se l’editoria italiana è pronta a svolgere questa funzione, tante cose non funzionano in Italia e la gente oggi pensa allo stomaco prima di pensare al sapere. E’ il risultato di una politica sciagurata che ha marginalizzato la cultura. Ne è un esempio lampante il fatto che in Italia non ci sono intellettuali in grado di opporsi al pensiero unico dominante che si sta affermando nel bel paese. Ognuno è occupato a risolvere i propri problemi. Non ci sono più luoghi in cui si discute serenamente su argomenti di interesse sociale o culturale. Si fanno solo le conferenze dei comuni e dei parlamentari per vendere fumo. Bisogna fare tabula rasa degli schemi attuali e partire da zero con nuovi politiche editoriali.

Ci sono stati apporti culturali letterari non presenti nella letteratura italiana forniti dagli scrittori della letteratura della migrazione?

Bisogna prima definire cosa si intende per “elementi culturali letterari” di un paese. La letteratura a mio avviso è un bene universale. Di conseguenza la letteratura di un paese non puo’ non essere arricchita culturalmente dal contributo di scrittori che vengono da fuori e che scrivono in italiano.

Il linguaggio della letteratura della migrazione è stato in qualche modo particolare? Ha segnato dei mutamenti nel linguaggio letterario italiano?

Credo che il linguaggio letterario non dipende esclusivamente dalle origini dello scrittore. C’è un concorso di elementi uno fra tutti “l’aria del tempo”. Il linguaggio letterario si colora in base alle condizioni politiche, economiche e culturali di un paese. Di sicuro lo scrittore di origine straniera ha introdotto negli ultimi vent’anni nuovi elementi nel linguaggio letterario italiano.

Come mai la produzione di donne di origine straniera è così copiosa?

Bella domanda. Ma il quesito a mio avviso va posto diversamente. Perché si tende a frazionare la produzione letteraria della migrazione, non sarà un vizio forse occidentale? Nel nome dell’uguaglianza tra uomo e donna bisogna sempre vedere le cose o al maschile o al femminile!!! Credo che una produzione letteraria, indipendentemente dal sesso e dal genere, si fa solo quando si ha una buona preparazione culturale e linguistica. L’estro è indispensabile ma non basta. Se una donna è brava allora potrà produrre testi letterari , se non lo è dovrebbe fare altro. Idem per il genere maschile.

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Anno 7, Numero 30
December 2010

 

 

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