Nota biografica | Versione lettura |
E’ la penombra dei bambini sulla terra sgranata
è la lingua gonfiata
sacra
di una vacca ingioiellata di mosche
sono le iridi affamate
di madri dai seni svuotati dai morsi.
Donne
dai capelli di marmo intrecciato notturno
dalle unghie pallide e aguzze
dai sessi cuciti
dalle voci di uccello
che fugge
che resta
seduto su schiene
ad aspettare lo sputo
che perde un cammello.
È l’elemosina
sempre in ritardo
che si perde la festa
di tamburi serali
a bruciare la sete
di maschi dai neri
incantevoli cuori
dai denti d’avorio
o di neve
o di nebbia che sale.
È il leone
che bacia la bocca
alla vacca
preziosa
lei sola
d’Africa vera regina.
Si prostrano impeccabili i convertiti più grassi
ubbidienti all’ultimo apostolo in crociata.
Il potere di dio minaccia le madri e i padri
Che sia moltiplicazione della carne!
benedice i loro figli agghindati con carta moschicida
contempla future cattedrali
dentro una fata morgana organizzata per la festa
si ammira il passo ad angolo ottuso
lamentando caldo e già sete.
Predica senza pudore agli ammalati di morire nell’amore
contagiandolo fino all’estinzione della razza
Nel nome del mio dio
quale miglior furba strategia
senza profumo di gas per sterminare i non ariani?
Un intero popolo ha ruggito in lontananza,
piccoli fantocci nivei con piedi imporporati
spilloni piantati negli occhi indottrinati
giacciono nei tronchi cavi dei baobab del paradiso terrestre
Preservati papa da una maledizione d’Africa