El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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parole d’amore scritte a macchina

muin masri

Patria, siamo senza terra.
Casa, è una vecchia valigia da viaggio,
piena di umiltà, speranza e voglia di vivere.
Identità, siamo nessuno,
immigrati, con la pelle bruciata dal sole,
su un gommone senza storie,
danza sulle onde, come piume,
aspettando la costa o la tempesta,
poca differenza,
scappando da e verso la morte,
il silenzio ha la voce triste,
dei nostri cupi pensieri:
madre, perché mi hai fatto nascere,
in questo mondo senza inizio né fine,
padre, perché hai perso tutte le guerre,
lasciandomi ostaggio del mio destino,
senza volto né nome,
solo un numero clandestino insignificante.
In mezzo a questo mare,
vorrei gridare al cielo di mille colori,
prima che arrivi la notte,
nera, scura senza sogni,
Dio, cosa ho fatto di male!?
Manca però la voce,
me l’hanno rubata a qualche frontiera.
Vorrei guardare l’infinito orizzonte,
sperando in qualche luce.
Non posso,
ho lasciato gli occhi fissi sui miei fratelli,
sullo sfondo il vecchio albero di olive,
dove abbiamo scritto i nostri, veri, nomi,
la sua ombra ci proteggeva come una madre,
l’ho abbracciato prima di partire,
mi è sembrato di sentirlo piangere,
forse perché siamo uguali,
vogliamo solo vivere in pace.

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Anno 6, Numero 25
September 2009

 

 

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