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argonauti africani

sarah zuhra lukanić

Il vento è ostile e la salsedine si spalma sulle mie ferite sbarrate. Di continuo. Ho la gola secca per lo strepitare. Trattengo gli occhi chiusi per non guardare le piaghe dei miei compagni. Altri sciagurati. Noi. Argonauti Africani. Poi, a un certo punto del viaggio, ho perso i sensi. Le onde sbattono con insistenza sulla nostra misera Argos. Ci ricordano che c’è della vita da qualche parte della costa. I colpi che picchiano sulla poppa assomigliano al suono dei tamtam. La musica lontana e famigliare del mio paese, saccheggiato dal deserto e dai kalashnikov. La melodia di quelle onde porta la nenia del mio villaggio. Una sosta per i miei nipoti. Ragazzi soldato. Alcuni di loro sono riuscito a trascinali con me. Se non rimangono ingoiati da queste acque maledette, si salveranno di sicuro dalla fine del funesto ventre della guerra. Sento il ritmo del tamburo nella mia mente, oramai priva di qualsiasi sensazione. Un bagliore forte e violento mi ha fatto capire che abbiamo raggiunto la terra ferma. La lampada del militare mi ha quasi accecato, tanto che a un certo punto ho pensato di essere giunto alle porte dell’Inferno. Ma c’eravamo dentro di già.

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choukri come giasone

sarah zuhra lukanić

Il mio nome è Choukri e la a mia nave si chiama Argo.
Come quella del temerario Giasone.
Siamo partiti con le mani incollate sui nostri tamburi africani.
E con i piedi sommersi nella sabbia del deserto.
Raccolti sotto le stive arrugginite e nauseabonde
Come sarde messe sotto il sale grosso.
Un destino da clandestino. Il mio.
Le anime nostre avevano la sete della speranza del vento.
Che tirava dal Nord.
La cattiva tempesta ci scagliò contro i macigni della costa libica.
Un deserto villano e feroce.
Il mio nome è Choukri e la mia nave si chiama Argo.
La dea Libia non mi sorse in sogno come fece a Giasone.
In quel paese arido e inospitale ci frantumarono i nostri tamburi africani.
Rimasero sparpagliati in mille pezzi e sparsi su quella terra maledetta.
Le anime nostre rimasero depredate della dignità.
Che regnava nel Nord.
Un destino da clandestino. Il mio.
Il mio nome è Choukri e la mia nave si chiamava Argo.
Proprio come quella dell’eroico Giasone.
La sua nave finì onorata e cantata.
La mia nave ultimò il suo viaggio nel cimitero delle scialuppe su Lampedusa.
Che destino da clandestino. Il mio.

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Anno 6, Numero 25
September 2009

 

 

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