El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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pap khouma

Respingimenti e complici silenzi.

Cari lettori,

mentre si celebra quest’anno il 50° anniversario della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, l’attuale governo italiano si è glorificato di aver iniziato a respingere verso la Libia di Gheddafi i barconi di uomini, donne, bambini africani che tentano di fuggire da guerre, fame, dittature. L’Italia è firmataria della Carta di della Convenzione Europea e dei trattati dell’Onu che garantiscono la dignità e l’integrità dell’essere umano.

La Libia è la Guantanamo dei migranti africani. I diritti più elementari di questi disperati non saranno rispettati dagli aguzzini del dittatore Colonnello Gheddafi. Immigrati, che sono riusciti malgrado tutto ad approdare in Europa, affermano di essere stati incarcerati senza processo, torturati, sodomizzati, schiavizzati. Delle donne raccontano di essere state stuprate sotto gli occhi dei propri compagni.
L’Italia ha commesso una grave violazione ai propri principi. Che governo è, quello che non rispetta gli accordi internazionali contraddistinti dal proprio paese per poter calpestare l’integrità di esseri umani molto deboli nello scopo di trionfare alle elezioni? Il consenso degli elettori può giustificare qualunque atto di chi è al potere ed è pronto a tutto per conservarlo?
E’ un "do ut des" dell’istinto? Realizzo i tuoi desideri, compreso l’odio del diverso, e tu elettore italiano mi voti! Consenso non significa ragione. Adolf Hitler aveva il consenso della maggioranza dei tedeschi quando decise di sterminare ebrei, zingari, omosessuali, neri, sindacalisti, comunisti! Mussolini pure, quando impose il fascismo, ratificò le leggi razziali e implicò l’Italia in una guerra calamitosa. Nel 2003, George W. Bush aveva un ampio consenso dei suoi cittadini, della stampa domestica e internazionale, dei poteri forti statunitensi e dei governi di mezzo mondo quando dichiarò guerra all’Iraq.
"Après moi le déluge", hanno detto tanti potenti. Cioè dopo di me può persino iniziare il diluvio universale. Hitler ha distrutto l’Europa e si è suicidato lasciando la nazione tedesca subire per decenni delle umiliazioni peggio del diluvio biblico. Gorge W. Bush, ha distrutto l’Iraq, paese con una civiltà plurimillenaria e ha lasciato gli Stati Uniti d’America e il mondo intero nella più grave sciagura finanziaria ed economica della storia.
La destra e gran parte degli esponenti della sinistra del nostro paese, l’Italia, sembrano attualmente coalizzate per rendere infernale l’esistenza degli immigrati. I ripetuti richiami al buon senso della chiesa cattolica e le proteste di qualche associazione di volontari non cambiano nulla.
Non era difficile qualche anno fa sentire alcuni famosi scrittori, artisti, intellettuali, cantanti e addirittura politici italiani definirsi pubblicamente: cittadini del mondo. Essere un cittadino del mondo comporta degli obblighi morali e un prezzo da pagare. In questo momento, gli stessi tacciono. Chi tra di loro – tranne Amos Luzzatto, ex presidente delle Comunità ebraiche, Erri De Luca - e altri due o tre - ha osato manifestare pubblicamente la sua indignazione contro le recenti leggi approvate per massacrare la vita di donne, bambini e uomini immigrati?
Chi tace accconsente? Serge Bilè, saggista franco-ivoriano, nel libro, “Noirs dans les camps nazis”, 147 p. Serpent à Plumes 2005 – rievoca l’inferno dei primi campi di concentramento esperimentati in Namibia. Tutto ebbe inizio nel 1884, durante la conferenza di Berlino che sanciva a tavolino la spartizione dell’Africa da parte delle potenze europee. Il cancelliere Otto von Bismarck nominò governatore civile della nuova colonia tedesca Heinrich Goering, padre del noto Hermann Goering, futuro gerarca nazista. “Usò metodi drastici : spostamenti di popolazioni che venivano segregate nelle riserve razziali appositamente create. Schiavitù. Esecuzioni sommarie dei recalcitranti e sequestro di terre e di bestiame”. Si svolse nel silenzio generale europeo. Gli herero popolo di pastori, si ribellarono l’11 gennaio 1904. E il nuovo Comandante capo della Namibia, generale Lothar von Trotha lanciò un ordine di esterminazione: vernichtungs-befehl. “Tutti gli herero devono abbandonare il paese. Ogni herero presente all’interno dei confini tedesche (namibiane), con o senza armi, sarà abbattuto. Non accetto né donne né bambini. Saranno tutti fucilati…” In pochi mesi, sessantamila herero, 80% della popolazione, furono uccisi. I sopravvissuti vengono respinti nel deserto dove morirono di stenti, di fame e di seta. I boia si glorificarono. Dalla Germania si fecero sentire delle voci, che finalmente si erano accorte che il massacro degli herero sottraeva alla colonia… la mano d’opera. E l’ordine di von Trotha fu abolito. I superstiti, quasi tutte donne furono fatti prigionieri e raggruppati in campi recintati da filo spinato che i tedeschi chiamavano già konzentrationslager: campi di concentramento. Questo termine, scrive sempre Serge Bilé, è stato usato la prima volta in un telegramma della cancelleria in data del 14 gennaio 1904. Gli herero furono marchiati dalle lettere GH, gefangener herero, cioè herero catturato. Un testimone inglese Hendrik Frazer, raconta: “Quando sono entrato a Swakopmund, ho visto le donne herero lavorare come gli uomini. Dovevano spingere delle carriole piene su distanze di dieci chilometri. Le donne che non volevano lavorare venivano, stuprate, frustate o finite a colpi di scuri…” I prigionieri diventarono cavie e subirono sperimentazioni antropologiche, scientifici e medicali. Il genetista razziale Eugen Fisher si mise ad aprire corpi e crani degli herero impiccati o fucilati. Mandò dei cadaveri in alcuni università tedesche per condividere le sue sperimentazioni. Con l’avvento di Hitler e del nazismo, Eugen Fisher collaborò con gli SS. Ebbe come assistente un certo Josef Mengele. Insieme applicarono su larga scala tutto ciò che avevano imparato e esperimento impunemente in Namibia. Qualche anno più tardi, nel 1938, l’applicazione delle leggi razziali contro gli ebrei voluta dal regime fascista, la loro cacciata dalle scuole e dalle università - uno dei suoi tanti aspetti malvagi - fu caratterizzato da altrettanto silenzio e dalle compromissioni del mondo accademico.
Lo ricorda il libro di Francesca Pellinie Ilaria Pavan La doppia epurazione. L’università di Pisa e le leggi razziali tra guerra e dopoguerra, Il Mulino 2009, p. 257
Questa la recensione apparsa sul sito www.ibs.it: “La doppia epurazione cui fa riferimento il titolo del volume allude sia all'espulsione di docenti e studenti ebrei dall'università italiana, sia al loro difficoltoso, contrastato, se non impossibile, reinserimento nell'accademia italiana dopo la fine della persecuzione razziale e della guerra. Una faticosa reintegrazione che si concretizzò, in molti casi, in una sorta di nuova, definitiva, epurazione. Attraverso il caso dell'ateneo pisano il volume analizza in concreto l'applicazione della legislazione antisemita e le sue drammatiche conseguenze, nonché le reazioni, le compromissioni e i molti silenzi acquiescenti che caratterizzarono il mondo dell'università prima, durante e dopo la persecuzione antiebraica”.

In questo momento El-Ghibli, rivista della letteratura della migrazione, non deve tacere!

Cittadini del mondo!
L'intellettuale francese di origine algerina, Jean Daniel Bensaid, scriveva sul quotidiano italiano “La Repubblica” del 25 aprile 1993. "Siamo cittadini del mondo. Ma questo ci fa paura. Perché? Siamo cittadini del mondo. E' un cambiamento importante, considerevole anche per coloro che non ne prendono coscienza...
Siamo cittadini del mondo prima di tutto perché abbiamo cessato di considerarci il centro dell'universo. Viaggiando nello spazio, abbiamo contemplato il nostro pianeta, con tenerezza e disincanto. Siamo i minuscoli cittadini di una Terra minuscola che chiamiamo il nostro mondo. Questo ridimensiona la nostra importanza. Ma ci lega di più al nostro pianeta e dovrebbe farci relativizzare i nostri clan e le nostre difese. Siamo cittadini del mondo anche e soprattutto per ragioni evidenti sul piano della comunicazione...
Ognuno è divenuto il vicino o il prossimo dell'uomo più lontano di questa terra. Non soltanto perché può andarlo a trovare, ma essenzialmente perché ognuno, restando a casa propria, può essere informato di ciò che succede nelle più lontane contrade. Il sentimento di distanza sta per scomparire. Sta per nascere in sua vece il sentimento di interdipendenza... Viviamo nel secolo della mobilità individuale, delle deportazioni di massa, della "purificazione etnica", della confusione delle culture e della babelizzazione delle lingue. Se una volta si diceva: "Bisogna che ognuno resti al proprio posto", oggi ci accorgiamo che non c'è più posto per tutti e che, di conseguenza, il posto di ognuno è dappertutto. E questo spiega l'anticosmopolitismo, le reazioni xenofobe e la paura razzista…”

Quando l’autorevole giornalista Jean Daniel Bensaid, scriveva queste righe, forse pochi si immaginavano l’attuale diffusione planetaria di internet e dei suoi derivati: telefoni cellulari, computer, email, blog, siti, riviste on line, sms, mms, ipod, you tube, face book, skype, video conferenze domestiche. Questi incantesimi informatici, tascabili e ogni giorno più efficienti, hanno ridotto ancora di più il sentimento di distanza e di tempo, hanno velocizzato il sentimento di interdipendenza ma anche innalzato le nostre barriere istintive: nazionalismo, egoismo, etnocentrismo, razzismo.

L’essere umano si è sempre ingegnato per concretizzare i suoi desideri nobili o mostruosi e migliorare prima di tutto la propria esistenza.
Da quando si spostava a piedi o a cavallo, ancora prima dell’invenzione del battello, ancora prima dell’invenzione della ruota, ancora prima di Icaro, aveva sognato di mettere le ali per volare e migrare come gli uccelli. Dopo secoli di velleità, ci è riuscito! Ha iniziato a volare da un campo di grano allo steccato, con degli strumenti rudimentali . Da una città a un’altra. Da un paese a un altro e poi da un continente a un altro, con un aereo. Ha girato attorno alla Terra, con una navicella spaziale. Ha messo piede sulla Luna. E’ volato dalla Terra a Marte. Sogna di mettere casa su Luna, Marte o Plutone. Prima o poi ci riuscirà! Chissà quando concretizzerà un altro sogno proibito: il teletrasporto.
Paradossalmente sembra che più gli esseri umani si avvicinino e naturalmente i loro usi e costumi si assimilino, più si odino. E l’Italia non fa eccezione!

Pap Khouma

P.S. Siamo lieti di annunciare che è uscito per i tipi "CARTA" il libro Le parole nel vento - Testi migranti pubblicati dalla rivista el-ghibli . Il volume raccoglie parte dei testi pubblicati negli ultimi 5 anni dalla nostra rivista. Si ringraziano gli autori per l'autorizzazione alla pubblicazione dei loro scritti e per la disponibilità dimostrata.
Un particolare ringraziamento va fatto alla Amministrazione Provinciale di Milano, che ha reso possibile questa iniziativa.
El-ghibli vedrà di promuovere con opportuni incontri nei prossimi mesi questa pubblicazione.

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Anno 6, Numero 24
June 2009

 

 

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