Nota biografica | Versione lettura |
Ho atteso tutta la vita questo momento.
Se si è pazienti, i desideri prima o poi si realizzano, anche se a volte, come nel mio caso, si deve attendere tutta una vita.
Quante volte, nell’esistenza, corriamo affannati per raggiungere qualcosa: il tram, il turno in una fila, il primo appuntamento con una bella ragazza… Corriamo per arrivare puntuali al lavoro, a scuola o al colloquio per un posto ottenuto grazie ai nostri meriti o a buone conoscenze. Corriamo contro il tempo anche se sappiamo in anticipo che si tratta di una gara impari. E quando infine arriviamo disperati al nostro obiettivo, la maggior parte delle volte ormai abbastanza stanchi, scopriamo che non c’è poi tanto piacere in ciò che tanto cercavamo e non sappiamo neppure dire a noi stessi perché diavolo correvamo tanto.
Rifletto e penso ai momenti felici della mia vita, che sono tanti, oggi lo so; ma allora non mi rendevo conto che enorme fortuna fosse vivere certe emozioni, lasciare scorrere il tempo conversando con gli amici, rimirare il tramonto perso nelle braccia della mia amata o passeggiare scalzo per spiagge di soffice arena dorata. Ma sempre, anche nei momenti di solitudine, ho avuto per compagna un’idea fissa, quasi un’ossessione: realizzare un viaggio interplanetario. Quando ero giovane, infatti, ero solito deliziarmi per ore nell'osservare il cielo di notte. Cominciavano allora i primi viaggi di questo tipo, avevo sedici anni e sapevo che avrei dovuto lavorare duro e risparmiare chissà quanto per poter tentare di realizzare il mio sogno; ma già immaginavo il razzo interplanetario che lanciava lingue di fuoco al decollo e mi pareva di vederlo possente balzare verso lo spazio intagliando il cielo con la sua scia.
Ho perseguito sempre quest’idea del viaggio, abbastanza comune oggi che molte persone sogliono recarsi in posti remoti, ma per me era differente: era il mio Viaggio! Ho vissuto ossessionato da quest’idea fino quasi alla demenza, ed eccomi, finalmente oggi ci sono vicino. Non mi è neppure mai importato granché che le distanze tra i continenti si siano via via accorciate grazie alla stupefacente velocità dei nuovi mezzi di trasporto, né degli inviti promozionali per andare ovunque, né tantomeno di sentire viaggiatori parlare di usi e costumi tanto diversi eppure similari in tutti i luoghi visitati. Perfino mia madre, nei suoi ultimi anni di vita, ha potuto incontrare assiduamente i suoi parenti in America Latina, e adorava il Grande Sotterraneo che attraversa l’oceano e che in pochi minuti era in grado di trasportarla alla terra dei suoi antenati. Ma non per me, in cambio. Col passare degli anni infatti, più si facilitava la possibilità di spostamento da un paese all’altro e meno desideravo non solo uscire dalla piccola cittadina dove vivevo, ma quasi muovermi dal mio quartiere. Cosa mai mi era successo? Forse il mio animo sensibile e orgoglioso non poteva più sopportare l’umana infamia dei miei simili? Il genio e il demonio convivono a volte nelle stesse sembianze, mi sono detto spesso ma senza essere convincente, e la mia gran fortuna è in fondo di essere arrivato alla vecchiaia sano e salvo, indenne dal commettere atti nefasti. Ho amato, corrisposto, appassionatamente; ho cercato di dire solo il necessario omettendo il superfluo, facendo sempre conoscere ciò che sapevo a quanti me lo richiedevano, e ho perseguito sempre l’essere onesto e coerente con me stesso e con gli altri in sintonia col mio modo di sentire e pensare.
Sono ora come un dio precolombiano puro, dignitoso, esigente, e come un dio voglio ora alzarmi in cielo e partire, l'infinito come rotta. Come un dio voglio essere diverso dai comuni mortali, e accettarli per come sono. Ho osservato troppo a lungo col cuore dilaniato la cieca distruzione dell’uomo: padri che vendono figli, donne usate come mercanzia, fanatici che in pochi istanti distruggono creazioni sublimi di secoli. Che avrà mai fatto l’uomo per meritare un’esistenza tanto infausta. Ma nonostante ciò, non ho mai rinnegato la vita, mi sento come al di là del bene e del male e in questo marasma sono in ogni modo felice, e di ciò le rendo grazie.
Ed ora, nell’offuscante lucidità che come scintillio giunge ai miei sensi, vedo infine il mio miraggio materializzarsi: il mio Viaggio! Mi accompagneranno il ricordo degli esseri a me cari, il suono delle onde del mare che da sempre tengo prigioniere in una conchiglia, e la felicità di vedere ogni giorno un nuovo giorno.
Sono pronto per alzarmi in volo verso quel mondo sconosciuto, dove tanti altri prima di me sono già arrivati.
Chiuderò gli occhi.
No, già, non posso. Qualcuno li chiuderà per me.