El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Nota biografica | Versione lettura |

pap khouma

Aveva un sogno

Cari lettori,
il vento di el-ghibli ci allontanerà, in queste righe, dalla letteratura per portarci negli Stati Uniti d’America, dove sta per concretizzarsi il dream del Pastore Martin Luther King. Un giovane meticcio, Barack Obama, figlio di un immigrato keniano, nero, musulmano e di una donna bianca, americana, cristiana, è stato scelto per rappresentare il Partito Democratico alle presidenziali del paese attualmente più potente della terra e ha delle forti chance di essere eletto. Un nero o meticcio alla guida del mondo sarebbe un avvenimento epocale.
Il pastore nero, Martin Luther King, apostolo delle non violenza, sognava di un’America dove tutti gli individui, bianchi, neri, gialli, nativi, donne e uomini potessero avere gli stessi diritti, la stessa dignità, le stesse opportunità, lo stesso trattamento di fronte alle leggi, ecc.
Fino al 1970 vigeva negli Usa la legge del One Drop Rule: ogni individuo che aveva un solo gocce di sangue nero era considerato di razza nera. Questa legge è stata abolita ma negli Usa è ancora radicato il fattore molto delicato della “razza”, arbitrariamente identificata nel colore della pelle. Sapevamo che esiste una sola razza umana anche prima delle conferme derivate dalle recenti scoperte della genetica. Albert Einstein l’aveva anche dimostrato sarcasticamente il giorno del suo ingresso negli Usa. Alla casella “Razza” del questionario a cui tutti gli aspiranti immigrati erano sottoposti prima di essere autorizzati a varcare il confine, Einstein non rispose “Razza: Bianca” o “Razza: Ebraica” come era rigorosamente tenuto ma “Razza: Umana”.
Il cammino percorso sino alla serata del 28 agosto 2008 a Denver nel Colorado con la designazione ufficiale di un meticcio sposato con una donna nera come candidato alle presidenziali degli Stati Uniti d’America, è stato tortuoso, disumano, macchiato di crimini impuniti e di sangue di milioni di innocenti.
E’ storia nota ma occorre ricordare.
Allo sterminio dei nativi americani con la distruzione delle loro culture millenarie sono seguiti circa quattrocento anni di tratta di milioni di africani ridotti in schiavitù. L’Africa ne patisce ancora le conseguenze.
Anche dopo l’abolizione ufficiale della schiavitù e fino agli anni sessanta del xx° secolo, in tanti Stati dell’Unione vigevano delle severe leggi segregazioniste per impedire soprattutto agli africani americani di accedere alle migliori scuole e università riservate ai bianchi, di votare, di sposare donne o uomini di un’altra “razza”. Quanti individui hanno perso la vita o la libertà per essersi ribellati contro queste leggi inique. Il bianco John Brown, simbolo della causa antischiavista, impiccato insieme ai suoi figli a Charleston, in Virginia, il 2 dicembre 1859; la nera Rosa LouisePark finita in carcere nell’Alabama nel 1955 perché aveva rifiutato di alzarsi in piedi cedendo il posto a un maschio bianco e mettersi in fondo alla corriera, dando origine al boicottaggio dei mezzi di trasporto pubblico di Montgomery ; il pacifista Martin Luther King assassinato nel 1968 a Memphis, la stessa sorte era toccata al black muslim Malcom X e tanti altri bianchi, neri, meticci. Ci ricordiamo dei simbolici pugni col guanto nero alzato da Tommie Smith, medaglia d’oro e da John Carlos medaglia di bronzo sulla pedana delle premiazione dei 200 m alle olimpiadi di Messico 1968.
Questi personaggi trattati come criminali, oggi sono considerati dei patrioti ossequiati e ad alcuni di loro sono dedicati persino un giorno di festa nazionale e nomi di tante vie delle città americane. La scelta di Barack Obama non deve essere letta come una rivalsa o peggio come una riparazione dei torti elencati qui sopra. Certi fatti non possono essere né ripagati né riparati. Chi presiede gli Usa, diventa automaticamente il padrone del mondo intero, eccetto forse la Cina. Allora se Barack Obama diventerà l’ospite della Casa Bianca (lo spero), per gli statunitensi e per il resto del mondo potrebbero finalmente aprirsi delle nuove opportunità di pace e di sincera collaborazione a livello globale.
Quello che è certo è che il Paese a cui l’Occidente, e in particolare l’Italia, da sempre –con ammirazione- guarda come simbolo del progresso ha imboccato una strada che supera tante barriere di pregiudizi “razziali” ed etnici, diffondendo con un messaggio ad alto impatto mediatico, la possibilità di identificare l’immagine positiva ed istituzionale degli Stati Uniti, con un’icona non bianca, non wasp e che ha ancora forti legami familiari con l’Africa nera: fratelli di stesso padre, nonna paterna, cugini di primo grado,ecc. E’ nostro dovere, noi di el-ghibli, segnalare che l’Europa sta percorrendo il cammino contrario. E ciò dovrebbe far riflettere in termini di progresso…
Ancora oggi in Italia -e in tanti paesi della civile Europa- quelli come Barack Obama, che hanno la pelle non bianca, sono definiti immigrati di seconda o di terza generazione. Cioè degli stranieri, eterni ospiti che dovrebbero passare la vita a chinare la testa e ad accettare di ingoiare rospi, anche se sono nati cittadini italiani. Il peso dei pregiudizi a livello sociale, di vita quotidiana, è ancora grave. E le iniziative dei governi, di destra o di sinistra, lo confermano, aggravandolo ancor di più con interventi legislativi che discriminano anche in ragione dell’appartenenza etnica.

In questo numero ospitiamo per la sezione racconti: Adriana Langtry, Elisa Kidanè, Stefanie Golisch, Gabriella Kuruvilla. Per la sezione stanza degli ospiti: Carolina Lio, Fabio Franzin, Vico Terzi, Alessandro de Santis. Per la sezione parole dal mondo: Ibrahim Nasralla, Mitra Phukan. Per la sezione generazione che sale: gli alunni della 3-b scuola maffucci di Milano. Per la sezione interventi: Adeodato Piazza Niccolai, Federico Ambrosini.

Buona lettura.
Pap Khouma

Inizio pagina

Home | Archivio | Cerca

Archivio

Anno 5, Numero 21
September 2008

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links