El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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domande per il prof. santino spinelli

pap khouma

Lei è docente di cultura rom all’università di Trieste. Ci sono altri docenti di origine rom nelle università, scuole italiane?

Io insegno anche all’università di Torino ed a quella di Chieti, per quanto riguarda le università in Italia non ce ne sono altri, credo ci siano diversi diplomati, ma non so se insegnano nelle scuole. Quelli che io conosco lavorano come mediatori culturali.

Chi sono gli Zingari in senso lato? Lingue, culture, usi?

La popolazione romanì si distingue in 5 grandi gruppi con innumerevoli comunità: Rom,Sinti, Kalè, Manouches e Romanichels. Fra loro questi etnonimi (la maniera in cui un popolo definisce se stesso) sono sinonimi e significano “uomo”, da distinguere l’eteronimo (il modo in cui una popolazione viene definita da altri) “zingari” che ha un’accezione negativa. E’ la differenza che c’è tra “italiano” e “mafioso”. E’ una popolazione indo-ariana che trae origine dalle regioni a Nord-Ovest dell’India: regione del Sind, Pakistan,Punjab,Rajastan. Per motivi politici ed economici iniziò un esodo a più ondate che portò queste comunità attraverso la Persia, l’Armenia, l’Impero Bizantino. In seguito alla repressione dei turchi ottomani molte comunità romanès arrivarono in Europa dai balcani e con le deportazioni attuate dagli inglesi, francesi e spagnoli arrivarono in America, in Africa e in Australia. Oggi la popolazione romanì è presente con oltre 12 milioni di persone in tutti i Continenti e in Europa con 8 milioni di individui in tutti gli Stati dell’Unione Europea con cittadinanza nei Paesi di residenza. In Italia i Rom e Sinti sono circa 130 mila di cui 80% in possesso della cittadinanza italiana perché di antico insediamento (XV secolo) e con un tenore di vita più che accettabile in quanto stanziali in case proprie. Solo il 20% sono stranieri di recente e recentissima immigrazione con un tenore di vita precario nei campi nomadi. Tutte le comunità parlano la stessa lingua, la lingua romanì, attraverso svariati dialetti. La romanì chib o romanès è una lingua neo-indiana affine all’Hindi, al Kasmiri, al Sindh, al Rajastani e deriva dal Sànscrito. Si è arricchita degli imprestiti linguistici dei popoli incontrati.

Quale l’apporto dei diversi popoli rom nella cultura italiana? In che maniera hanno influenzato la cultura Europea?

Fin dal Rinascimento i Rom girando di piazza in piazza e di castello in castello hanno influenzato i cosiddetti musicisti colti apportando novità ritmiche e musicali oltre che strumentali. Ma è soprattutto in epoca Romantica, nel momento in cui si affermano i concetti di: nazione, radici culturali, folklore locale, libertà etc. che i grandi compositori come Listz, Brahms, Schubert e più tardi Dvorak, Mussoskj, Ravel, Debussy, Bartok, Stravinskj, oggi Goran Bregovic hanno attinto a piene mani dalla tradizione musicale romanì. Grande valorizzazione ma non riconoscimento ai Rom di questo grande apporto. I Rom hanno avuto il merito di introdurre in Europa due strumenti: il cymbalom ad immagine e somiglianza del santur persiano e la zurna. Dal cymbalom deriva il clavicembalo e dalla zurna o zurla l’oboe e la ciaramella. In molti paesi la cultura romanì è entrata a far parte del folklore locale, spesso il folklore di quei paesi si identifica con la cultura o l’arte romanì: il flamenco in Spagna, i violinisti ungheresi, i cymbalisti romeni, la musica in Russia e nei Paesi della ex Jugoslavia. Alcuni generi musicali derivano dai Rom come la Czardas e Verbunkos, ma anche flamenco e tanta musica balcanica oltre che il jazz manouches. Grande valorizzazione ma non riconoscimento ai Rom di questo grande apporto. Molti fanno camping senza sapere di imitare i Rom stessi. Molti vanno alle giostre o al circo dei Rom e Sinti.

I personaggi rom che hanno segnato la storia?

Molti applaudono artisti che appartengono al nostro popolo: Joaquin Cortès, Moira Orfei, Gipsy Kings, Charlie Chaplin (nonna kalderasha), Toni Gatlif, Yul Brinner e tantissimi altri senza considerare i calciatori famosissimi.

Perché il nomadismo? Una scelta? Una cultura millenaria? Una costrizione? Da cosa deriva il nomadismo?

Il termine nomadi è un falso storico: le comunità romanès non sono nomadi per cultura perché la loro mobilità è stata la conseguenza delle politiche persecutorie. Trattasi di itineranza coatta non di nomadismo. I Rom e Sinti non hanno nessun problema ad insediarsi in una città se le condizioni lo permettono. I Rom e Sinti di antico insediamento in Italia (xv secolo) vivono nelle case, i Rom di recente immigrazione provenienti dai territori dell'Ex-Jugoslavia e dalla Romania (per motivi sociali, economici e politici) sono costretti a vivere nei campi nomadi in Italia quando nei loro Paesi vivevano nelle case.

Perché si parla sempre male degli zingari? Perché tanto odio?

L'avversione è dovuta alla non conoscenza del mondo romanò e agli stereotipi negativi che si sovrappongono ormai da secoli. I mass media spesso presentano in maniera distorta la realtà romanì o addirittura vengono attribuiti ai Rom colpe che non hanno senza però smentire i fatti nel momento in cui gli stessi vengono accertati, mi riferisco alle vicende della piccola Denis, della piccola Celentano, dei due fratellini scomparsi in Puglia, delle due prostitute rumene che hanno ucciso la ragazza sulla metro… Questa disinformazione che diventa “propaganda” instilla il morbo dell’ avversione nell’opinione pubblica che non condanna solo il singolo colpevole ma stigmatizza un’intera popolazione. L'avversione è direttamente proporzionale alla politica repressiva. I Rom e Sinti rappresentano la minoranza più discriminata in Italia e in Europa. Questo è il risultato di politiche secolari (inclusione, espulsione, reclusione, deportazione, sterminio, assimilazione) votate alla repressione nei confronti di tutte le comunità romanès anche di quelle che vivono in Italia da oltre sei secoli.

Perché c’è tanto silenzio sulla persecuzione degli ebrei da parte del regime itleriano e della morte di centinaia di migliaia di zingari nei campi di sterminio?

Perché al pari degli Ebrei anche ai Rom e Sinti vennero sottratti soldi e gioielli dai nazisti. Sfatando i soliti stereotipi e luoghi comuni nell'Europa degli anni ¹30 e 40¹ moltissimi Rom e Sinti erano sedentarizzati, vivevano in case di proprietà, svolgevano i più svariati mestieri. Con l¹approvazione delle leggi razziali anche alla Popolazione Romanì, oltre alla cittadinanza ed ai più elementari diritti, vennero sottratti beni , gioielli e denaro. Fino a pochi anni fa era persino negato lo sterminio di Rom e Sinti, e questo era dovuto al pregiudizio e alla disinformazione, al giorno d¹oggi si cerca di porre rimedio a questa insostenibile situazione e di salvare le testimonianze superstiti per consegnare alla storia questo capitolo sconosciuto riguardante la Popolazione Romanì.

E i rom come vedono, i gagè?

Per sopravvivere al centinaia di anni di repressioni la popolazione Romanì ha sviluppato i rapporti endogamici, cosa che l’ha portata a chiudersi al mondo esterno. Uno dei vantaggi di questa scelta è che tutt’oggi la lingua, le tradizioni ed i costumi della popolazione romanì sono rimasti intatti e pressochè comuni a tutti i Rom nel mondo Romanì. Per quanto riguarda i non appartenenti alla popolazione romanì ci sono vari termini che i membri delle diverse comunità romanès usano per definire coloro i quali non fanno parte della loro popolazione, il più usato è senza dubbio Gagè.

Cosa significa per lei la parola integrazione?

L’integrazione per me significa che due culture possono coesistere nello stesso paese nello stesso luogo nel rispetto delle reciproche diversità e soprattutto delle leggi. Oggi va molto di moda parlare di integrazione di interculturalità, ma la parola interculturalità, oggi, è usata in maniera molto ambigua e spesso è sinonimo di mera conoscenza dell'esistenza di un'altra realtà culturale. Interculturalità, invece, ha un significato profondo e consiste essenzialmente nel "vivere" un'altra cultura. Solo "vivendo" una cultura diversa ci permette di arricchire il nostro bagaglio umano e allargare gli orizzonti culturali. L'interculturalità è una risorsa che allontana lo spettro dell'appiattimento del genere umano. Ora bisogna riflettere su quante opportunità ha l'opinione pubblica di "vivere" realmente la cultura romaní, nella sua ricchezza e nella sua complessità espressiva. L'opinione pubblica viene privata di un diritto. E qui subentrano tanti fattori: innanzitutto una cattiva informazione che si trasforma facilmente in disinformazione, con la reiterazione di immagini e di clichè stereotipati che certamente non favoriscono il dialogo, ma al contrario, creano pregiudizi scontati, atteggiamenti di ostilità

Come vede l’atteggiamento della politica italiana nei confronti dei rom e zingari in generale?

Sono politiche di rifiuto quelle attuate nei confronti dei Rom, gli interventi della politica italiana nei confronti della popolazione rom si traducono in politiche di espulsione, di reclusione, di deportazione, di assimilazione.

La politica degli sgomberi, di campi di baracche, a suo parere, è qualcosa di voluto o è una risposta all’emergenza.

I campi nomadi rappresentano una forma di Apartheid o segregazione, così come il nomadismo della popolazione Romanì in Europa non ha una connotazione culturale, ma è stata la conseguenza delle politiche persecutorie e le comunità romanès erano "obbligate" a spostarsi continuamente. Il presunto nomadismo dei Rom e Sinti diventa così il pretesto per la creazione dei campi nomadi e giustificare la segregazione razziale e la discriminazione a vantaggio di associazioni di pseudo volontariato che ne traggono benefici a discapito di Rom e Sinti (Ziganopoli!!!). Rinchiudere delle persone in una struttura che molto ricorda i lager nazisti il cui unico scopo è quello di toglierle dalla vista della società non significa costringerle all’assimilazione, ma all’annientamento come esseri umani. Bisogna considerare che degli individui costretti a sopravvivere nel degrado di un campo nomadi difficilmente potranno inserirsi positivamente nel tessuto della società ed essere soggetti attivi e produttivi. Purtroppo all’opinione pubblica, che è una vittima tanto quanto i Rom e Sinti che vivono nei campi, non arriva la giusta informazione, tutto viene distorto e l’errore del singolo condanna un’intera popolazione. Certa propaganda ha l’interesse a far passare il messaggio che sono i Rom e Sinti che scelgono di vivere in condizioni disumane. La realtà così viene stravolta. Si arriva così all’”Emergenza campi”, ma questa emergenza è stata volutamente creata dalle forze politiche per distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali del paese. Si sta verificando oggi quello che già avveniva secoli fa quando venivano emanati i “Bandi” contro la popolazione romani.

Qual è l’atteggiamento della stampa nei confronti dei rom e zingari in generale?

La cultura Romaní è "forzatamente" confusa con gli aspetti più deleteri della sua comunità, come se solo le comunità romanès avessero difetti. Con le buone intenzioni si affronta la cultura romaní associandola ad handicap e droga e quindi una cultura diventa un problema sociale. Questo atteggiamento, o meglio questa strategia alza barriere razziali e una contrapposizione violenta. L'opinione pubblica così non solo resta ignara e nella più completa disinformazione, ma si priva del diritto alla conoscenza di una civiltà; faccio un esempio: cosa si conosce realmente della lingua, della letteratura, della pittura e della scultura, della musica della Popolazione Romanì? La risposta purtroppo è facile: poco, pochissimo, per non dire quasi nulla. E ancora: come vivono le comunità romanès gli eventi della vita quali la nascita, la morte, il matrimonio? Quanti e quali articoli o programmi radiofonici o televisivi sono stati prodotti per promuovere realmente l’ enorme ricchezza culturale e artistica del mondo romanò che è patrimonio dell’umanità tutta? Quante opportunità ha il soggetto Rom di potersi mettere in evidenza positivamente? E quante per offrire la propria cultura fraternamente? Perché quando si parla delle comunità romanès le immagini sono sempre volutamente pietistiche provocando danni spesso irreparabili? Perché generalizzare continuamente? Perché l'errore del singolo porta alla condanna di tutta la popolazione romanì? Queste sono riflessioni profonde di chi ha realmente intenzione di migliorare la situazione in meglio per tutti.

Conosce la letteratura della migrazione? Che funzione nei confronti della cultura e società italiana?

Conosco diversi autori come Tahar Lamri , Pap Khouna, Kossi Komla Ebri, e ritengo che il loro lavoro sia un esempio della terza via: quella che porta alla felice convivenza tra culture e persone diverse. Credo vada incoraggiato, al pari di quello di autori Rom emergenti e non. La cultura è un patrimonio dell’umanità, va preservata!

Sastipé ta Baxt!!

Alexian Santino Spinelli
www.alexian.it spithrom@webzone.it

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Anno 5, Numero 20
June 2008

 

 

 

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