Nota biografica | Versione lettura |
Cari lettori,
per anni gli scrittori della migrazione si sono sentiti ignorati dall’editoria italiana. Ora sembra dimostrato dai fatti che questa reticenza sta per essere superata. In questi ultimi anni sono stati pubblicati diversi romanzi di “stranieri italofoni”. Vi segnalo qualche romanzo di recente pubblicazione: Amiche per la pelle Laila Wadia – E/O 2007; Amori bicolori, raccolta di racconti di Muin Masri, Ingy Mubiayi, Zhu Qifeng, Igiaba Scego. – E/O 2008. Prossimamente uscirà per la Baldini e Castoldi E’ la vita, dolcezza di Gabriella Kurivilla.
Questi fatti potrebbero sembrare banali in paesi come Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Olanda mentre in Italia l’approccio è molto più sofferto. Per evidenti motivi storici - la colonizzazione europea - il francese, lo spagnolo, l’inglese, il portoghese contano più locutori fuori dai propri confini nazionali. E le decine di milioni di emigrati italiani invece di diffondere la loro lingua nei paesi dove si sono stabiliti l’hanno persa nello spazio di una generazione. Ma con i flussi migratori di questi ultimi tre decenni la lingua italiana ha conquistato nuovi locutori arrivati a loro volta in Italia da tutte le parti del mondo.
La maggior parte dei nostri figli (perché cresciuti qui) ignora completamente la lingua di origine dei genitori. Un vero peccato! Ma sono tutti italofoni. Ed è un bene. Dunque è naturale che scrivano e tentino di pubblicare in italiano.
E una volta superato lo scoglio dell’editore per lo scrittore della migrazione si è presentato quello del lettore. Questo genere di letteratura vende poco.
L’italiano in generale non è un grande lettore, preferisce guardare la televisione. Sono emersi dati preoccupanti quando amministratori pubblici, intellettuali e industriali si sono confrontati durante gli Stati Generali dell'Editoria che si sono tenuti a Roma nel 2005. Per esempio, il 57,7% degli italiani non ha letto un libro in tutto il 2005.
Il quadro era più desolante nel 2000. l’Italia era fanalino di coda nella lettura. All’epoca, il 61,4% degli italiani non aveva letto nemmeno una riga in un anno.
Appena il 5,7% degli italiani legge almeno un libro al mese, il 42,3% della popolazione ci mette un anno per arrivare alla fine di un libro.
Ma recentemente sembra che ci sia un’inversione di tendenza.
Il pubblico frequenta le grandi librerie che vedono il loro fatturato crescere. E contrariamente alle più pessimiste previsioni le piccole librerie non sono scomparse in una grande città come Milano. I libri più richiesti sono ovviamente quelli che hanno un notevole supporto pubblicitario e una diffusa recensione sui giornali. Troppo spesso al libraio viene richiesto un libro di cui si è parlato la sera prima alla televisione. E il cliente si ricorda raramente del titolo o dell’autore:
“Scusi, cerco un libro ma non mi ricordo né del titolo né del nome dell’autore, né dell’editore, né di cosa parla. Ho sentito ieri che ne parlavano alla tele…”
Le vendite di un libro possono crescere se l’autore è stato invitato alle trasmissioni televisive “Che tempo che fa” condotta dal giornalista Fabio Fazio , “Alle invasioni barbariche” della giornalista Daria Bignardi. Oppure perché il giornalista Giuliano Ferrara lo ha soltanto citato durante la sua trasmissione “Otto e mezzo”.
Cito libri letti dal pubblico giovane come Melissa P di Melissa Panarello; Tre metri sopra il Cielo di Federico Moccia; Parlami d’amore di Silvio Muccino; Il giorno in più di Fabio Volo, che per mesi hanno occupato la top ten delle vendite nazionali. I primi tre primi libri sopraccitati sono stati addirittura tradotti in versioni cinematografiche.
Anche autori di libri molto importanti hanno avuto il privilegio di essere invitati a numerose trasmissioni televisive, radiofoniche e hanno avuto infinite recensioni dai giornali nazionali e locali: La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo; Gomorra di Roberto Saviano; ecc.
Ai libri scritti dai migranti mancano questi supporti mediatici. I pochi autori della migrazione che hanno avuto la fortuna di passare o essere stati citati a quelle trasmissioni non potranno smentire. Fino a qualche anno fa il “Maurizio Costanzo Show” era molto determinante nella fortuna di tanti libri.
La letteratura scritta da migranti, (anche se affronta temi diversi dall’immigrazione) ha in ogni caso un pubblico ristretto. Questo pubblico va sollecitato, informato attraverso diversi canali offerti dalle nuove tecnologie, soprattutto quando il libro è all'altezza. Perché non è detto che tutto quello che scrive e pubblica “chi viene da fuori” merita per forza di essere promosso. Infine è giunto il momento per noi “che veniamo da fuori” di superare e far superare etichette come “scrittori della migrazione”, “nuova letteratura”, “letteratura emergente”, “letteratura straniera” e altre definizioni che - se possono essere state utili all’epoca in cui la scrittura di nuovi italofoni emergeva come inconsueta - sono ormai divenute auto-ghettizzanti.
Buona lettura.
Pap Khouma