El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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bambini e adolescenti nella letteratura italiana della migrazione

raffaele taddeo

(English version)

Prendo in considerazione la presenza dei bambini nelle opere della letteratura della migrazione, sia che si tratti di opere destinate a bambini o ragazzi, in cui i protagonisti sono proprio bambini o ragazzi, sia che si tratti di opere destinate ad adulti.
Una precisazione va fatta sul piano metodologico.
E’ opportuno o no inserire fra gli autori della letteratura della migrazione italiana scrittori come Erminia dell’Oro o Carmine Abate, narratori che non disdegnano di sentirsi collocare in quest’area specialmente per le tematiche che trattano?
Ritengo che la letteratura italiana della migrazione sia costituita da quelle opere i cui autori hanno acquisito la lingua italiana in Italia e da adulti.
E’ anche questa l’idea del prof. Gnisci il quale inserisce in questa letteratura “tutti quelli che migrando hanno scritto nella nuova lingua spesso sconosciuta”1.
Così si esprime anche Lorenzo Luatti che ha escluso in un suo saggio2 Erminia dell’Oro da autori della letteratura della migrazione per l’infanzia.
Ma subito ci sarebbe da chiedersi perché il prof. Gnisci usa l’avverbio “spesso”. Ciò vorrà dire che qualche volta è pure possibile che migranti adulti conoscano già la lingua del paese ospitante. Forse per essere scrittori migranti bisogna avere tutte e tre le caratteristiche che Salman Rushdie assegna al migrante e cioè: “la perdita del proprio luogo originario, l’arrivare a doversi immergere in un linguaggio alieno, il venire a sentirsi circondato da individui che posseggono codici e comportamenti sociali molto diversi dai propri, talvolta persino offensivi?”3.
Perché conoscere la lingua del paese ospitante, per chi perde il luogo originario, può comunque essere la condizione di “immersione in un linguaggio alieno”4. Oppure basta la maggioranza di queste caratteristiche?
Per non essere un fondamentalista sul piano metodologico, tratterò anche di quegli autori che avendo migrato, pur conoscendo la lingua italiana prima del fatto migratorio, sono diventati scrittori a causa della loro migrazione. L’insieme della letteratura della migrazione potrebbe essere costituita da quattro sotto-insiemi e cioè:
a) gli autori che hanno appreso l’italiano in Italia;
b) quelli che conoscevano già l’italiano prima del fatto migratorio;
c) autori che sono nati e cresciuti in Italia ma i cui genitori erano stranieri in Italia (la cosiddetta seconda generazione);
d) infine anche Carmine Abate che ha vissuto sulla sua pelle la condizione di migrante essendosi trasferito da giovane in Germania, avendo prodotto in tedesco le sue prime opere per poi dedicarsi alla scrittura in italiano, ma ponendo al centro delle tematiche dei suoi scritti la condizione della migrazione.
Alla prima sottoclasse ci sono autori come Mohsen Melliti, Jarmila Očkayová, Laila Wadia, Christiana de Caldas Brito, Tamara Jadrejcic, Karin Chirinos Bravo, Saidou Moussa Ba-Alessandro Micheletti, Ron Kubati. In questi autori i ragazzi, a volte ragazzi adolescenti, sono i protagonisti dei racconti o romanzi. Poi vi sono tutta un’altra categoria di scritti, per lo più romanzi che, avendo la struttura di romanzi di formazione, includono una fase fanciullesca o adolescenziale del cammino di crescita del personaggio. Penso ad autori come Fazel Shirin Ramzanali, la stessa Jarmila Očkayová, Ornela Vorpsi, Ron Kubati, Chora Nassera.
Conosco cinque romanzi che hanno al centro, come personaggi, bambini o ragazzi pur essendo scritti essenzialmente solo o per adulti. Essi sono: I bambini delle rose5, Occhio a Pinocchio6, La memoria di A7., Appuntamento nel bosco8, Il buio del mare9.

In genere le narrazioni che hanno al centro i bambini o ragazzi sono mezzi di strumentalizzazione dei personaggi stessi in quanto si utilizzano ai fini di una comunicazione valoriale per gli adulti.
E’ chiarissimo sotto questo aspetto il testo, La memoria di A., di Saidou Moussa Ba e Alessandro Micheletti.
Già nella prefazione viene definita la intenzione compositiva. Dicono infatti gli autori: “Con questo secondo romanzo, destinato come il precedente ai ragazzi, gli autori si propongono di andare oltre, trasferendo questa volta, in forma di racconto, una riflessione a tutto campo sul razzismo quotidiano. Il libro andrebbe letto come un viaggio all’interno del razzismo colto nelle sue ramificate manifestazioni, dalle più nascoste e silenziose alle più accese che possono sconfinare nella violenza, nell’aggressione xenofoba, nell’antisemitismo”10.
Ogni capitolo non tratta di un tema, ma di un personaggio. La vicenda si snoda quindi attraverso la presentazione successiva di varie tipologie di personaggi, percepiti attraverso gli occhi del protagonista. Scelta anche questa molto felice perchè i fatti e gli avvenimenti vengono visti attraverso questo filtro; ogni personaggio nuovo fa da veicolo per la comprensione della realtà, che viene acquisita attraverso un ripensamento personale, una riflessione, un contatto diretto, una complicità.
L’unità di azione viene stravolta attraverso la presentazione di più storie che si intrecciano e che servono a denunciare le varie forme di razzismo a volte evidenti, a volte nascoste nei ragionamenti più normali e più comuni.
Emerge un razzismo xenofobico e ve n’è un altro molto più marcato che ripropone ideologie di un passato recente che hanno sconvolto la storia del XX secolo. Le diverse storie che si intrecciano permettono ai due autori di far vedere come il razzismo attuale, che può sembrare a volte solo intolleranza o disagio, si lega strettamente al razzismo così nefasto perpetrato dal nazismo, che ha portato alla shoà.
Romanzo quindi accattivante per ragazzi che così possono immedesimarsi nei vari personaggi e rivivere sulla pelle, fatti di razzismo e di violenza. Anche il romanzo di Jarmila Očkayová Occhio a Pinocchio, che ha certamente come personaggio il burattino di legno di Collodi è, come dice Clotilde Barbarulli nella sua recensione su Le Monde Diplomatique, “una metafora della condizione umana, per quanto riguarda la diversità”11. Il bambino-burattino è strumentalmente posto per dialogare con gli adulti sul loro mondo, sulla loro visione della realtà, ove il narratore fa emergere, in maniera completa il suo mondo di valori.
Il testo di Saidou, La memoria di A., ha come personaggi dei ragazzi e, pur rivolto a ragazzi, strizza comunque l’occhio agli adulti, ponendosi così come romanzo per ragazzi e adulti; il testo della scrittrice di origine slovacca si rivolge, a mio parere, solo e solamente ad adulti.
Avviene qualcosa di diverso dai soliti testi per ragazzi come Pinocchio, Gianettino, I Viaggi di Gulliver, Tom Sayer, e altri ancora, che pur avendo una storia autonoma e coerente con il mondo dei ragazzi, tuttavia non sono privi di significati anche per gli adulti.
In questo caso gli interlocutori, sia per le metafore, che per lo stesso linguaggio, sono solo e, solamente, adulti.
Una particolarità del testo della scrittrice di origine slovacca, Jarmila Očkayová, è la manipolazione della lingua, specialmente dei termini, analizzati, sezionati, ricomposti. La Očkayová ha questa analogia con altri scrittori della letteratura della migrazione, come Christiana de Caldas Brito12, ma anche con Komla Kossi Ebri13, ormai famoso per il suo termine “imbarazzismi”.
Il romanzo di Mohsen Melliti, I bambini delle rose, è veramente significativo. Alcune notizie su Melliti che esordisce nel 1992 con Pantanella, canto lungo la strada14: tunisino, arrivato in Italia nel 1989 scrive questo lavoro in arabo poi tradotto da Monica Ruotto. Il testo è corredato da una prefazione dello scrittore Rachid Boudjedra che, dello stesso romanzo, afferma che si tratta di una: “lettura travolgente, scritto con grande sensibilità, timidezza e delicatezza dei sentimenti umani, emerge l’immagine dell’immigrazione in quanto fenomeno difficile e complesso”- e ancora - “le diverse lingue… trasformano questo romanzo in un arcobaleno di immagini poetiche, di profumi mischiati, di colori sfumati”15.
Ma già nel 1995, a sei anni dal suo arrivo in Italia, Mohsen Melliti pubblica in italiano I bambini delle rose16. Forse è il primo libro scritto autonomamente in italiano da un autore della letteratura della migrazione. Lo scrittore di origine tunisina da quel momento abbandonerà la strada della letteratura, salvo qualche racconto, per dedicarsi al cinema, impegnandosi a scrivere sceneggiature. Quest’anno è arrivato alla regia dell’ottimo film Io, l’altro, di cui è attore protagonista e co-produttore l’attore Raul Bova.
Ritorniamo a I bambini delle rose una specie di favola possibile, perché la narrazione si sviluppa fra il favolistico e la realtà. Un rom e una cinese, Nico e Ly, bambini di diversa etnia; per sopravvivere sono costretti a vendere rose nei ristoranti e nei locali serali. È una storia di concorrenza: i due si scontrano e si contrappongono, ma poi si incontrano e si innamorano.
L’ambiente in cui si svolge la vicenda è la Roma con i suoi personaggi adulti, con le sue miserie, le sue superstizioni e le sue atrocità ideologiche. È una Roma vista di sera, in cui non sono presenti le fastosità religiose. Il romanzo si sviluppa in sette giorni, quasi a rappresentare un ciclo intero, un tempo chiuso, per indicare che anche le nostre storie, quelle dell’essere uomo, sono chiuse.
Significativo è il fatto che un tunisino come Melliti parli di una cinese e di un rom, con il chiaro tentativo di dare umanità a quel gruppo etnico che noi chiamiamo “zingari”, e che il narratore giustamente indica sempre come rom, salvo quando è citato da altri personaggi in maniera spregiativa. Nico è un personaggio bambino che non si sente appartenente a nessuna patria, ma solo al territorio dove è nato, dove vive e dove crescono sentimenti e affetti.
In che cosa questo romanzo è particolare? Nel fatto che i personaggi bambini non sono visti strumentalmente per dimostrare qualcosa che serve agli adulti. E’ una vera storia di bambini. Ed è una storia credibile perché anche i bambini possono innamorarsi.
E’ il primo romanzo che guarda al mondo dell’immigrazione dall’interno e non come un rispecchiamento delle problematiche italiane che pur presenti, sono tuttavia nel contesto della narrazione.
Per la rivista El-ghibli, Melliti, scriverà l'àncora di saint exupéry17. E’ un racconto con pochi personaggi; testo narrativo sperimentale al limite fra la narrazione e la scenografia, con sue particolarità che sono ben avvertibili: un linguaggio scarno e appuntato, ove la paratassi per asindeto è la struttura espressiva portante: una ripartizione in vere e proprie sequenze scenografiche.
In questo racconto c’è la figlia dell’iracheno Ala, Susanna una bambina, per la quale la vita ha ancora un senso perché legata affettivamente al padre, ex pilota d’aerei civili.
Anche in questo caso Melliti, ha un profondo rispetto dei bambini perché anche in questo racconto Susanna non è strumento per ideologie adulte. E’ un personaggio con poche parole che segue il padre nel suo tentativo di raggiungere l’Inghilterra per guarire da una malattia agli occhi che lo sta portando alla cecità.
Nel silenzio, nella quasi totale passività, alla fine si intuisce che Susanna assumerà tutta la sua importanza di sostegno alla cecità del padre e diventerà l’ancora di Saint Exupery.
Jarmila Očkayová, prima di Occhio a Pinocchio aveva scritto Appuntamento nel bosco18 un libro per ragazzi-adolescenti ove tema centrale è la riflessione sulla xenofobia e sullo straniero. Appuntamento nel bosco è un testo i cui protagonisti sono adolescenti. Il mondo degli adulti fa solo da contorno. Eppure anche in quelli che dovrebbero essere, proprio perché adolescenti, portatori di comprensione e aperture, si stabiliscono regole xenofobe, si stabiliscono esclusioni ingiustificate, spesso dovute solo ad apparenti differenze esterne.
Si coglie la denuncia del senso di esclusione nei confronti di chi è straniero e viene tenuto a distanza, è un estraneo alla vita della comunità. La primitività sorge nel momento in cui qualcuno della comunità prova a rompere l'isolamento dello straniero, ad accorciare le distanze, a tentare di inserirlo nella vita comunitaria o addirittura a privilegiare lo straniero al posto della comunità.
Il buio del mare19 di Ron Kubati è un libro particolare. Qualcuno l’ha definito una favola in nero. Il protagonista, un bambino senza nome, è espressione emblematica della condizione della deprivazione affettiva, della emarginazione per “colpe”sociali del padre, dello spaesamento spaziale che l’assenza di rapporti affettivi comporta.
Si noti questo significativo passo al riguardo: “Cominciò a girare senza meta il quartiere. Percorreva svelto ogni strada sino in fondo, per vedere dove portava… Andava oltre i luoghi conosciuti, ma solo poche centinaia di metri per volta… Non sapeva perché e che cosa stava cercando. Camminava e basta… Lo sfociare delle strade l’una nell’altra lo spingeva ad esplorare incastri e combinazioni. Lo faceva soprattutto di sera”20.
Nella letteratura della migrazione italiana non ci sono, mi sembra, altri romanzi che hanno al centro personaggi bambini o ragazzi adolescenti. Abbiamo, però, anche altri racconti in cui i bambini-ragazzi sono veicolo di dimostrazione di ideologie di/per adulti. Non sfugge a questo anche il poeticissimo racconto della scrittrice di origine croata Tamara Jadrejčić intitolato Il bambino che non si lavava21. Con questo testo e altri racconti la scrittrice di origine croata vinceva nel 2003 il premio Calvino. (Premio assegnato ogni anno ad un’opera inedita. Nonostante questo premio, il testo non sarà pubblicato da nessuna casa editrice importante. Solo nel 2007 la casa editrice Eks&Tra darà luogo alla pubblicazione con il volume I prigionieri di guerra22).
La narrazione si allontana notevolmente, sul piano dei contenuti, da tematiche che riguardano la migrazione. In questo testo il tema fondamentale è la guerra col suo dramma, con i disastri che apporta su tutti i piani.
Ma la guerra non è vista nella sua crudeltà, nella sua brutalità. Essa è vista dagli occhi di un bambino che vuole resistere, che vuole opporsi e che ostenta la propria sporcizia come una difesa.
L’inconscio coinvolgimento emotivo di chi, come il ragazzo, non sa che cosa voglia significare il termine “guerra” ma sa che gli ha strappato suo padre, rende la narrazione carica di tensione che non si allenta e non può allentarsi. È proprio questo sentimento del bambino, non compreso inizialmente dalla madre, che le fa prendere ancora più coscienza del dramma della guerra, della solitudine in cui una donna si trova nell’affrontare i problemi di ogni giorno senza una chiarezza e una prospettiva del domani, nella costante preoccupazione dell’incertezza dell’oggi.
Il bambino diventa comunque lo strumento per affermare l’avversione alla guerra, anche se in questo racconto la coerenza nel tratteggiare la psicologia del bambino è notevole e l’uso strumentale non si avverte neppure.
Laila Wadia, scrittrice di origine indiana, prende come protagonisti personaggi in genere più grandi, per lo più giovani adolescenti. Protagoniste adolescenti o giovanissime sono i personaggi dei racconti pubblicati nel testo Pecore nere23. Ritengo quindi inutile soffermarci sopra. Ma nel volume Il burattinaio24, un primo racconto, Lode alla polenta25 ha come protagonista una bambina di colore che mette in imbarazzo la giuria di un premio che avrebbe dovuto, nella intenzione degli organizzatori, essere consegnato ad un bambino padano doc. E’ evidente come la bambina serva a sostenere una tesi. Ma c’è un altro racconto che merita particolare attenzione all’interno del volume che si intitola Swami26. La protagonista per gran parte del racconto, è una bambina che in qualche modo è affascinata da un “barbone” che sembra sordomuto. Non interessa qui come la storia vada avanti e finisca, ma è ben condotta la delicatezza della descrizione del rapporto fra questa ragazza, che il narratore non indica mai con un nome, e questo barbone sordomuto.
La bambina del racconto Swami non vuole dimostrare nulla e proprio per questo il racconto diventa un piccolo capolavoro poetico. Laila Wadia ha partecipato all’esperienza de Il carro di Pickipò27 con due racconti: La legge della giungla28 e Natale a Trieste29. Il primo è una favola con protagonisti degli animali dove il tema centrale è la diversità. Tutte le favole sono comunque tematizzate così come lo è anche questo testo di Laila Wadia.
Natale a Trieste ha invece come protagonista una bambina che per un improvviso disagio economico della famiglia, riceve a Natale un cagnolino, regalo che desiderava da tempo ma che, per l’agiatezza della famiglia, non le veniva mai fatto, impegnata ad altri regali.
Di tutt’altro spessore è il racconto Il charango e i ragazzi di strada30 di Karin Chirinos Bravo nel testo Il doppio sguardo31. Qui dei bambini organizzano una messa in scena per sfuggire al loro destino di essere rinchiusi in orfanotrofi. Importante sul piano sociale, il racconto è comunque finalizzato e proprio per questo i bambini protagonisti del racconto, sono per qualche verso strumentalizzati sul piano ideologico.
Alcuni di questi scrittori hanno poi dedicato le loro energie anche a costruire una letteratura per l’infanzia, a costruire storie che sanno di favola e che giocano molto sulla fantasia.
Christiana de Caldas Brito ha pubblicato un testo per piccoli La storia di Adelaide e Marco32. Racconto particolare e denso di significati metaforici. I due protagonisti, Adelaide e Marco, sono dei diversi che manifestano la loro differenza rispetto agli altri mediante un fatto fisico, materiale. Ma è una diversità che non è ascrivibile alle solite differenziazioni e proprio per questo è simbolo anche di altre diversità, quelle che non si vedono, ma che ugualmente esistono.
La difformità produce dapprima una sorta di diffidenza e il tentativo di estirparla. La vita diventa, per chi circonda il diverso, molto più semplice quando c’è conformismo e adeguamento.
Gli elementi di diversità consentono ad Adelaide e a Marco di poter manifestare attenzione, solidarietà ed esprimere il proprio aiuto ad altri emarginati o in situazione di difficoltà. Anche se la storia è finalizzata, riesce ad avere una propria autonomia e poeticità perché viene giocata sul piano favolistico ove le varie sequenze o microsequenze rappresentano sempre delle funzioni significanti, così come ci insegna Propp.
La scrittrice di origine brasiliana ha partecipato anche all’esperienza de Il carro di Pickipò con due brevi racconti in cui personifica due oggetti di uso tradizionale delle popolazioni indigene del Brasile: la “jancada” (zattera) e la “rede” (amaca).
Importante è anche la parte che assegna ai bambini nel suo bel romanzo 500 temporali33. Anderson, ad esempio, è un bambino che vive di piccoli giochi e di favole. Ma i piccoli partecipano alla povera vita delle favelas di Rio, con il loro destino segnato, con il ciclo di sofferenze e di sconfitta che sempre si ripete per coloro che la sorte ha voluto nascessero nelle favelas.

L’esperienza de Il Carro di Pickipò ha fatto scoprire altri scrittori della migrazione, che hanno dedicato energie a testi per bambini-ragazzi: Mihai Butcovan con una sua Trilogia dei Carpazi34, Artur Spanjolli con il testo Lola e il suo cucciolo35, Helena Paraskeva con il suo racconto Alcesti36, Yousef Wakkas con il racconto Il tesoro di Re Mikdad37.

Non sto certamente esaurendo e citando tutti gli stranieri che hanno affrontato una letteratura per l’infanzia. In un saggio forse non ancora pubblicato, Lorenzo Luatti ne ha scovati parecchi altri, anche se mi è parso di capire che moltissimi di quei scritti riportino fiabe, leggende, storie dei loro paesi d’origine e siano quindi più finalizzati a far conoscere i loro paesi e la loro cultura piuttosto che essere delle creazioni narrative rivolte ai bambini.

Passiamo al secondo grande insieme e cioè di quegli autori che già conoscevano l’italiano. La più nota è certamente Erminia dell’Oro ma a questa si può aggiungere Gabriella Ghermandi.
Da notare che BASILI, la “Banca Dati Scrittori Immigrati in Lingua Italiana” non pone Erminia dell’Oro in questo database, anche se la condizione di entrambe è simile.
L’unica differenza tra le due è che Erminia dell’Oro è arrivata in Italia prima dell’ondata migratoria degli anni ’80. Ma allora a questa stregua anche scrittori come Kossi Komla Ebri e Shirin Fazel Razmanali non dovrebbero comparire nel database Basili, nel quale si scrive che Gabriella Ghermandi è di lingua madre italiana (in effetti la scrittrice di origine etiope non è di madrelingua italiana. La sua lingua madre è l’amharica, mentre l’italiano è paterno).
Da parte degli studiosi va ancora fatta chiarezza, sul piano metodologico, nel definire e circoscrivere gli insiemi dei vari autori stranieri che stanno scrivendo in italiano e che hanno avuto la sorte di dover comunque emigrare.
Incominciamo comunque a vedere che ruolo gioca il personaggio bambina nella prima parte del romanzo Regina di fiori e di perle38 di Gabriella Ghermandi. Mahlet è una bambina che ha già un compito assegnatole. “Quando ero piccola me lo dicevano sempre i tre venerabili anziani della casa: ‘Sarai la nostra cantora’”39.
E’ quindi una bambina la cui formazione è indirizzata a sviluppare questo talento e proprio per questo anche le manchevolezze acquistano nella bambina dei pregi e segni premonitori di quello che sarà da grande e cioè la rivelatrice “cantora” delle storie di resistenza degli etiopi davanti all’invasione degli italiani.
Non mi pare che nell’opera di Gabriella Ghermandi ci siano altri personaggi di minore età che abbiano la stessa importanza della piccola Mahlet nel romanzo sopra citato.
Molto più ampio è il contributo di Erminia dell’Oro alla stesura di testi per bambini e/o ragazzi: quasi tutte le opere della scrittrice di origine eritrea hanno come protagonisti i bambini.
Molti sono i libri per bambini, per l’infanzia; si contano almeno dodici titoli, alcuni ormai anche fuori catalogo. Alcuni libri sono stati scritti per ragazzi adolescenti come: La casa segreta, La gola del diavolo, Dall’altra parte del mare. E’ possibile consultare l’intero elenco e i riferimenti su tali testi nel sito: www.pesaro.com/erminia/pubbli.html
Nei testi per l’infanzia spesso si ha l’animazione della natura. Ne La pianta magica, una pianta, capace di riportare la pioggia, è stata sradicata dal suo territorio e tutta una serie di personaggi umani e di animali si adoperano per riportarla al suo ambiente.
Su due testi vorrei soffermarmi in particolare: La casa segreta e Dall’altra parte del mare entrambi di Erminia Dell’Oro.40
Il primo romanzo presenta una storia di guerra e di ebrei che devono nascondersi per poter sopravvivere. Sono aiutati da contadini italiani. La scrittrice raggiunge il doppio obiettivo di focalizzare per ragazzi le vicende del razzismo tedesco e/o fascista e nel contempo di mostrare il coraggio di italiani che rischiavano la vita pur di venir incontro alle difficoltà di coloro che erano estremamente perseguitati. Erminia Dell’Oro dice che ha riprodotto una storia veramente accaduta. La narrazione assume il punto di vista dei ragazzi. Sotto molti aspetti si pone come un romanzo parallelo a quello di Anna Frank, con la differenza che, mentre nel diario di A.F. il narratore è interno, ne La casa segreta è esterno. Pur tuttavia la focalizzazione rimane ancorata al mondo e alla mentalità dei giovanissimi, che esprimono esigenze contrapposte a quelle del mondo adulto con cui, a volte non compresi, sono in aperto conflitto. La struttura narrativa, fatta di brevi capitoli, di sequenze descrittive appena accennate, è volutamente adattata alle esigenze dei ragazzi di terza media o dei primi anni delle superiori. Ciò non toglie che possa entrare con dignità a far parte di quel corpus di testi sulla shoà, sulla persecuzione ebraica in Italia e sulla capacità di altruismo e di sprezzo del pericolo di cui sono capaci gli uomini onesti quando l’umanità è sottoposta a prove che ne intaccano la civiltà.
Dall’altra parte del mare è il secondo testo di Erminia dell’Oro in cui i personaggi protagonisti sono giovanissimi ragazzi e di cui è opportuno parlare sia per i riconoscimenti avuti (Selezionato dalla Internazionale IUGEND BIBLIOTHEK di Monaco di Baviera fra i quindici libri più belli editi in Italia nel 2005, premio Arpino 2007) sia perché pone al centro uno dei drammi maggiori che ogni giorno si sta svolgendo davanti a noi senza che riusciamo a prestare la minima intenzione, anzi a volte quasi inconsciamente gioendo di quello che accade. Mi sto riferendo alle traversate, nel Mediterraneo, di stranieri disperati provenienti dall’Africa, ma anche da ogni parte del mondo, che, rischiando la morte, pagano profumate somme per essere stipati come sardine in imbarcazioni di fortuna e cercare di raggiungere la mitica Europa.
In effetti di questo problema ne aveva già parlato Erri De Luca nel suo poema Per sola andata. Ma l’opera dello scrittore napoletano è rivolta ad adulti e adulti raffinati che hanno la pazienza di leggere poesia.
Erminia dell’Oro anche in questa opera ha il merito di far prendere coscienza ai ragazzi dei drammi che la nostra epoca sta vivendo e a volte, purtroppo, ignorando.
Il testo narra il modo con cui una bambina, Elen, vive il viaggio in mare nel tentativo di raggiungere le coste italiane. I fuggitivi sono alla mercé di persone poco scrupolose che affidano il compito di “traghettarli”dalla loro terra a mani inesperte.
La storia si sviluppa con continui flash back, che servono a giustificare la decisione della traversata fatta dalla mamma di Elen. Il tono però è lieve, senza dimensione drammatica, anche se l’unico sentimento che serpeggia in maniera significativa e costante fra i personaggi che vivono l’avventura della traversata, è la paura. Paura, appena descritta, dell’attraversamento del deserto; paura di non riuscire ad arrivare a destinazione (l’Italia); paura di soccombere per l’immobilità degli arti, per un possibile e sempre incombente naufragio.
Per esigenze narrative l’autrice ha dovuto costruire ad Elen una compagna, che diventa la sua confidente anche se non risponde e non sembra reagire alla confessioni che Elen riversa su di lei.
Leyla non parla, sembra non possa sentire e, forse proprio per questo, riceve maggiormente le attenzioni di Elen.
E’ una storia delicata in cui l’autrice ha voluto coscientemente attenuare gli elementi drammatici che sono sempre insiti nelle vicende; l’incertezza dell’esito finale rende gli uomini poco solidali e spesso più simili a bestie.

Di Valentina Acava Mmaka, nata a Roma ma vissuta in Sud Africa non si sa quale sia la sua lingua madre. BASILI non la inserisce nella letteratura della migrazione italiana.
Valentina Mmaka è animatrice culturale e ha scritto testi per bambini e testi teatrali. Il suo primo testo è Il mondo a colori della famiglia BwanaVal41, un racconto favola in cui si tenta di far comprendere ai bambini la diversità presente negli uomini già con la diversità di colore della loro pelle. Altri testi sono: I nomi della pace42, Jabuni: il mistero della città sommersa43.

Randa Gazy e Igiaba Scego sono nate in Italia e sono vissute in Italia, sono ormai cittadine italiane. Sono due scrittrici giovanissime che proprio per questo pongono come personaggi spesso adolescenti o persone di giovanissima età. Tutti e tre i romanzi di Randa Ghazy vedono come protagonisti adolescenti: impegnati nella intifada, in uno dei romanzi; in una discussione durante un viaggio in treno, in un secondo; nella messa a fuoco dei problemi adolescenziali e giovanili, quando si è stretti e incastonati fra due culture fra loro molto divergenti, nell’ultimo.
Igiaba Scego, che ha vinto il premio Eks&Tra 2003 con il racconto salsicce pubblicato anche sul testo Pecore nere44, in parte mantiene aspetti ironici nella analisi delle contraddizioni delle sue protagoniste strette anch’esse dalle culture contrastanti.
Tuttavia in Rhoda45 l’analisi si fa più spietata, meno ironica e si può osservare lo svilupparsi dei contrasti e delle contraddizioni, della condizione di sfruttamento umano anche minorile per una figlia di immigrati. Rhoda ha un finale non positivo e comunque la lettura può essere utile solo per ragazzi di scuola media superiore.

Infine, a mio parere, va presa in esame anche l’opera di Carmine Abate46. Scrittore italiano, ma con forte esperienza di migrazione perché da giovane è andato in Germania per lavoro, anche se è ritornato in Italia. Ricordo che Carmine Abate ha anche scritto poesie e racconti in tedesco quando era in Germania. E’ quindi da prestare una grande attenzione a questo scrittore per l’esperienza migratoria che ha fatto, perché le tematiche dei suoi romanzi affrontano spesso il fatto della migrazione.
A noi interessa mettere a fuoco il fatto che molti personaggi dei suoi romanzi sono bambini-ragazzi e comprendere il ruolo che essi hanno all’interno del romanzo.
Un primo dato significativo è che nei suoi testi la visione della realtà avviene con gli occhi, anzi con l'orecchio, di un bambino e molto più spesso di un adolescente. Non è un bambino o un adolescente che narra e che racconta. Nelle intenzioni del narratore questi è solo il destinatario interno delle storie che si descrivono. Sono adulti che raccontano, che parlano, che sviluppano la vicenda e non possono fare a meno di tener conto del fatto che il destinatario interno dei loro racconti è un ragazzo. La realtà non è mai spiegata fino in fondo nella sua crudezza, perché deve essere stemperata per essere compresa e percepita da un ragazzo. Il parlare deve assumere valore formativo, educativo.
Il destinatario interno, bambino-ragazzo, assume il compito di modulare l’impianto delle vicende narrative che sono rivestite da un’atmosfera mitica.
Il bambino-ragazzo protagonista delle opere, di Carmine Abate, è disponibile ad assorbire i valori della comunità, a convivere con la storia della comunità perché questa ha da offrirgli un mondo mitico, fatto di eroi che devono essere rivissuti e riproposti come padri e numi tutelari della coesione della comunità.
E’ un bambino strumentalizzato a finalità ideologiche? Forse anche. Tuttavia l’opera di Carmine Abate, che esplicitamente non si pone intenti educativi ma essenzialmente narrativi, finisce poi per essere un forte strumento educativo. Viene evidenziato come il rapporto fra generazioni, fra padri e figli all’interno della comunità, passi attraverso pochi elementi ma significativi, come la mitizzazione o eroizzazione di figure storiche che leghino l’orgoglio dell’individuo alla comunità e lo faccia sentire appartenente ad esso e l’aspetto linguistico che ne cementa la sua appartenenza.
Costantino, Giovanni, Florian, Marco personaggi rispettivamente di Il ballo tondo, La moto di Scanderberg, Tra due mari, La festa del ritorno, crescono, maturano perché, assumono responsabilità perché hanno davanti figure mitiche con cui confrontarsi. Si sentono di appartenere ad una comunità perché questa vive dell’orgoglio di avere degli eroi che hanno saputo costruire e proteggere una comunità.


1 A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta,Troina (EN), 2006, pag. 25
2 Lorenzo Luatti, Voci migranti nella letteratura italiana per ragazzi (saggio ancora inedito)
3 In A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta,Troina (EN), 2006, pag. 26
4 A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta, Troina (EN), 2006,pag. 26
5 M. Melliti, I bambini delle rose, Edizione Lavoro, Roma, 1995
6 Jarmila Očkayová, Occhio a Pinocchio, Cosmo Iannone Editore, Isernia, 2006
7 S. Moussa Ba, A. Micheletti, La Memoria di A., Gruppo Abele, Torino 1995
8 Jarmila Očkayová, Appuntamento nel bosco, Edizioni EL, Trieste, 1998
9 Ron Kubati, Il buio nel mare, Giunti, Firenze 2007
10 S. M. Ba, A. Micheletti, La Memoria di A., Gruppo Abele, Torino 1995, pag. 5
11 Clotilde Barbarulli, Occhio a Pinocchio in le monde diplomatique, supplemento a Manifesto nov. 2006
12 C. de Caldas Brito, 500 temporali, Cosmo Iannone, Isernia, 2006
13 Kossi Komla Ebri, Imbarazzismi in La lingua strappata, Leoncavallo libri, Milano 1999, pag. 31
14 Mohsen Melliti, Pantanella -canto lungo la strada, Edizione lavoro, Roma 1992
15 I Mohsen Melliti, Pantanella -canto lungo la strada, Edizione lavoro, Roma 1992, Pag. 8
16 M. Melliti, I bambini delle rose, Edizioni Lavoro, Roma, 1995
17 M. Melliti, l'àncora di saint exupéry, su El-ghibli n.5 . www.el-ghibli.provincia.bologna.it
18 J. Očkayová, Appuntamento nel bosco,Edizioni EL , Trieste, 1998
19 R. Kubati, Il buio del mare,Giunti, Firenze, 2007
20 R. Kubati, Il buio del mare,Giunti, Firenze, 2007, pag. 31
21 Tamara Jadrejčić, Il bambino che non si lavava, in Tamara Jadrejcic, I prigionieri di guerra, Eks&Tra, San Giovanni in Persiceto, 2007, pag. 11
22 Tamara Jadrejčić, I prigionieri di guerra, Eks&Tra, San Giovanni in Persiceto, 2007
23 Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiyai, Igiaba Scego, Laila Wadia, Pecore nere, Laterza, (Contromano), Roma-Bari, 2005
24Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004
25Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004, pag. 25
26 Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004, pag. 153
27 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006

28 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 39
29 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 51
30 K. Chirinos, Il charango e i ragazzi di strada, in Il doppio sguardo, adncronos, Roma, 2002, pag. 83
31 K. Chirinos, Il doppio sguardo, adncronos, Roma, 2002
32 C. de Caldas Brito, La storia di Adelaide e Marco, Il grappolo, S. Eustachio di Mercato S. Severino, 2000
33 C. de Caldas Brito, 500 temporali, Cosmo Iannone, Isrnia, 2006
34 M. Butcovan, Trilogia dei Carpazi,in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 69
35 A. Spanjolli , Lola e il suo cucciolo in, A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 43
36 H. Paraskeva , Al cesti, in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 19
37 Y. Wakkas, Il tesoro di Re Mikdad , in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 29
38 Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli, Roma, 2007
39 Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli, Roma, 2007, pag. 5
40 Erminia Dell’Oro, bibliografia in: www.pesaro.com/erminia/pubbli.html
41 V. Acava Mmaka, Il mondo a colori della famiglia BwanaVal, Kabiliana, Lerici 2002
42 V. Acava Mmaka, I nomi della pace. Amani. EMI, Bologna, 2004
43 V. Acava Mmaka, Jabuni: il mistero della città sommersa, EMI, Bologna, 2003
44 Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiyai, Igiaba Scego, Laila Wadia, Pecore nere, Laterza, (Contromano,Roma-Bari, 2005
45 I. Scego, Rhoda, Sinnos, Roma, 2004
46 Carmine Abate, bibliografia in El-ghibli n. 5 www.el-ghibli.provincia.bologna.it

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Children and Teenagers in the Italian Literature of Migration

raffaele taddeo

I am taking into consideration the presence of children and boys and girls as main characters in the literature of migration, analyzing works aiming both to youngsters and adults.
It is important to make a statement about the methodology I used. Is it right or not to put among the authors of the Italian Literature of Migration such writers as Erminia Dell’Oro or Carmine Abate, who, because of the themes dealt, do not mind being put in this area?
I believe that the Italian Literature of Migration is the one written by authors who learnt Italian in Italy and as adults. Prof.Gnisci states the same putting in this literature “all people who, while migrating, wrote in the new, often unknown language”.1
In one of his essays, Lorenzo Luatti in the same way2 excludes Erminia Dell’Oro from the authors of the literature of migration for young people. But why does prof.Gnisci use the adverb “often”?
This might mean that sometimes adult migrants already know the language of the guest country.
Perhaps in order to be defined migrant writers, it is necessary to have the three characteristics that Salman Rushdie points out, that is: “ the loss of one’s own motherland, the need to dive into a foreign language, the fact of being surrounded by people with very different social behaviours who use codes sometimes even offensive”?3 Because knowing he language of the host country, for the ones who lose their native place can mean “full immersion in an unfamiliar language”.4
Or are the majority of these characteristics enough?
Not to behave methodologically as a fundamentalist, I am dealing also with the authors who have become writers because of their migrations, although they had already a knowledge of the Italian language beforehand.
The Literature of Migration could be divided into four subsets:
1. the authors who learnt Italian in Italy;
2. the ones who could already speak Italian before migrating;
3. authors born and brought up in Italy, but whose parents where foreigners (the so called second generation);
4. finally, the same Carmine Abate who, very young, moved to Germany and wrote his first works in German but later on, in Italian concentrating on the condition of migrants.
In the first subset there are authors like Mohsen Mellitti, Jarmila Očkayová, Laila Wadia, Christiana de Caldas Brito, Tamara Jadrejčić, Karin Chirinos Bravo, Saidou Moussa-Ba, Alessandro Micheletti, Ron Kubati.
In the works of these authors, the main characters of the tales or novels are youngsters, sometimes teenagers. There is then another group of writings, which include the child and teenage period of formation and development of the character. My thought goes to authors like Fazel Shirin Ramzanali, Jarmila Očkayová, Ornela Vorpsi, Ron Kubati, Chora Nassera.
There are five novels, that I know, whose main characters are children or young boys although they had been written for adults. They are: I bambini delle rose5, Occhio a Pinocchio,6 La memoria di A.7, Appuntamento nel bosco,8 Il buio del mare.9
The narrations centred on children or teenagers are generally used to convey values to adults by the means of the same characters. This can be clearly seen in the text: La memoria di A. by Saidou Moussa Ba ed Alessandro Micheletti.
In the preface of this novel written in 1995, the authors state their intentions saying: “With this second novel, dedicated to children like the previous one, the authors would like to go on, making a full consideration about everyday racism, through the means of a tale; the book should be read like a trip inside racism in all its expressions, from the most silent and hidden to the most fiery which can get as far as violence, xenophobic aggression and anti Semitism”.10
Every chapter deals with a character, not with a theme. The story therefore develops through the introduction of different kinds of people, seen by the eyes of the main character.
This is a very clever choice because facts and events are seen through this filter; every new character conveys some understanding of reality, which is acquired through a personal afterthought, a consideration, a direct contact, a complicity.
The unity of action is distorted by means of the presentation of different stories becoming entwined and being used to report the different forms of racism which sometimes are evident and sometimes hidden in the most normal and common thinking. It arises a xenophobic racism and a stronger one as well, containing the ideologies of a very recent past, which shattered the history of the twentieth century. The different stories enable the two authors to show that nowadays racism, which might sometimes look like simple intolerance or unease, is strictly connected to the pernicious racism which brought to Nazism and to the Shoà.
A very engaging novel therefore, for children who can identify themselves with the different characters and relive acts of racism and violence.
The novel by Jarmila Očkayová Occhio a Pinocchio, whose main character is certainly Collodi’s wooden puppet is, according to Clotilde Barbarulli in her review in Le Monde Diplomatique, “a metaphor of human condition on diversity”11. The child-puppet is put on purpose to talk to adults about their world, their vision of reality, while the narrator completely shows his world of values.
But while Saidou’s characters are children and his text, although meant for them, places itself as a novel both for children and adults, the text by the Slovakian lady writer caters, according to me, to adults only. It is different from the usual texts for children like Pinocchio, Gianettino, Gulliver’s travels, Tom Sawyer and so on, which are also relevant to adults although they deal with stories meant for children. In this case, the interlocutors, both for the metaphors and the language are only and solely adults. A peculiarity of the text by this Slovakian writer is the manipulation of the language specially of the terms which are analyzed, sectioned and recomposed.
Ms Očkayová shows analogies with other writers of the literature of migration, like Christiana de Caldas Brito,12 but also Komla Kossi Ebri,13 well known for his term’imbarazzismi’.
The novel by Mohsen Melliti I bambini delle rose is very significant. Melliti’s first work in 1992 was Pantanella, canto lungo la strada;14 he had arrived in Italy from Tunisia in 1989 and wrote in Arabic, then translated by Monica Ruotto. The writer Rachid Boudjedra in his preface says that the novel is a “an irresistible reading, written with great sensibility, shyness and the delicacy of human feelings and that it depicts immigration as a difficult and complex phenomenon” and also “the different languages....turn this novel into a rainbow of poetical images, mixed scents, softened colours”15
Mohsen Melliti publishes in Italian I bambini delle rose16 in 1995, six years after his arrival in Italy. This is perhaps the first book autonomously written in Italian by an author of the Literature of Migration. He will, since that moment leave the path of literature, with the exception of a few tales, to work for the cinema and write screenplays. This year he directed the very good film Io, l’altro, with Raul Bova as main actor and co-productor.
Let’s go back to I bambini delle rose, which is a sort of possible fairy tale, because the narration develops between fable and reality. A Romany and a Chinese girl, Nico and Ly, children of different ethnic groups are bound to sell roses in restaurants and night clubs in order to survive. It’s like entering into competition: they fight and oppose themselves, but the they meet and fall in love.
Rome is the background to the story, with its adult characters, with its miseries, its superstitions and its ideological atrocities. It’s Rome by night, without any religious pomp. The novel develops in seven days, almost as if it was a whole cycle, a closed time, to show that also our stories, the ones of the human being are closed.
It is very significant that Melliti, being a Tunisian, writes about a Chinese and a Romany, with the evident aim of humanizing the ethnic group we call “gipsies” and that he always calls Romany, except when other characters name him with derogatory expressions.
Nico is a child character who does not feel part of any country except the land where he was born, where he lives and where he lives feelings and love.
In what way is this novel so special? In the fact that the children characters are not used to show something useful to adults. This is a true children story which is plausible because children too can fall in love.
It is the first novel looking at immigration from the inside and not as a mirror of Italian problems which we can see in the context of the narration.
Melliti will then write for the on-line magazine el-ghibli : l’àncora di Saint Exupéry17 that is a story with just a few characters, an experimental text between narration and scenography, with very clear peculiarities: a meagre and sharp language, where the asyndetic parataxis is the supporting expressive structure; a division in scenographic sequences. In this short story for the little girl Susanna life has still got a meaning because of her love ties to her father, the Iraqi Ala who used to be a pilot.
Melliti shows his deep respect for children because Susanna is not an instrument for adult ideologies. She is a character who, almost silently, follows her father who is trying to reach England in order to stop his eye illness that will make him blind.
In silence, in an almost total passivity, we understand at the end that Susanna will become Saint Exupéry’s anchor for his father in his complete blindness.
Jarmila Očkayová, before Occhio a Pinocchio had written Appuntamento nel bosco,18 a book for children whose main characters are teenagers and where the main theme is a consideration about xenophobia and the foreigner: the world of adults is nothing but the background.
It strikes that also the ones who should believe in comprehension and friendship because teenagers, act on the contrary followin
g xenophobic rules which exclude without any clear reason but superficial outer differences. We understand the prosecution of the sense of exclusion felt by the foreigners who are kept at a distance away from the life of the community.
Il buio del mare19 by Ron Kubati is a special book: someone refers to it as a fairy tale in black. The main character, a nameless child, is the typical example of a condition of affective deprivation, of the segregation for his father’s social “guilts”, of the spatial disorientation brought by the absence of affective relations.
Let’s consider this significant passage. “He started wandering aimlessly in the district. He rapidly walked every street till the end to check where it brought....He went beyond the well known places, but only a few hundred yards at a time....He did not know why nor what was he looking for. He just kept walking...The flowing of the streets one into the other pushed him to explore combinations and crossings. He used to do this mainly in the evening”.20
In the literature of Italian migration there are no other novels, I believe, centred on children or teenagers, but there are some short stories in which children are the means of demonstration for adults’ ideologies. Such is the case of the very poetic tale Il bambino che non si lavava21 by the Croatian Tamara Jadrejčić22. With this text she won in 2003 the Calvino prize (which is awarded every year to an unpublished work. Nevertheless the text will never be published by any important publishing firm. It is only in 2007 that Eks&Tra is publishing it in the volume I prigionieri di Guerra).
The contents of this narration are very far from the themes of migration. In this text the main theme is war with all its dramatic consequences at all levels.
But war is not seen as cruel and brutal, but through the eyes of a child who wants to react and show off his dirt as a weapon of defence.
The unaware emotional involvement of someone, like the boy, who does not know the meaning of the term war, but understands that it stole him his father, makes the narration full of a tension which cannot slacken. The mother, who at first does not understand her child’s feeling, manages later to become even more aware of the tragedy of war and of the loneliness in which she has to deal with everyday problems without any certainty for the future and in the constant worry for the present.
The child becomes a tool by which to show hostility to war, even if in this short story the child’s psychology is so coherently drawn that one does not perceive this exploitation.
The main characters of the Indian writer Laila Wadia are usually older, being mostly young teenagers like the ones of the short stories published in the text Pecore nere.23 In the volume Il burattinaio,24 the main character of a first short story, Lode alla polenta25 is a coloured girl who manages to embarrass the jury of a literary prize that, in the intentions of the organizers, ought to be given to a true ‘padano’ child. It is clear that the girl is meant to support a theory. In another short story a little girl is somehow enchanted by a “beggar” apparently deaf and dumb. It is here irrelevant to point out the plot of the story, but it is important to underline the delicate description of the relation between this girl, whose name is never mentioned and the deaf mute beggar.
The girl in the tale Swami26 does not want to prove anything. That is why the tale is close to being a small poetic masterpiece.
Laila Wadia contributed with two tales (La legge della giungla;27 Natale a Trieste28) to the experience of Il carro di Pickipò.29 The first one is a fairy tale with animal characters and the main theme is diversity. It should be noted that all fairy tales are thematized as it is the case of this work of Laila Wadia. Natale a Trieste’s main character is a girl that – due to sudden economic difficulties of her family – at Christmas receives a puppy dog as present. A present she had long wished but never obtained as her wealthy family gave her other gifts.
Entirely different is the tale Il charango e I ragazzi di strada30 by Karin Chirinos Bravo in the book Il doppio sguardo31. Here a group of children set up a performance to escape their fate of being secluded in an orphanage. Important from a social viewpoint, the tale has a clear goal to reach and therefore the characters of the tale are somewhat instrumentally exploited for the sake of ideology.
Some of these authors did also work to produce literature for the childhood, setting up stories that suggest fairy tales and take much from fantasy.
Christiana de Caldas Brito has produced a book for kids, La storia di Adelaide e Marco32. A peculiar tale, full of metaphors. The two main characters, Adelaide and Marco, are outcasts that show their diversity as physical. This diversity however is the symbol of other diversities that are not visible but do indeed exist. The difference causes first a sort of distrust, then the effort to phase it out. For those that surround the ‘different’ life becomes easier when there is conformity and accomodation.
The status of diversity allows Adelaide and Marco to express their attention and solidarity and give their support to other outcasts experiencing difficulties. The story can have a poetical autonomy being kept at the level of a fairy tale where sequences and microsequences carry significant functions, as we learn from Propp.
The Brasilian born author has also contributed to Il carro di Pickipò with two short tales where two objects belonging to traditional usage by the indigenous population of Brasil are personified: jancada the raft and rede the hammock.
Also important is the role given to children in her nice novel 500 temporali33 . Anderson – for instance – is a child who lives through simple plays and fairy tales. But the children are involved in the poor life of the favelas in Rio, their fate being settled, along with the cycle of suffering and defeats that keeps repeating for those that fate made to be born in the favelas.
The experience of Il carro di Pickipò made it possibile to discover among migrants other authors that devoted their energies to books for children and youngsters. Mihai Butcovan with his Trilogia dei Carpazi,34 Artur Spanjolli with Lola e il suo cucciolo,35 Helena Paraskeva with the tale Alcesti,36 Yousef Wakkas with the tale Il tesoro di Re Mikdad.37
For sure I am not quoting all the authors that produced literature for the childhood. In a probably still unpublished essay Lorenzo has found many others, if I understand that many among them recall fairy tales, legends and other stories of their countries of origin and aim therefore more to let know their countries and cultures rather than being creations aiming children.
Let us now consider the second set, namely that of authors that already knew Italian. The best known is Erminia dell’Oro but we can also add Gabriella Ghermandi. It should be noted that BASILI, the database of migrant authors writing in Italian, doers not include Erminia dell’Oro in the database, while both share a similar condition. The only difference between Erminia dell’Oro and Gabriella Ghermandi is that the first came to Italy before the migratory wave of the eighties. But by the same token authors like Kossi Komla Ebri and Shirin Fazel Razmanali should not be included in BASILI where Gabriella Ghermandi is said to be of Italian mother tongue where in fact she is not; being Ethiopian her MOTHER tongue is Amharic while Italian is the language of her father.
Scholars still have not put methodological order in defining the various sets of authors that are writing in Italian and have been in the position to migrate, whatever the reason. Let us now look at the role played by the girl character in the first part of the novel Regina di fiori e di perle38 by Gabriella Ghermandi. Mahlet is a girl that has already a settled task. “When I was a kid the three venerable older at home kept telling me: You will be our singer”.39 The upbringing of the girl is therefore oriented to develop this gift and even the shortcomings become in the girl strong points and signs of what she will become, namely the revealing “singer” of the stories of the Ethiopian resistance against the Italian invasion. I do not think in Ghermandi’s work there are other junior characters having the same importance of Mahlet in the aforementioned novel.
Much broader is the contribution of Erminia dell’Oro in producing books for children and/or youngsters, though almost all the works of this writer of Eritrean origin have children as main characters.
There are many books for children: at least twelve are listed and some are now out of print. The whole list can be found in www.pesaro.com/erminia/pubbli.html .
Some books have been written for teenagers as La casa segreta, La gola del diavolo, Dall’altra parte del mare.
In the books for children we find the animation of nature as in La piñata magica, where a tree succeeds to bring back rain that had disappeared from that territory. Many human characters but also animals endeavour to bring it back.
I would like to call the attention on two books: La casa segreta and Dall’altra parte del mare.40 The first novel his a story of war and of Jews that must hide to survive. They are supported by Italian peasants. The author reaches the double goal to focus on German and Italian racism stressing at the4 same time the courage of Italians that put their lives at risk to reduce the difficulties of people that were terribly persecuted .Erminia dell’Oro says she has told a story that really happened. The narrative takes the standpoint of youngsters. In many ways this novel is parallel to Anne Frank’s diary. The difference4 is that in the latter the teller is internal to the story, in La casa segreta is external. Yet it fully reflects environment and mentality of the very young, expressing needs that differ from those of the adult world, at times conflicting, when they are not understood.
The literary structure, based on short chapters, descriptions just sketched, is consciously adapted to the needs of teenagers. Notwithstanding it can honourably enter the corpus of books dealing with the Shoah, the persecution of Jews in Italy and the altruism and acceptation of danger that honest people can show when mankind is suffering experiences that threaten civilization.
Dall’altra parte del mare is the second book of Erminia dell’Oro whose characters are very young boys and girls. It deserves mentioning both for the public recognition (it has been selected by Internationale Jugendbibliothek of Munich (FRG) among the fifteen best books published in Italy in 2005, Arpino prize 2007) and because it focuses on one of the worst tragedies that keeps taking place in front of us and to which we do not pay the lest of attention, sometimes unconsciously taking pleasure in what is happening. I’m talking about the crossing of the Mediterranean by desperate foreigners coming from Africa but also from other parts of the planet. Paying great amounts of money they risk their lives, crammed in perilous boats to try and reach the mythical Europe.
The issue had already been addressed by Erri De Luca in hisPer sola andata. But this work is thought for cultivated adults that are patient enough to read poetry.
Erminia dell’Oro in this work must be credited for making young people become conscious of the tragedies that our time is living though often – alas – ignoring them.
The book tells how a girl, Elen, lives the sea voyage in the attempt of reaching the coasts of Italy through careless persons that give to unexperienced people the task of “ferrying” these fugitives. The story shows many flashbacks whose goal is to justify the decision taken by Elen’s mother to attempt the crossing. The narrative keeps without any tragic intonation, although the sole attitude that emerges among the characters living the experience is fear. Fear, just sketched, of crossing the desert. Fear of not succeeding to reach the destination (Italy). Fear to succumb to forced immobility or to the always incumbent risk of drowning. The author had to imagine beside Elen a fellow voyager that becomes her confidante even if she does not answer neither reacts to the confidences that Elen throws on her. It is a delicate story in which the author has deliberately mitigated the hard elements that are always connected to such events. The uncertainty of the end result makes human beings less sympathetic and often more beastly than human.
It is not know which has been the native speech of Valentina Acava Mmaka, born in Rome but lived in South Africa. BASILI does not list her among writers of Italian migration. She has written for children and for the theatre and is a cultural animator. Her first book is Il mondo a colori della famiglia BwanaVal,41 a fairy tale whose aim is to let children understand the diversity among human starting from the diversity of their skin colours. Other books: I nomi della pace;42 Jabuni: il mistero della città sommersa.43
Rnada Ghazy and Igiaba Scego were born in Italy where they have lived and are Italian citizens. They are both very young and for that reason their characters are often teenagers. The three novels by Randa Ghazy have teenagers as main characters;: active in the Intifada in the first, discussing during a train travel in the second, and, in the third, discussing the problems of age when they are squeezed between two cultures so different.
Igiaba Scego won the prize Eks&Tra in 2003 with the tale Salsicce, also included in the book Pecore nere44published in 2006 by Laterza. She keeps the ironical traits when analyzing the contradictions of her main characters also squeeze between contrasting cultures. Yet in Rhoda the analysis is harder, less ironical end we can experience the development of conflicts and contradictions, the condition of human – even juvenile – exploitation of a daughter of migrants. Rhoda45 has a negative ending and reading it could be useful only for pupils of upper secondary school.
Then in my opinion we must take into account the work of Carmine Abate46. Italian writer with a strong experience of migration as he went to Germany for a job, although later coming back to Italy. A strong attention should therefore be given to this author given the migratory experience he had and also because the subjects of his novels deal with migration. We are interested in focusing that many of his characters are children and young people and aim to understanding their role within the novel. A first significant element is that in his books the surrounding reality is perceived through the eyes and ears of a child or, more frequently, of a teenager. The narrator is not a child or a teenager. For the author he or she is only the internal addressee of the stories that are told. Adults are those who tell, who speak, who develop the narrative and they cannot but remember that the internal addressee of their tales is a boy. Reality is never explained in full in its hardship as it has to be eased to be perceived and understood by a boy: speaking must take an educational value. The internal addressee, child-boy, takes the task of r4egulating the narrative that is put into a mythical atmosphere. The child-boy character of the works by Carmine Abate is open to absorb the values of the community, to live along the history of that community because it can offer him a mythical world made of heroes that must be lived again and felt as fathers or tutelary divinities of the cohesion of the community. Is the child used instrumentally for the sake of ideology? Maybe. Yet the work of Carmine Abate who does not show explicitly educational aims but only narrative ends becoming a strong educational tool. The relationship between generations, between fathers and children within the community is shown to go through few significant elements like to mythicize or to heroify historical figures that link the pride of the subject to that of the community to make him feel to belong to it and language strengthens the sense of belonging. Costantino, Giovanni, Florian, Marco, the characters respectively of Il ballo tondo, La moto di Scanderberg, Tra due mari, La festa del ritorno, grow, mature, and take re4sponsibilities because they face mythical figure with which to compare. They feel they belong to a community as it lives the pride of having heroes that that have been able to build up and to protect a community.


1 A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta,Troina (EN), 2006, pag. 25
2 Lorenzo Luatti, Voci migranti nella letteratura italiana per ragazzi (saggio ancora inedito)
3 In A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta,Troina (EN), 2006, pag. 26
4A. Gnisci (a cura di), Nuovo planetario italiano, Città Aperta, Troina (EN), 2006,pag. 26
5 M. Melliti, I bambini delle rose, Edizione Lavoro, Roma, 1995
6 Jarmila O&@269kayová, Occhio a Pinocchio, Cosmo Iannone Editore, Isernia, 2006
7 S. Moussa Ba, A. Micheletti, La Memoria di A., Gruppo Abele, Torino 1995
8 Jarmila Očkayová, Appuntamento nel bosco, Edizioni EL, Trieste, 1998
9 Ron Kubati, Il buio nel mare, Giunti, Firenze 2007
10 S. M. Ba, A. Micheletti, La Memoria di A., Gruppo Abele, Torino 1995, pag. 5
11 Clotilde Barbarulli, Occhio a Pinocchio in le monde diplomatique, supplemento a Manifesto nov. 2006
12 C. de Caldas Brito, 500 temporali, Cosmo Iannone, Isernia, 2006
13 Kossi Komla Ebri, Imbarazzismi in La lingua strappata, Leoncavallo libri, Milano 1999, pag. 31
14 Mohsen Melliti, Pantanella -canto lungo la strada, Edizione lavoro, Roma 1992
15 Mohsen Melliti, Pantanella -canto lungo la strada, Edizione lavoro, Roma 1992, Pag. 8
16 M. Melliti, I bambini delle rose, Edizioni Lavoro, Roma, 1995
17 M. Melliti, l'àncora di saint exupéry, su El-ghibli n.5 . www.el-ghibli.provincia.bologna.it
18 J. Očkayová, Appuntamento nel bosco, Edizioni EL , Trieste, 1998
19 R. Kubati, Il buio del mare,Giunti, Firenze, 2007
20 R. Kubati, Il buio del mare,Giunti, Firenze, 2007, pag. 31
21 Tamara Jadrejčić, Il bambino che non si lavava, in Tamara Jadrej6#269ić, I prigionieri di guerra, Eks&Tra, San Giovanni in Persiceto, 2007, pag. 11
22 Tamara Jadrejčić, I prigionieri di guerra, Eks&Tra, San Giovanni in Persiceto, 2007
23 Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiyai, Igiaba Scego, Laila Wadia, Pecore nere, Laterza, (Contromano), Roma-Bari, 2005
24 Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004
25 Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004, pag. 25
26 Laila Wadia, Il burattinaio, Cosmo Iannone, Isernia, 2004, pag. 153
27 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 39
28 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 51
29 A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006
39 K. Chirinos, Il charango e i ragazzi di strada, in Il doppio sguardo, adncronos, Roma, 2002, pag. 83

31 K. Chirinos, Il doppio sguardo, adncronos, Roma, 2002
32 C. de Caldas Brito, La storia di Adelaide e Marco, Il grappolo, S. Eustachio di Mercato S. Severino, 2000
33 C. de Caldas Brito, 500 temporali, Cosmo Iannone, Isrnia, 2006
34 M. Butcovan, Trilogia dei Carpazi,in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 69
35 A. Spanjolli , Lola e il suo cucciolo in, A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 43
36 H. Paraskeva , Al cesti, in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 19
37 Y. Wakkas, Il tesoro di Re Mikdad , in A.A.V.V., Il carro di Pickipò, (Paolo Lavagna e Raffaele Taddeo a cura), Ediesse, Roma, 2006, pag. 29
38 Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli, Roma, 2007
39 Gabriella Ghermandi, Regina di fiori e di perle, Donzelli, Roma, 2007, pag. 5
40 Erminia Dell’Oro, bibliografia in: www.pesaro.com/erminia/pubbli.html
41 V. Acava Mmaka, Il mondo a colori della famiglia BwanaVal, Kabiliana, Lerici 2002
42 V. Acava Mmaka, I nomi della pace. Amani. EMI, Bologna, 2004
43 V. Acava Mmaka, Jabuni: il mistero della città sommersa, EMI, Bologna, 2003
44 Gabriella Kuruvilla, Ingy Mubiyai, Igiaba Scego, Laila Wadia, Pecore nere, Laterza, (Contromano), Roma-Bari, 2005
45 I. Scego, Rhoda, Sinnos, Roma, 2004
46 Carmine Abate, bibliografia in El-ghibli n. 5 www.el-ghibli.provincia.bologna.it

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Anno 4, Numero 18
December 2007

 

 

 

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