El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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autopsia in corso

mauro bogdanovic

Non chiamati, non spinti
		partimmo di là
			ed era per te déjà-vu:
già avevi lasciato terra e famiglia
		per amore o incidente
				di percorso,
non una ma due volte straniero. 
		Ricominciasti daccapo
			e più in basso
quando eri già stanco
		e tra un male e l’altro
ripartivi alla condanna del mare
		con tuo ed altrui sollievo.
In questo momento
		non c’è bisturi amico
che scruti la tua carne
		per indagare torti
ma non duole più
		la lingua coltello
			del geloso matriarcato
che giorno dopo giorno ti recise
			sangue e speranza.
Mezza vita hai faticato
		in idioma che mai volesti
			del tutto imparare
e nello stesso altre hai slabbrato
		anelando tranquillità.
Sopportare hai sopportato
		e il lezzo che il tuo corpo
			sta emanando
non offende come offesero te
		nei gusci di ferro
			tra i motori
o nell’astio quotidiano
	di chi assai più ti odiava
perché il suo odio l’avevi perdonato.
	E se la terra prima da cui partisti
aveva a te chiesto troppo,
	il troppo che desti alla terra
		che non avevi chiesto
ti si ritorse in poco
		e meno ancora.
E mentre il ferro ti smembra e scava
		forse viaggi lontano
			su nuovo mare
e ti culla la tersa onda
	lavandoti da ogni affronto,
					papà. 

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omelia di parte

mauro bogdanovic

Se penso quanto mi sembravi grande
			quando ero piccolo io
e mi tenevi per mano,
			tu giovane adulto,
davanti a gomene e altissime chiglie,
		e quanto sono piccolo io,
			ed eri diventato tu,
ora che io sono più vecchio
		del tu di quel ricordo;
non trovo che morte e vita
		siano così diverse
come capisti tu alla Maison Blanche.

Non ho giocato a Dungeons & Dragons,
			mi ci portavi tu
nel ventre delle navi
	tra profonde scale unte d’olio
nell’assordante rombo dei motori
		nel ticchettio dei generatori
fin dove l’asse s’inghiottiva
		nella cubìa dell’elica,
ed era mare.
		Della vita in mare
non osavi, e non volevi parlare:
	tacevi di porti e avventure
		e alla tua vita lontano
non era dato accedere
	a sentimento di verità.

		Oggi ti scrivo
e inscrivo nella mente
		di chi non ti conobbe
(o poco, o troppo),
		e del groviglio
			di miti e catrame,
del verde marino
		delle tue cabine,
dello sporco di cargo
		abitato d’uomini,
vorrei restasse
	non il dubbio e l’esitazione,
né il chiasmo di voci
		feroci e indulgenti,
ma la stessa intima vena
		che ci portò e porta,
giovani, all’entusiasmo:
		come scorre ora la parola
			e scorse l’atto
scorra per te l’onda che bagnò e bagna
				Budva di pietre bianche,
e riposi tu in pace
		nell’acqua salata, salata
che lava e indìa ogni affronto.

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requiem per navigante

mauro bogdanovic

Forse ora la tua anima
	svolazza come cucciolo d’ape
o respira con il ritmo delle cicale.
	Se ora il tuo corpo non teme
				l’affronto
di una giustizia
		che non ti riguarda più
e solo in naso freddo spunta ancora
				dal lenzuolo,
perdonerai a noi
		che non abbiamo capito
che ci lasciavi.

E se morendo hai aperto porte
		che in vita ti furono chiuse,
le porte che tu in vita
			hai chiuso o aperto
ti siano leggere, e non turbi
			il tuo sonno
un destino che ti sei cercato
		e non hai mai voluto.

Requiesce in pace
		come poi chiedevi
dopo l’ultimo sbarco
			della tua vita.
Ciò che non scordasti
			ti sia reso
e l’attimo eterno
		abbia il colore
del riposo del mare:
			sereno.

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Anno 4, Numero 18
December 2007

 

 

 

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