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verso i cpt a riva

marco busetta

acqua ancora
acqua che non si ferma
che non si lega.
acqua liberata, impazzita
che nessuna terra contiene,
salata per il sudore versato
quotidianamente in essa


all’approdo atteso, come corda ci tirasse
e legasse insieme,
purché arrivassimo fino alla
spiaggia
dura fredda ma letto almeno
riposo, sarebbe questo dopo lo squarcio
attraversato del mare
sarebbe questa la resa del mare;
acqua che non si è mai fermata
che ha ricomposto e mostrato voragini
in onde e creste dai disegni nuovi
e vuoti più minacciosi di notte,
è acqua che non si lega
che nessuna terra contiene.

la corda teneva legni cartone
a farne scialuppa
e legava noi in un unico corpo
dal fiato acido e ansimato,
quella corda dura che piaga
serrando ma che non separa le onde
dal sale arido a grani
e l’acqua dal respiro indigesto.

Quel gesto: spezzarla
avremmo voluto ma bisognava
aspettare ancora, essere insieme un corpo
contro l’acqua
pur di evitare gli abissi

non sciolta a riva, non libera
non letto invece
non pace, non aria non luce
ma ogni cosa in vetri acuti in frantumi
disposti con cura sopra un’appendice di terra
soffocato cemento e fili e inchiostri
-gocce d’acqua più nera,
noi in mala fila verso casa di ferite
dove i frantumi di corpo
quella stessa corda conduce,
ancora tirati, duramente condotti:
siamo quindi impronte, ma orrendamente
mutate
quelle stesse già lasciate a riva.

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Anno 4, Numero 17
September 2007

 

 

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