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i coralli di irina

alejandro cesar alvarez

Come un vascello fantasma ritornano le paure del passato.
Si mettono in fila coi loro volti attoniti.
Vestiti di abiti umili e carichi di brandelli di storia.
Sbarcano, ma tu non ci sei.
Manca la tua spuma a questo approdo di corpi riciclati.
Tenera Irina di mezzo cammino.
Dubbiosa scogliera di coralli che divide l’essere dall’attendere.
Oggi la mia speranza è farneticazione di marinai ubriachi
che raccontano storie che parlano di te.
Fragile Irina di nessun posto. Degli oceani oscuri.
Matrice indifferente sommersa da onde atterrite.
Raccontano che passeggi tra anime peregrine di coralli rossi, sopra la sepolcrale marea.
Da questo approdo anelo a rivedere lo sventolio del tuo fazzoletto viaggiatore, animato di vita.
Ma le immutabili sagome del tempo
fermentano grigie attraverso il legno tarlato,
come pesci erranti con le bocche protese, e senza te.
Irina di terre promesse e abbandonate.
Ti amo da questo arido purgatorio, umido di ancore e di vapori.
Fluttuando lontano, nell’eterna incostanza della tua terra assente,
del nessun dove.

Traduzione di Patrizio Pacioni

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Anno 4, Numero 17
September 2007

 

 

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