El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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rodney saint-éloi

D’ora in poi ogni città è una poesia!
Il decreto riguarda Montreal
Tracce ferine di città portuarie
Port-au-Prince Beirut Lima
Ogni città ha la sua infanzia propria
Ogni città ha i propri colori, le tempeste che le appartengono
Ogni città ha le proprie bellezze fantasma, la propria corte dei miracoli
Ogni città ha le proprie tombe dorate e i propri portoni di vergogna
Ogni città ha le proprie fogne puzzolenti i propri dolori immobili
Ogni città ha i propri cieli le stelle gli spicchi di luna

D’ora in poi Montreal è la città tra tutte
i marciapiedi scelgono le parole e le cose
le frasi sono cervi volanti enormi
ogni stagione reca sintassi delle piogge
Montreal è una canzone vudù
una bambola di cera bucata di sette spilli
un racconto di luna piena in pieno giorno
Una storia d’esilio della memoria

Montreal
città cantata, amata disamata
città indaco, città hip hop
città conserva sovrana Inc.
città posticcia città metrò città nanna
città formica città follia città ventosa
Montreal ha la mano dura e il cuor leggero come una nuvola
Montreal è una culla
Montreal è uno spettro
un desiderio muto su ogni finestra

Montreal fa girare il dolore
Montreal fa sanguinare le parole
ai poeti piace
Chiamano ogni strada
Saint-Denis, Sainte-Famille
Mont-royal, Saint-Henri
Des érables, Saint-Laurent
si intrufolano tra le frasi
Decretano Montreal città tra tutte

Montreal è il destino ardesia della poesia
I rappezzi di Miron asciugano le viuzze
José nero come un dio ebbro spazza le strade
Bello come sole sui marciapiedi spaccati ogni memoria irruente
Isa col silenzio delle belle di notte di chiarori barocchi
la città è la loro, lubrica come cani in calore
non è vero Jean-Paul, tu che ci dici quando una città non è scritta, non è una città.
È così, ogni città ha le sue nuove albe tristi, le sue farfalle di San Giovanni, i suoi disinganni di sangue e di fango, le sue compiacenze notturne, le sue piccole aurore di marcio e di sporco.
Ogni città è garante di una felicità d’occasione, di una gozzoviglia senza nome, di un segreto senza storia, di una leggenda senza statua. Forse non si penetrano i misteri delle strade, forse i cittadini sono al di qua del grido della città, al di qua del suo umorismo e al di qua della sua eloquenza.

Montreal si fuma certe sere un bel cannone
Certe birre colano a picco come grandine
certi bordelli girano nudi e tondi
certe ragazze danzano nel ventre delle notti
la musica rauca devia le acque del fiume
Montreal by night rock’n roll
la città fa corpo con il genio del diavolo
ogni volto ha una storia bucata
ogni crocevia ha il gusto di un festino mancato

Montreal è la città dei sudori d’alcool
La città vorace la città migrata migrante
fabbriche inacidiscono il latte dei cuori
donne e uomini vi muoiono all’alba
il loro sangue scorre rosso nelle viscere dei ferri stridenti
il popolino si alza di buon’ora, non è vero Godin
con sogni scassati cuore pieno di paesi
bandiere nere di vergogna di magia
Montreal cimitero in cui si riversano le dignità dei mari

Una città è il rifiuto delle certezze
Una città è il rifiuto del consenso
Una città è l’opacità delle identità contrariate
una città sei tu sono io nell’urgenza del pane
sono i marciapiedi che si parlano del buono e del cattivo tempo
in lingue strane straniere
Montreal è la festa creola verticale
poutine cinese, piccola Italia salsiccia ungherese

Dai Montreal dai
I poeti hanno un malo occhio. Guardano sempre dal lato sinistro e sognano di una città come stelle perdute. La sera, il dispiacere è vorace e i bar schiumano l’angoscia delle stelle. I canti girano qui come la vita, e dentro, ci sono passerotti che parlano. Ci sono tempeste che fanno la guardia sulla neve accovacciata come giocattoli di bambini. Ci sono fiumi che ciangottano con santi poltroni. Ci sono mercati che scoppiano di salute come le guance dei neonati. Ci sono amori, disamori plurali, ogni ora, ogni giorno, donne e uomini nella doglia di una tenerezza, al margine di un incontro, tra la parentesi di una parola.

È a Montreal che vengono a morire altre città
In un bistrot, un uomo piange la sua patria assassinata
In una strada, un bambino corre coi piedi torti della sua città
In una camera sulla rue Descelles sfumano delle dune
Delle pampas a fazzoletto da tasca infiammano il paesaggio innevato
E io ritrovo i lacci della mia città
Nelle svolte calve di Saint-Henri
Eccoli qui eccoli là i padroni della città
I tassisti e i poeti
Solo loro sanno che le città sono miti vagabondi.

Traduzione di Paola Ghinelli

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Anno 3, Numero 14
December 2006

 

 

 

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