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Non le serve granché l’orlo di una gonna bianca di pizzo
che s’impiglia all’assito di legno; lo sguardo
che s’abbassa quando si volta, deluso ma più saggio
di quanto ti immagini; i fulmini di Amherst
e un vento come un corno da caccia,
e di colpo domina la pagina,
brucia di segreti al mio orecchio
mi carezza il braccio e lo costringe a scrivere,
o forse a mentire, attraverso i suoi denti delicati
Cercando di distrarmi tutto il tempo
dall’uomo con cui sto, cerca
di invadere i suoi sogni.
Nel viottolo del giardino della casa di riposo
prendo la curva sbagliata e incontro Nijinsky
che appoggia le mani e il mento
a un bastone, un grosso ramo ancora verde.
Condivide un segreto col ramo
che dev’essere stato spezzato dalla pioggia
la notte prima di questo bel giorno di sole.
Mi siedo accanto a lui sulla panchina
pur sapendo che è probabile che non risponda
ma desidero condividere la sua gloria
e il triste silenzio di oggi.
“Dev’essere stata dura”
dico, “stare sul palcoscenico
tra terra e cielo
tra uomo e donna
satiro e spirito.”
“E il salto improvviso
al di là di tutto,” mormora,
poi con voce più chiara,
“e la terribile caduta
nel mondo dove
le differenze hanno importanza.”
per Anne Sexton
Ricordi la signora col vestito rosso coi bottoni da cima a fondo dal colletto alla cinese fino alle caviglie ricordi come le si aprivano i bottoni a ogni poesia uno dal fondo uno da cima – rivelando pian piano il décolleté e le cosce. È questa la trama di una poetessa.
Perfino tu, Principe, sei qualche volta cieco,
a forza di vivere, come fai, negli inferi bui ?
certo che essere malvagi è facile, come essere egocentrici,
e che qualcuno come me si sentirà attratto
da quella tua solitudine, assaporando
quei giorni seduttivi, le notti in letti vuoti.
Che posso dire? Hai modi così virili –
e quando ci siamo incontrati all’incrocio quella notte
ho fatto un po’ di strada con te, osservando le volute
del tuo bastone, desiderando lenire
tutti i tormenti nel tuo mondo. Pensai
di cullarti, come un discepolo sofferente,
nel mio grembo generoso ? non ho neppure ascoltato
le offerte di sapienza che mi hai fatto
in cambio dell’anima.
Persino quando hai brandito il contratto,
suggellato dalla mia firma, non ci ho fatto
caso, stregata com’ero dalla pena
nei tuoi occhi, dal bisogno di un certo bene –
posso osare chiamarlo – amore?