Benedetto –
benedetto il giorno che caddi dalla sedia
e ruppi la speranza –
benedetta la cioccolata
e la sua illusione di salute –
benedetta la vita che è rimasta indietro
benedetta la sua assenza di fretta
Dio è con me, nella camera d’albergo.
Il rubinetto perde, bruciature
di brace sulla coperta
e sul tappeto.
Dio chiude la finestra
ma il vento gelido entra.
Oggi
vorrei parlare di certe facce
vuote, facce fatte
di vari lineamenti, ma dietro
niente.
Ho visto facce così
all’ospedale, ma mai tra i pazienti.
‘Prendimi’ dice
l’essenza del tempo.
Io che sollevo niente
nella palestra dell’anima
Se t’immergessi in una vasca,
vedrei il volume che sposti.
Se ti appendessi da un piede,
fino a che punto sei un peso.
Non cercare più, non ci sono taxi.
Credi che arriverà, cammini avanti e indietro,
ti angosci,
sei disperato. Accettalo finalmente:
non ci sono taxi
Sola nella morte
dopo lunga agonia
quando padre e madre e il fratello
sono timidi
la luna si storce e si fa oscura
roma, luglio 2002.
un uomo sputato dal nulla si aggira per la città. l'aria sa di graduatorie, moduli, colloqui.
si è appena aperto il sipario del giorno
Il vecchio Kibaykita, che possedeva l’arte di attirare l’attenzione dei bambini con le sue belle storie, aveva finito di raccontare loro la prima storia del giorno sotto l’albero à palabre.
[...]Il treno scivola nel suo acciaio, assestando la traiettoria nelle curve. Ricorda agli uomini che la corsa è innaturale. Io sono seduto al posto trentaquattro, carrozza sette. E sono morto da una settimana esatta.
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