Nota biografica | Versione lettura |
Benedetto –
benedetto il giorno che caddi dalla sedia
e ruppi la speranza –
benedetta la cioccolata
e la sua illusione di salute –
benedetta la vita che è rimasta indietro
benedetta la sua assenza di fretta
e nessuna necessità di rincorrerla –
benedetti il sale e l’alcol
e benedetta la loro dedizione
quando spaccano le arterie –
benedetto il gioco di esistere
le persone serie che non giocano mai –
benedetto il riso come cibo
e benedetto il riso come terapia –
benedetta la femmina
e benedetti i suoi figlioli per come vengon fatti –
benedetta l’assenza e benedetta la presenza –
benedetto il sole quando è freddo
e benedetta l’ombra quando è caldo –
benedetto il mal di pancia
che poi passa
e benedetta la sua partenza –
benedetto infine chi si sente niente
e di niente vive –
come me per esempio
e benedetta la mia benedizione.
Dio è con me, nella camera d’albergo.
Il rubinetto perde, bruciature
di brace sulla coperta
e sul tappeto.
Dio chiude la finestra
ma il vento gelido entra.
Venti candele ha la lampadina,
Dio cerca di far luce
con se stesso, ma l’effetto
è deprimente.
‘Dai, rassegnati,
io non ti credo’,
tento una difesa.
Dio estrae il pacchetto
e ne accende due. Tiro,
ma il fumo è freddo.
Dio si toglie qualcosa
dagli incisivi, con l’unghia
del mignolo.
‘Tu hai mangiato bene?’
dice. Gli mostro la siringa
e scuoto la testa, ‘Sei ostinato’
dico, lui sorride
si sdraia e in due secondi
s’addormenta.
La sua brace cade,
ma non fa buchi sulla coperta.
‘Vedi, vedi?’
vorrei sottolineare.
Ma non voglio deluderlo ora,
ci penserà da solo quando
si accorgerà
che gli uomini non esistono.
Oggi
vorrei parlare di certe facce
vuote, facce fatte
di vari lineamenti, ma dietro
niente.
Ho visto facce così
all’ospedale, ma mai tra i pazienti.
Le ho viste
al cinema, sia in sala
che sullo schermo.
Le ho viste
alla partita di basket, in un bar
mentre bevevo un caffè,
nelle sagome
sedute su un autobus.
Le ho viste.
Le ho viste
in Asia, in Africa,
in America, ma mai
quanto in Italia.
Le ho viste
tra i miei amici.
Le ho viste
a messa, tra gli attori
e tra i mafiosi.
Le ho viste
principalmente sugli uomini,
e sulle donne
troppo eleganti.
Le ho viste,
le vedo sempre e troppo.
Un giorno
perlerò delle facce
che dietro hanno qualcosa.
‘Prendimi’ dice
l’essenza del tempo.
Io che sollevo niente
nella palestra dell’anima
tendo al tragico,
‘No’ dico e tento
le palestre vere,
le creme antirughe,
l’allegria patologica.
Tutto frana nel desiderio,
e le cellule non mentono.
Finché un giorno
uno come un altro
uno senza motivi
o delitti speciali
capisco, srotolo una lingua
rilassata e paradossa
per parlare a me stesso:
l’io si rilassa
allora, e arride
alla sua Pasqua laica di resurrezione.
Il corpo invecchia,
e il sorriso
si fa interiore.