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marjne satrapi o l'arte di disegnare la memoria

maddalena apano

Vorrei riuscire a convincere il maggior numero di persone possibile che leggere Marjane Satrapi fa bene alla mente e al cuore.
Io credo che questa autrice abbia messo insieme parole ed immagini per prendere in mano "fisicamente" i ricordi della propria vita ed impastarli, colorarli, annodarli tra loro, con i fili della logica di un’adulta che non ha ancora perso lo sguardo di quando era bambina.
Come tanti uomini e tante donne in epoche e a latitudini diverse, Marjane Satrapi ha dovuto lasciare la sua famiglia e il suo paese d’origine, l’Iran, sfiancato dalla dittatura e indebolito dalla violenza, per cercare altrove spazi e identità.
Oggi è conosciuta ed amata in Europa come in America; il racconto della sua vita, dall’infanzia alla maturità, è splendidamente disegnato nelle pagine di Persepolis 1, romanzo a fumetti che mescola la storia di una donna e la storia del suo paese, come un telaio persiano che tesse fili diversi per comporre uno sfolgorante tappeto.

Nel 1984, quindicenne, Marjane viene mandata a Vienna per studiare; i suoi genitori preferiscono allontanarla da Teheran perché temono che il carattere e l’educazione ricevuta, possano metterla nei guai, dato che Marjane ha l’abitudine di sottolineare le ingiustizie che vede intorno a sé criticando metodi educativi, scelte ideologiche e bugie di regime.
Dal 1978, anno della Rivoluzione Islamica, la vita della famiglia Satrapi e di tutti gli iraniani, è cambiata radicalmente: la monarchia filo-occidentale dello Scià, che non è più in grado di gestire un paese impoverito da una grave crisi economica, ferito da lotte politiche intestine e diviso tra ideologie e religioni, viene "abbattuta" per lasciare il posto ad una rivoluzione teocratica, che proprio in nome della religione, cementa il suo potere con una repressione violenta e feroce.2
Marjane disegna se stessa bambina mentre implora i genitori di portarla alle manifestazioni contro la dittatura militare dello Scià o mentre gioca con gli amici alla rivoluzione o mentre compie le sue piccole ribellioni quotidiane al potere come fumare di nascosto, marinare la scuola, indossare scarpe Nike e spille di Micheal Jackson.
Ma Marjane ricorda anche con una dolce e disarmante lucidità, l’arresto e la fucilazione dell’amato zio comunista accusato di essere una spia russa; ricorda l’inizio dei bombardamenti nella guerra con l’Iraq del 1980 e la carneficina dei soldati iraniani, poco più che ragazzini, mandati come "trincea umana" contro i blindati iracheni.
Le memorie del primo volume di Persepolis sono tante e varie; il dramma di una società si rispecchia in quello di una famiglia e viceversa, senza che l’autrice dimentichi mai che sta disegnando il suo punto di vista: parziale e relativo ma , aggiungo io, acuto e molto umano.
La seconda parte di Persepolis racconta l’esperienza di Marjane lontano dall’Iran, da quando arriva a Vienna a quando la lascia dopo quattro anni per tornare a casa. Naturalmente il racconto si fa più intimo e meno storico: la protagonista è alle prese con un realtà disorientante nella quale si sente un corpo estraneo; l’Iran è lontano e Marjane deve "interiorizzare" la decisione dei genitori di allontanarla, fino ad accettarla per quello che è: un immenso atto d’amore.
Ma per una giovane iraniana a Vienna non è semplice districarsi tra compagni di classe "molto europei", insensibili suore cattoliche e comunità hippies, droghe e sesso libero. Se mancano riferimenti storici all’Iran è perché Marjane è concentrata a disegnare per noi il senso di alienazione, disagio e solitudine che prova l’essere umano quando diventa “emigrato” ; alle difficoltà di adattamento si sommano i naturali problemi dell’adolescenza: mutamenti fisici, nuove consapevolezze di sé ma anche sbandamenti, isterismi, ricerche di identità e conferme, rifiuto delle origini, desiderio di crescere, voglia di imparare da soli.
Per la Satrapi, la formazione di una propria personalità, passa sopratutto per le dinamiche di appartenenza sociale che legano il singolo al gruppo; essere accettati da una collettività implica spesso rinunciare a qualcosa di personale come una fede, un’idea, un’esigenza. Marjane è costretta a chiedersi cosa significa essere iraniana, se ha ancora senso definirsi tale, se il desiderio di integrarsi in un nuovo mondo è il tradimento delle proprie radici. Ma dunque come negoziare la propria identità in una dimensione culturale spesso ostile ed impermeabile? Dove trovare il punto d’equilibrio tra ciò che ci portiamo dietro, la storia da cui veniamo, e ciò che dobbiamo diventare nel presente mutevole?
Marjane ci dona la stilizzazione geniale di questa ricerca che prima o poi affrontiamo tutti e che per questo diventa meravigliosamente universale.
L’ultima parte dell’affresco Persepolis descrive il ritorno in Iran della protagonista, debilitata nel fisico e nello spirito dall’intensa esperienza europea; a casa però non riesce a trovare la serenità tanto desiderata, ancora una volta si sente estranea allo spazio che attraversa ed in colpa per aver vissuto da lontano i drammi del suo paese. Sospesa in una città che non riconosce e tra persone che non comprende, Marjane riparte da zero, ritagliandosi una "zona di sopravvivenza" fatta di nuove passioni e nuove tattiche di sovversione: lo studio, l’amore e l’indignazione.
A Teheran frequenta il corso di Belle Arti presso l’università statale, applicandosi e nello stesso tempo protestando contro programmi censurati e didattiche censuranti nel tentativo di adattarsi al nuovo Iran. Nel 1994 dopo essersi diplomata, si rende conto che non può più rimanere perché è l’Iran che non si è adattato a lei: negli anni Marjane ha lottato per un’idea di libertà e autonomia che non vuole più mettere in gioco e consapevole di avere la possibilità di scegliere, sceglie di andare. Lascia ancora una volta la sua famiglia e l’amata nonna che non rivedrà più e si trasferisce a Strasburgo per continuare i suoi studi d’arte e successivamente a Parigi dove vive tuttora e dove comincia la sua carriera di scrittrice.
Prima di diventare scrittrice Marjane Satrapi è stata un’acuta lettrice; fin da piccola ha imparato a giocare con gli stimoli che offre la lettura: la libertà dell’interpretazione e il potere dell’immaginazione. Se quand’era bambina, leggendo Il Materialismo Dialettico a fumetti, immaginava Marx, Cartesio e Dio come amici immaginari, più tardi, a Vienna la lettura di Bakounin, Sartre, o Simon de Beauvoir le tiene compagnia, nella solitudine di tante vacanze passate senza la famiglia. Giunta a Parigi Marjane scopre il mondo dei fumetti: il capolavoro di Art Spiegelman Maus, è per lei la rivelazione delle incredibili potenzialità di questo media; il fumetto, “ comics “, sposa insieme scrittura e disegno, discipline amate dalla Satrapi che, allo studio dell’ illustrazione unisce l’eredità della scrittura Farsi, grafia di tratti finissimi e di magiche evocazioni.
Dice Marjane Satrapi : “ Nessuno chiede ad un autore perché scrive un libro o ad un regista perché gira un film. Ma noi scrittori dobbiamo sempre giustificare perché facciamo fumetti. (…) mi chiedono perché non scrivi un libro? Per me il fumetto è un libro. Lascia così tanta libertà, ti permette di fare così tanto e ti rende indipendente.(…) io volevo raccontare la mia storia e non sapevo come, una volta cominciato il fumetto ho trovato la soluzione: uno stile grafico che fosse "efficiente" e nello stesso tempo registrasse le emozioni."3
L’impulso di Satrapi è antico come l’uomo: raccontarsi e raccontare la storia della propria terra e, per mettere in pratica questa sorta di autoanalisi, Marjane ha sperimentato un mezzo espressivo che oggi ancora molti non considerano degno di attenzione e dignità. Peccato, non sanno cosa perdono!
Ho usato il termine autoanalisi perché credo che il lavoro di Satrapi ci offra l’esempio perfetto di come si possa fare pace con la propria vita: rivivere i dolori passati, le perdite, gli allontanamenti, le ingiustizie atroci della guerra e della violenza, ma anche i gesti veri di solidarietà umana o di gratitudine o di coraggio. In tutta la sua personale odissea, da bimba a giovane donna, Marjane non smette mai di ripetersi e di ripeterci ciò che ha imparato in famiglia: si può perdonare ma non si può dimenticare.
Anche ora che è diventata popolare e gira per il mondo, invitata a conferenze, dibattiti sul mondo del fumetto o sulla cultura iraniana, Marjane Satrapi non ha mai paura di sostenere quello in cui crede: chiede a chi l’ascolta di non giudicare il suo paese solo dalle immagini televisive di figure velate che protestano contro l’occidente ma anzi di pensare a tutte quelle donne, Shirin Ebadi per prima, che con impegno e vero coraggio, tutti i giorni sostengono battaglie infinite contro uno strapotere maschilista e patriarcale.
Marjane Satrapi mette a nudo la ferocia e l’ipocrisia delle dittature che ha conosciuto, e che trasformano ovunque la gente comune in massa indifferente, il vicino di casa in traditore, l’amico di infanzia in aguzzino. Marjane sostiene di aver incanalato la sua rabbia, trasformandola in ardore e passione per ciò che scrive: “ per me, il più grande successo è accorgermi che persone che non hanno mai letto o sentito parlare di queste cose, si identifichino con ciò che scrivo e comprendano profondamente il grado di orrore. Riescono a capire senza averlo vissuto, questo è ciò che voglio.”4
Marjane rifiuta di considerare se stessa una vittima ma sa di essere stata molto fortunata perché può raccontare quello che ha visto. Con le sue strisce in bianco e nero rende omaggio alla libertà come valore supremo: libertà di credere in qualcosa oppure no, libertà di essere donna, libertà di dire la verità, libertà di scegliere con chi stare, libertà di amare ed essere amati, libertà di espressione.

In conclusione segnaliamo il nuovo libro della Satrapi appena uscito in Italia: Pollo alle prugne.5 Differente dai precedenti perché raccontato da una voce maschile, questo romanzo descrive gli ultimi giorni di vita di un prozio di Marjane, Nasser Alì, suonatore di Tar che decide di morire. Considerato dalla critica l’opera di maturità della scrittrice, Pollo alle prugne, pur affrontando il tema della morte e dell’ infelicità, diventa un’ elegia alla vita, alle passioni che la rendono ricca, e agli amori che le danno senso. Il protagonista risulta antipatico ed egoista, come spesso, dice l’autrice, sanno esserlo gli artisti, così concentrati sulla propria arte da perdersi tutto il resto.
Per quanto Nasser Alì risulti l’alter ego maschile di Marjane, io preferisco le storie femminili, geniali ed ironiche come quelle narrate in Taglia e Cuci6: attorno ad un fumante samovar, la scrittrice ritrae le donne del suo clan, riunite per il sacro rito del taglia e cuci, volgarmente chiamato pettegolezzo. È l’occasione per descrivere con toni taglienti ed irresistibili, le scelte di vita di donne diverse, che hanno imparato a convivere con la realtà iraniana.
Tra improbabili strategie di seduzione, filtri magici e rimedi chirurgici, queste donne tentano di barcamenarsi nei complicati affari della vita, ridendo e piangendo insieme, spronandosi a ricominciare e fondamentalmente, parlando male degli uomini. Questo libro è un piccolo gioiello: vale la pena leggerlo anche solo per la conclusione, è un capolavoro!
Marjane Satrapi è figlia di questo nuovo millennio; appropriandosi di strumenti narrativi "giovani", permette ad una fascia vasta ed eterogenea di persone, di confrontarsi con una storia lontana ma purtroppo sempre attuale. Mentre leggiamo ci accorgiamo che Marjane ci sta indicando la logica del confronto come strategia comunicativa: proporre,imparare e ascoltare.
Così dialoghiamo sulla pagina con l’autrice bambina e allo stesso tempo ammiriamo la donna che sembra portare la sua vita come una collana di esperienze.

1 Persepolis tradotto in italiano, si trova edito in due volumi per la Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2003. ( 15 euro l’uno) Oppure in quattro volumi per la tascabiliLiZARD , Lizard Edizioni, Roma, 2003 ( 7,50 euro l’uno)

2 Per un approfondimento storico F. SABAHI, Storia dell’Iran, Bruno Mondadori, Milano, 2003

3 Traduzione dall’intervista di S. HELLER “ Marjane Satrapi: a graphic memoir “, EYE, No 50, 2003

4 Vedi nota 2

5 M. SATRAPI Pollo alle prugne, un romanzo italiano, Sperling & Kupfer Editori, Milano, 2005 ( 14 euro )

6 M. SATRAPI Taglia e Cuci, Lizard Edizioni, Roma, 2003

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Anno 2, Numero 10
December 2005

 

 

 

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