Nota biografica | Versione lettura |
Manaar ascoltava sempre nonna Nawal raccontare le vecchie storie del villaggio: mentre la aiutava a preparare da mangiare, mentre andavano insieme al mercato, oppure la sera prima di andare a dormire, quando stanca e in silenzio seguiva la voce calda e rassicurante della nonna.
Non c’era giorno che nonna Nawal non facesse dono delle sue storie, e per Manaar quelle vicende sembravano sempre diverse, come una storia infinita indietro nella notte dei tempi.
Un giorno la nonna si ammalò, e da allora divenne per lei sempre più faticoso raccontare le sue storie. Tutti nel villaggio erano preoccupati: ormai era una consuetudine ascoltare le storie di Nawal e nessuno poteva immaginare il villaggio senza l’incanto delle sue parole. Chi avrebbe continuato a mantenere vive quelle storie, se la nonna non fosse più riuscita a farlo? Bisognava trovare una soluzione, quelle storie erano troppo belle per non essere più raccontate. Così si riunì tutta la gente del villaggio per decidere come salvare le storie di nonna Nawal.
Rania, la mamma di Manaar, si ricordò di aver visto in città dei grossi libri, e così fece la sua saggia proposta: qualcuno doveva imparare a scrivere le parole di nonna Nawal, a mettere le storie nei libri, e conservarle così per sempre.
E dove imparare a leggere e a scrivere? Nel villaggio non c’era neanche una scuola e quella più vicina era così lontana!
Allora gli abitanti del villaggio pensarono di costruire una scuola tutta per loro, ma occorrevano tanti soldi e quelli ricavati dalla vendita dei tappeti bastavano appena per vivere. Infatti, le donne tessevano dei magnifici tappeti, ma li davano da vendere ai mercanti della città, i quali pagavano alle donne solo un decimo di tutto quello che guadagnavano loro.
Manaar era disperata, la malattia della nonna avanzava sempre più, la scuola era solo un mucchio di mattoni, e nessuno di loro aveva ancora imparato a scrivere.
Un giorno, mentre era in città con sua madre a portare i tappeti al mercato, vide una bellissima donna vestita di bianco, aveva i capelli caldi come la sabbia infuocata dal sole, gli occhi limpidi come l’acqua della fonte fresca e un sorriso generoso come il migliore dei raccolti.
La donna le si avvicinò e la guardava come se sapesse già tutto di lei, dei racconti della nonna, dei libri e della scuola.
- Che bellissimi tappeti – disse la donna – e che splendidi colori!
- Li fanno le donne del villaggio. Peccato che valgono poco – sospirò Manaar.
- Non mi sembrano di poco valore – aggiunse la donna – non ho mai visto dei colori così belli.
- Eppure la mia mamma dice che i soldi che ci danno quei signori al mercato per ogni tappeto sono sempre molto pochi – disse triste Manaar – soprattutto adesso che abbiamo deciso di costruire una scuola nel nostro villaggio.
- Io conosco un modo per vendere i vostri tappeti e guadagnare più soldi – disse la donna.
- Davvero? – chiese incredula Manaar.
- Certo. C’è uno specchio dove tutto il mondo può ammirare i vostri tappeti e chi vuole può comprarli, e siete voi a decidere quanti soldi volete.
- Noi vogliamo i soldi per costruire la nostra scuola – aggiunse Manaar seria.
- Bene, datemi i vostri tappeti e io li farò vedere a tutto il mondo – concluse la donna.
Manaar corse a raccontare tutto alla sua mamma e insieme portarono i tappeti alla donna.
- Disegnerò con la luce i vostri tappeti nello specchio magico, tutti li ammireranno e ognuno potrà scegliere quello che preferisce – disse la donna dai capelli color sabbia – poi voi manderete il tappeto scelto e loro invieranno i soldi al villaggio.
Da quel momento tutto il mondo potè vedere i tappeti e comprarli direttamente dalle donne del villaggio, non più dai signori del mercato.
Iniziarono ad arrivare i primi soldi e presto si poté costruire la scuola e tutti i bambini poterono imparare a leggere e a scrivere. Anche qualche genitore volenteroso iniziò a frequentare la scuola nel tempo libero, perché tutti volevano imparare a leggere le storie di nonna Nawal.
Manaar iniziò di buona lena il suo lavoro: ogni giorno chiedeva alla nonna di raccontarle una storia, poi si metteva in un angolo e nel silenzio del suo ricordo, come guidata da una luce, trascriveva nel suo quaderno quel meraviglioso dono che sua nonna le faceva. Passarono i giorni, passarono i mesi, passarono gli anni, e mentre le donne continuavano a tessere i loro tappeti, la scuola continuava a riempirsi di bambini e bambine e Manaar continuava a riempire le pagine dei suoi quaderni.
E ancora oggi ai bambini e alle bambine del villaggio di Manaar piace pensare che quei tappeti variopinti volino alti nel cielo, portando in giro per il mondo i colori e le storie del loro paese.