Ho perso la parola il suo suono
La lacrima il suo sapore
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Nei vicoli medievali di Perugia
Tra oziose ombre e consumate pietre
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Ci hanno costretto a tacere
pitturando le nostre libertà
in grigi oceani di pianto
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Noi siamo i figli della sabbia,
del sole e dei fiori,
siamo i figli del mare.
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C’era una volta una bambina che fece tanti viaggi, tanti, tanti.
Viaggiò. Viaggiò lontano, fino a dimenticare, fino ad allontanarsi.
Diventò nulla, diventò tutto ciò che aveva visto. Diventò nulla di tutto ciò.
Finché un giorno dovette fermarsi. Si fermò, e poi si sedette e poi raccontò. Raccontò e raccontò. Tutto ciò che aveva viaggiato, raccontò. Tutto e nulla raccontò…
E così raccontando viaggiò, viaggiò ancora. Viaggiò.
C’era una volta…
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Il giardino della mia infanzia cresceva sotto l’influenza e la protezione di due astri principali: il sole, che era mio padre, e la luna, che era mia madre. [...]
Dentro la luce di un sole potente, esplosione di colori: in primo piano stoffe coloratissime s’attorcigliavano su corpi vigorosi di donne. [...]
Modou aveva fatto una lunga e veloce passeggiata lungo il naviglio; egli era vestito come un cavolo, canottiera, camicia e maglietta di lana, un giubbotto. [...]