El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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intervento alla presentazione di el ghibli a milano il 21 febbraio 2005

itala vivan

Io sono molto lieta di essere qui. Ringrazio di essere qui con voi tutti e sono molto grata a Pap Khouma, a Raffaele, agli altri di avermi coinvolto nelle vicende di questa rivista già da qualche tempo perché è un'iniziativa molto importante, molto utile e che spero fiorisca sempre più e che si moltiplichi in questo paese. Vediamo un po' perché dobbiamo essere molto lieti di festeggiare "el-ghibli".
La scrittura e la migrazione qui in Italia. Il venir sradicati, trasportati altrove, dislocati sia per motivi drammatici, tragici, di gravi necessità economiche e anche perché si cerca di migliorare le proprie condizioni, o perché si cerca un'avventura, o perché si cerca di vedere il mondo, per molti motivi, comporta comunque sempre un processo doloroso e complesso di reinvenzione del proprio sé che presume anche una nuova rappresentazione di sè. L'individuo diventa diverso e quindi sente il bisogno di raccontarsi, di esprimersi,tanto più forte questo quando la emigrazione, la migrazione è un fenomeno di massa, è un fenomeno importante, è un fenomeno che continua e che si accentua come accade in questi anni in Italia, e quindi nella nostra società e nella lingua ospite che sarebbe la società italiana e la lingua italiana , si vengono a formare dei fenomeni di risposta e controrisposta. La nostra è una lingua ospite. Come si comporta la nostra lingua rispetto a queste mille lingue che arrivano; rispetto a questi nuovi parlanti; con nuove sensibilità e soprattutto con nuovi bisogni di rappresentare se stessi.
I luoghi da cui vengono, non soltanto, ma anche la loro esperienza di migranti, il loro essere qui ora in questa situazione inevitabilmente ibrida, perché uno diventa sempre diverso quando cambia luogo, quando cambia paese e soprattutto quando gradatamente comincia a parlare la lingua ospite.
Questo fenomeno è un fenomeno di grande interesse culturale. Io come molti di voi sanno (ci sono anche miei allievi qui che sono gentilmente venuti, li ho invitati) io insegno a mediazione linguistica e culturale, quindi sono particolarmente interessata a questi fenomeni che sono al centro della nostra attenzione, l'attenzione del nostro tempo e che debbono venire esaminati non soltanto per dare uno spazio innanzitutto a chi vuole raccontare se stesso, ricordare le proprie esperienze, scambiare opinioni, ricordi, impressioni con gli altri, ma anche a chi vuole analizzare questi fatti, perché è necessario che noi, sia noi italiani, che siamo qui e ospitiamo questi amici che arrivano da tutto il mondo, sia coloro che vengono e quindi entrano nella lingua italiana, che tutti noi analizziamo questo fenomeno.
Ci rendiamo conto di trovarci davanti a qualche cosa di autenticamente nuovo, di grande interesse, di interesse culturale, di interesse naturalmente politico, ma anche linguistico e anche proprio letterario.
Quindi io fin dall'inizio ho detto agli amici di el-ghibli che vedevo in questa rivista anche la possibilità di ospitare una riflessione teorica e questo lo dico perché in casi non dico identici, ma analoghi, per esempio in Gran Bretagna e in Francia, ma soprattutto in Gran Bretagna, le ondate migratorie che in quei paesi sono iniziate molto prima che qui da noi, da zone extraeuropee verso il centro di quello che era l'ex impero britannico o francese, hanno dato origine proprio a una riflessione teorica sia di natura linguistica sia di carattere socioculturale di grande interesse. Tanto è vero che oggi, voi sapete che in Francia ci sono i nuovi tipi culturali, dai beur agli altri e in Gran Bretagna ci sono i black british, le persone che si dichiarano britanniche, ma britanniche nere, quindi un nuovo modo di essere britannici.
Ora tutto questo perchè l'Europa ha un passato coloniale, questa nostra colonizzazione europea, sulla quale ora non mi soffermerò perché naturalmente il discorso sarebbe troppo lungo, ma che va sempre ricordato. Il fenomeno del colonialismo è alla base del nostro presente, della nostra realtà e di quello che sta succedendo intorno a noi oggi sotto molti punti di vista e soprattutto quando si parla di immigrazione anche se noi italiani non siamo stati un gran che come potenza coloniale, questo è noto, anche noi abbiamo avuto la nostra parte di attività colonialistiche e comunque tutta l'Europa nel suo complesso ha esercitato questa funzione coloniale di diffusione delle lingue europee, di imposizione delle lingue europee e anche di attrazione verso di sé di altre popolazioni sia tratte dal miraggio d'una maggiore ricchezza, sia tratte anche dal miraggio di un qualche cosa che veniva presentato come il centro del mondo.
L'Europa era al centro del mondo. Allora andiamo a vedere questo centro del mondo. Andiamo lì perché è giusto andare a vedere e sperimentare la straordinarietà di questo centro del mondo.
Ora in Italia, ripeto, i migranti che sono giunti qui non erano persone che parlassero la nostra lingua, come invece è accaduto alle ondate migratorie che sono arrivate in Inghilterra e anche in Francia, perché dalle nostre ex colonie sono giunti molto pochi e non sempre parlavano l'italiano e poi comunque il fenomeno era sempre molto, molto ridotto. Tuttavia anche noi in quanto europei, abbiamo proiettato questa immagine e oggi è questa immagine che ritorna a noi attraverso il gioco della migrazione, attraverso il fenomeno della migrazione. Quindi di tutto questo bisogna tenere sempre conto quando si parla sia dei fenomeni linguistici, letterari, ma anche dei fenomeni politici e bisognerebbe anche sentire, io credo, in modo preciso l'enorme responsabilità di tutto questo.
Il fatto che oggi ci sono ondate migratorie in Lombardia molto pesanti, il fatto che ci sono nelle scuole di Milano tanti bambini che arrivano e non parlano l'italiano e il fatto che le Istituzioni sopprimono i mediatori culturali nelle scuole di Milano lo considero un fatto di grave irresponsabilità.
Certamente irresponsabilità politica, ma anche culturale e anche di cecità perché il futuro è un futuro ibrido, un futuro misto, un futuro di accoglienza, un futuro in cui noi sempre più avremo di questi fenomeni e quindi a questi fenomeni è inutile chiudere le porte.
Invece sono i fenomeni a cui bisogna andare incontro e che soprattutto bisogna capire, capire avendo la coscienza culturale e anche chiedendoci che cos'è questa nostra lingua italiana, che da un lato è una lingua molto scritta, molto rigida, dall'altra mille lingue orali, regionali, dialettali, popolari, e quindi quale lingua porgere, davanti a quale lingua si trovano le persone che arrivano qui. Quale lingua devono scegliere. E in che modo bisogna evidentemente rapportarci a loro nell'insegnare le lingue o comunque nel trattare il fatto linguistico.
Io volevo ricordare che tra i grandi rappresentanti di questa Gran Bretagna nera, di cui vi parlavo, c'è Mike Philips al quale dobbiamo un libro molto bello. L'ho portato qui stasera per farvelo vedere, purtroppo non è tradotto. Si chiama "windrush" l'ascesa irresistibile della Gran Bretagna multirazziale.
Questi è un immigrato di origine caraibica, cresciuto poi in Inghilterra che è divenuto uno scrittore molto importante, un uomo anche molto presente sulla scena culturale della Gran Bretagna che ha raccontato la storia di queste prime ondate di immigrazione, cominciata nel '48 con questa nave winrush che è arrivata carica di immigrati caraibici. Ecco a un libro così noi dobbiamo moltissimo perché attraverso un libro come questo che è stato scritto da un immigrato ormai di lontane origini che è insomma un caraibico, noi conosciamo la Gran Bretagna molto meglio, conosciamo davvero questo paese nei suoi posizionamenti storico-politici, nei suoi movimenti di immigrazione, nella resistenza all'immigrazione anche molto violenta, sapete in Gran Bretagna ci sono state delle risse e delle resistenze famosissime alla immigrazione e soprattutto, considerate, alla immigrazione di colore, però alla fine che cosa è successo? È successo che si è generata una generazione, è nata una generazione di gente che si sente però britannica e che si sente britannica nera, cioè un modo speciale di essere britannici.
Quindi anche in Italia ci saranno molti modi speciali di essere italiani, di essere italiani in modo diverso, avendo anche una doppia natura e provenienza e in ciò io vedo un enorme potenziale di ricchezza che verrà anche a noi, a noi tutti. E questo andrebbe capito e sfruttato e analizzato e anche goduto perché è un periodo nuovo che si apre davanti a noi.
Questa lingua che ospita, questo paese che ospita sia davvero ospitale nel senso che sappia aprire la propria intelligenza e anche le proprie Istituzioni perché chiaramente questa ricerca della riflessione, questo indugiare sull'analisi dei movimenti culturali e dei fenomeni come accadono e come si può rispondere a questi fenomeni, deve anche venire appoggiato dalle istituzioni e deve anche essere sollecitato così dalle persone che si occupano di fenomeni culturali.
Io potrei continuare molto a lungo. Ma ho qui vicino Dario Fo che mi sta guardando con certi occhiacci terribili e quindi vi ringrazio molto e arrivederci a un'altra occasione.

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Anno 2, Numero 8
June 2005

 

 

 

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