Nota biografica | Versione lettura |
Venite tutti in piazza fra due ore,
vi riempiremo il cuore di parole…1
Care lettrici e lettori, il 21 febbraio 2005 abbiamo presentato la
nostra rivista anche al pubblico di Milano e Dario Fo, Premio Nobel
della letteratura era presente sul palco dello Spazio Oberdan e ci
ha “riempito il cuore di parole” con un intervento decisamente in tema
con El-Ghibli.
E malgrado un freddo pungente, un nevischio e una
pioggerellina fastidiosa, la gente è venuta, anche da Bergamo, Varese,
Como, Pavia e persino dalla Svizzera. I posti a sedere si sono presto
esauriti e gli ultimi arrivati sono rimasti in piedi per più di due ore
intense ed emozionanti.
L’obbiettivo della serata era presentare la futura veste di
El-ghibli. Infatti, dal numero di giugno, testi delle sezioni
“racconti e poesie” e “stanza degli ospiti” saranno tradotti in
inglese, francese, spagnolo e arabo. Questo ampliamento è stato reso
possibile grazie al sostegno dell’Assessorato alla Cultura della
Provincia di Milano.
L’obbiettivo della serata era anche far
conoscere meglio la nostra/vostra rivista, guardarci in faccia e
scambiare opinioni con voi, i nostri lettori, e metterci in discussione,
per far crescere insieme la rivista. Insomma, come dice il popolo
Pulaar2 o Peul d’Africa, è stata una serata del rok mi
rokkaam, sentenza che ha lo stesso senso del do ut des dei
Latini e cioè dare e ricevere.
Dopo i saluti di benvenuto dell’Assessore alla cultura della Provincia di Milano Daniela Benelli e dell’Assessore all’istruzione e formazione professionale della Provincia di Bologna Paolo Rebaudengo (che ospita il nostro sito nel suo spazio telematico), la parola è passata a Itala Vivan, docente di letteratura inglese all’Università degli Studi di Milano, che ha fatto un breve schizzo delle opere e dell’importante ruolo sociale e culturale degli scrittori post-coloniali di lingua inglese, attraverso uno dei suoi più validi rappresentanti, Mark Phillips.
Poi è toccato a Dario Fo. L’illustre “guitto”, come lui stesso si
definisce, ha esordito in questo modo: Io
vorrei tanto che ci fossero qui stasera alcuni dei personaggi della
sottocultura e della sottopolitica lombarda. Coloro che ci mettono a
disagio, che non hanno l’afflato, il minimo di intelligenza perché non
comprendono l’importanza dell’accogliere e di abbracciare la presenza
degli stranieri, degli estranei, come dicono a Milano, non in senso
cattivo, ma in senso affettuoso…Una delle cose che ho imparato, e devo
dire non lontano nel tempo ma abbastanza recentemente, è che tutto
quello che abbiamo acquisito di arricchimento culturale lo dobbiamo
proprio ai visitatori.
Dario Fo ha supportato le sue
affermazioni con un esempio molto pertinente: ha raccontato la storia di
Sant’Agostino, teologo e filosofo che, nato a Tagaste nel 354 - proprio
lì dove soffia ancora il vento di El-Ghibli - è poi diventato Vescovo di
Ippone (attuale Anaba, città algerina)!, dove morì nel 430.
Agostino ha insegnato prima retorica a Tagaste, Cartagine, Roma e poi è
approdato a Milano. Qui, sotto l’influenza di Sant’Ambrogio, abbandonò
il manicheismo e si convertì al cristianesimo. Dario Fo ricorda che:
il dotto Sant’Agostino, nato in Africa,
divenuto padre della Chiesa Latina, è un uomo di colore! Un nero,
come diciamo noi, un négher, come dicono a Milano, quindi un immigrato,
un antesignano degli attuali e disprezzati extracomunitari.
Nel
numero di giugno pubblicheremo per esteso gli interventi di Dario Fo e
di Itala Vivan.
Cambiamo epoca: a Parigi, subito dopo la Prima Guerra Mondiale,
nacque Revue Noire, rivista di arte e di letteratura in francese e in
inglese, fondata da intellettuali e scrittori per lo più
africani-americani: tra questi c’erano probabilmente lo scrittore e
filosofo William Edward Burghardt Du Bois (1868-1963) e il poeta
Langston Hughes (1902-1967).
All’epoca La Ville Lumière e i suoi
poeti, filosofi, artisti, attori, cantanti, pittori dettavano legge in
tutto il mondo: Londra, New York, Shangai... Paradossalmente, Parigi era
anche la capitale di un vasto e arrogante impero coloniale: la Francia
che calpestava i diritti dei popoli sotto il suo dominio e che negava
loro ogni traccia di passato, civiltà, cultura, lingua, umanità.
Du Bois e Hughes, già importanti esponenti nella lotta dei diritti civili negli Stati Uniti e i veri padri del movimento della Negritudine3, in seguito hanno fatto da trampolino a futuri scrittori, poeti e uomini politici africani e afro-caraibici come Leopold Sedar Senghor, Aimé Cesaire, Leon Gontra Damas, Blaise Diagne, Kwame Nkrumah, Jomo Kenyata e tanti altri. E’ stata la Revue Noire a portare per la prima volta la divina Josephine Baker a Parigi e a costruire la sua fama mondiale. Umanisti come Jean-Paul Sartre e Aragon, filosofo spagnolo esiliato in Francia per scappare dalla dittatura franchista e Pablo Picasso il padre del cubismo e dell’arte contemporanea, per citare solo alcuni, hanno avuto l’afflato, il minimo di intelligenza comprendendo l’importanza dell’accogliere… e del rok mi rokkaam proposto dalla Revue Noire, che ancora oggi viene pubblicata. Sull’onda di questo fermento erano apparse tante altre riviste di cultura e di politica realizzate dall’intellighenzia della diaspora afrocaraibica in Francia e in Inghilterra.
Ricordiamo che prima di Milano, grazie a Cristina Ali Fara, El-Ghibli
era stato presentata al pubblico di Verona. Gabriella Ghermandi, Silvia
Gomedi, Alberto Maurizi e Sonia Trincanata avevano fatto altrettanto a
Bologna e in altre città. L’instancabile Mia Lecomte l’ha presentata
al pubblico di Roma, New-York e persino in Brasile; Tahar Lamri - che
ringraziamo tanto e salutiamo perché da questo numero lascia la rivista
per troppi impegni - ha portato il nome di El-Ghibli a Londra e
Budapest. Kossi Komla-Ebri lo ha fatto a Vienna , Washington a Monaco di
Baviera e in aprile ne parlerà a Durban in Sudafrica. Raffaele Taddeo è
stato l’organizzatore e il coordinatore della serata di Milano, così
come Candelaria Romero, Sandra Amendola e tanti collaboratori non si
risparmiano per rendere questa rivista sempre più ricca. E ancora,
abbiamo in programma diversi eventi culturali. A meta maggio ci sarà lo
spettacolo di Gabriella Ghermandi alla Casa della Cultura di Milano. In
autunno, Ghermandi, Lamri e Romero, saranno a Milano, in date separate,
per presentare i loro spettacoli in collaborazione con il Circolo Arci.
In estate riproporremo a “Villa Smeraldi” museo della civiltà
contadina della Provincia di Bologna il festival di teatro e narrazione
“Evocamondi”.
Perché, come diciamo spesso, noi, modesti
“banditori di culture”, vogliamo continuare a far soffiare forte il
vento di El-Ghibli, “a raccogliere e a spargere i nostri granelli di
sabbia ovunque”.
A proposito di quanto detto mi permetto di
consigliarvi alcuni libri:
- Contro il fanatismo, di Amoz Oz – Feltrinelli. Nel mio mondo, la parola compromesso è sinonimo di
vita. E dove c’è vita ci sono compromessi. Il contrario di
compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno
determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, è
morte.
- Il montare dell’odio, di Tahar Ben Jelloun (Il seguito
di “Il razzismo spiegato a mia figlia”) – Bompiani.
L’odio è contagioso. Per calmarlo, per attenuarlo,
bisogna riprendere il dialogo.
- La guerra che non si può vincere, di David Grossman -
Oscar Mondadori. L’unica strada
percorribile per raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi: il
dialogo, l’incontro, il riconoscimento del diritto dell’altro… la
pace è l’unica conclusione possibile di un conflitto che nessuno può
vincere.
In questo numero vi presentiamo Eva Taylor; Borom N'galik; Artur Spanjolli; Natalia Soloviova; Andrea Di Consoli; Adam Vaccaro; Giovanni Turra; Marco Testasecca; Alejandro César Alvarez; Liz Lochhead; Debjani Chatterjee, il supplemento su Julio Monteiro Martins oltre a interventi, interviste e recensioni.
Grazie e buona lettura
Pap Khouma
(1)da "Ma che aspettate a batterci le mani", 1958, Testo di Dario Fo - Musica di Fiorenzo Carpi
(2) I pulaar, peul o fulbe: popolo presente in quasi tutti i paesi dell’Africa nera, dal Senegal alla Somalia.
(3)Negritudine, era un movimento di emancipazione dei popoli africani sotto il dominio europeo.