E’ questo un testo di raccolta di composizioni poetiche ciascuna delle quali
ha un suo proprio titolo: sette poesie, a titolo provvisorio, minimalia,
(auto)(bio)(grafia).
Il lavoro poetico è sperimentale perché stravolge con
forte marcatura la struttura formale che sembra a prima vista lontana da ogni
tradizionale forma di poesia: Non è neppure una proesia cioè una prosa in poesia
perché è presente una sorta di versificazione pur se strana e non soggetta a
regole.
La scansione in versi è segnata da ritmi interiori di rapporti fra
suoni e rimandi fonici; essa è costruita da un possibile impatto evocato, se si
tratta di un lettore, percepito acusticamente, se si tratta di un
ascoltatore.
Sorprendenti sono gli attacchi di ogni poesia. Possono iniziare
con una congiunzione, con un verbo, con un nome, con una negazione, con un
avverbio. Un’intera poesia può non contenere neppure una proposizione definita e
può invece organizzarsi solo attraverso frasi accennate e incompiute.
La
forma non è avulsa, disarticolata dai molteplici sensi, significati. I
significanti qui diventano significati in se stessi e viceversa nel tentativo di
creare, armonizzare, comprendere una realtà che sfugge, si allontana, si
scioglie come neve. Il rischio è la disperazione.
La dissoluzione della vita
in morte, dell’esistenza in nullità è il pericolo perenne che trascorre in
ciascuno di noi.
L’incipit poetico sul piano della forma e del significato è
unico. E’ la forma che determina il significato ed è l’episteme a far scaturire
la costruzione formale, seppure in una scansione separabile e
distinguibile.
E’ la contraddizione della vita, lo iato fra l’io e la realtà.
È il senso della realtà a generare la spinta al suo superamento per "uscire
dall’altra parte".
La discrasia non è superabile se non forse attraverso la
scrittura che è "un processo di igiene mentale più radicale".
La scrittura
poetica assume una sua forza e una sua pregnanza perché può essere capace di
ricreare, rigenerare, ridare forma alla realtà. "Soltanto di questo. far
sgorgare la vita attraverso la scrittura del mondo. attraverso la sua
voce".
La forma generativa è quasi automatica e nasce dalla stessa parola:
"cresce dall’interno, prende piede, sulla carta, intorno al motivo originale
coagula tutta una serie di cose".
La ricreazione della realtà mediante la
parola che si apre, che fa sbocciare una figura o un suono e che fa rimanere
increduli, a bocca aperta, è però accennata, difficilmente riproducibile un
ordine, un’armonia, una coerenza.
Essa risponde con pregnanza formale alla
frammentarietà con cui si coglie qua e là il segmento della vita,
dell’esistenza.
La compenetrazione fra struttura formale e significato è uno
degli aspetti più vivi di questi scritti poetici perché non si può che essere
profondamente in sintonia, nella miseria della inconoscibilità della realtà
evocata dalla ricerca della parola nella sua possibilità ricreativa e
rifolmulatrice della verità.
Si sente la lezione di Montale nella difficile
provvisorietà di cogliere il capo che ci porti al senso della verità. E’ anche
possibile rintracciare qualche citazione come il termine
"accartocciarsi".
L’autore che, giovanissimo, vive a Lugano riesce in queste
poesie a far sentire tutta la sua passione per la scrittura perché tema
fondamentale, che serpeggia continuamente, è la necessità del ricorso alla
poesia per superare le contraddizioni esistenti fra l’io e la realtà.
Ci si
stupisce ad una prima lettura, ma poi si ritorna volentieri sopra gli scritti e
i versi per cogliere significati, che non erano stati intravisti in un primo
tempo, e per risentire emotivamente la forza e la pregnanza delle parole che
penetrano come fuoco ardente nella nostra pelle e nella nostra
mente.