"...chi sono mai questi tutti? Perché, ecco, sono già otto anni che
vivo a Pietroburgo e non sono riuscito a fare quasi nessuna conoscenza. Ma
perché dovrei fare conoscenze?"
Questa frase si trova all’inizio del piccolo
romanzo, anzi della breve storia di Dostoevskij intitolata Le notti
bianche, a cui Yousef Wakkas si è ispirato in uno dei racconti più lunghi e
significativi di questa raccolta. L’assenza della conoscenza, del rapporto,
della comunicazione esperenziale è alla base della creazione artistica del testo
dello scrittore russo.
Che relazione esiste fra Le notti bianche e la
scrittura di Wakkas?
Terra mobile è stato concepito e scritto nelle
varie carceri per le quali è passato Wakkas. Della condizione di detenuto,
quindi ne è una espressione significativa. Ma quali fra gli aspetti della sua
esperienza di detenzione assume qui carattere significativo e specialmente
letterario?
Renato Curcio nel libro Il bosco del bistorco riporta
questo pensiero di Walter J. Ong: "un essere vivente ha bisogno in ogni momento,
per vivere, di qualcosa di estraneo a sé con cui interagire. La vita è aperta.
Un essere umano totalmente isolato muore immediatamente".
E’ evidente che
la privazione dell’interazione per un recluso assume caratteri fisici, ma può
assumere molti altri aspetti e forme, da quella del solitario, del timido, del
letterato, incapace di rapportarsi immediatamente a una realtà che non lo
comprende, a quella del clandestino, tipico dei nostri giorni. Nell’autore di
Terra mobile si sono aggruppate, agglutinate parecchie di queste
condizioni: straniero, clandestino, carcerato, letterato.
E d’altra parte lo
stesso Wakkas nella premessa afferma: "cercai di schizzare un ritratto
pressappoco reale dell’immigrato contemporaneo in Europa, forse un po’ sconfitto
ma sicuramente non arrendevole. Per meglio esaltare gli elementi che compongono
il suo carattere, pensai che fosse opportuno alternare i ruoli tra autore e
personaggio, in modo che entrambi avessero la possibilità di condividere lo
stesso spazio concesso loro dalle autorità competenti, adoperando lo stesso
permesso di soggiorno, lo stesso appartamento e la stessa auto comprata a
rate."
Un’analisi di solo queste poche righe ci porterebbe lontano, basti
però qui prendere atto della necessità di identificare (alternare) l’autore e il
personaggio, ciò che in letteratura è impossibile, ma che può far parte di una
finzione che restituisca la possibilità dell’interazione, almeno con un
personaggio letterario, là dove esso manca nella realtà. Un altro piccolo indizio
emerge dal fatto che la condivisone è tipologicamente rapportato alla categoria
dello spazio che è la condizione di impedimento della relazione con
l’esterno.
Questi elementi esterni sono i condizionanti della creazione
artistica di Yousef Wakkas, almeno in questo testo, la cui caratteristica
fondamentale è ascrivibile alla forma del surreale, ove la dimensione della
realtà è riconoscibile solo attraverso metafore e simboli non sempre del tutto
ovvi e immediati, per cui spesso il testo è di difficile lettura.
Si prenda
ad esempio il racconto la forma del rispetto il più lungo e più complesso
presente nella raccolta. E’ evidente un parallelismo metaforico fra la "forma
del rispetto" e l’eroina Nasten’ka del testo di Dostoevskij le notti
bianche. Perché è la forma del rispetto che impedisce al protagonista di
questo racconto di potersi emancipare, sfuggire alla mancanza di lavoro come è
Nasten’ka che, con la sua superficialità e leggerezza affettiva, condanna il
protagonista de le notti bianche alla perpetuazione della sua solitudine.
Però tutto è giocato su rimandi e intrecci i cui significati metaforici sono
nascosti, celati. Il racconto ripresenta caratteristiche proprie della scrittura
di Wakkas ove gli spazi, i tempi si rincorrono, si sovrappongono, si dilatano,
svaniscono perché tutto è frutto della fantasia che non può assegnare colpe, che
non può essere morale, ma che è funzionale a non rimanere imprigionati
all’interno della non comunicazione.
Ma non solo in questo testo i tempi, i
luoghi sono strutturati in modo creativo ed insolito. Quasi tutti gli altri
manifestano una eguale abilità narrativa e un uso inusitato dello spazio e del
tempo, che lascia stupiti per la maestria che se ne evidenzia.
Al di là, però,
di queste abilità tecniche è possibile scorgere una sottile ironia che si
tramuta in amarezza per la condizione di sofferenza, di emarginazione di quella
parte dell’umanità che non partecipa al banchetto del mondo.