Nota biografica | Versione lettura |
La barriera linguistica del trasgressore
La vita sceglie come illustre approdo la civettuola lavavetri
tzigana. Liberamente il vento
le movimenta le giornate, data quell'attitudine allo scavo
nello sguardo ciclopico e pieno di attitudini degli altri
con le truppe schierate a quadrato sull'acidulo bagliore del-
le camelie.
Il vento che le si sbriciola sul petto ha la perigliosa
fretta di un roditore, la provvisorietà di una rondine
altrettanto pionieristica in volo su una grande montagna
di parole inventate.
Il mare (anche il mare
attraversato in gommone) è la fossa azzurra dove è sepolta
la terra - serra
di propulsione
carica di corpuscoli di luce come un uccello sottosopra
ma crepuscolare - un andamento ellittico su pascoli di rosse
girandole d'ali. Allora è l'erba
a crescere spontanea come la pausa
di una virgola sul polso interno della strada. Adesso
siamo abitanti, gente di casa
non essendo all'altezza di tradurre l'assenso di tutto il cielo
al reciproco riconoscimento (perché era lui
l'uomo che non sognavi, cielo andato
per alti mari stridenti e melodici di placide lave basaltiche).
La sporcizia del suolo è dovuta alla continua masticazione
da parte del vento che trattiene
la terra tra i molari e incide
le ringhiere di accesso alle campagne dove la terra sale a-
gli altipiani di ferma
fedele e illustre
animazione solare. Indiscrezioni, segni premonitori dello
struggimento
per i figli lasciati
dove il sole è il barattolo di fluoro che esalta la vernice dei
limoni, i ciliegi bianchissimi chinati
nella doratura tardoprimaverile.
La straniera sul margine sventolante del prato
La sgombra un vento coniato dalla frettolosa faccenda dell'
acqua tra le spine (ovvero
il calco raffreddato di una piaga)
avvitate al rossastro candore del cielo
come a un circolo artico.
La rispecchia il collante dell'acqua imbastardita da una mischia
rotatoria e biancastra
di vento che conserva l'ampiezza di ogni palmo di cielo attra-
versato. Invece le mele
partecipano alla bianchezza della vita per grandi numeri, sin-
golarmente dondolano
nel rostro fiammante dell'inverno.
La regolarità di un congiungimento rimandato
nella durezza slava della mascella: la comparsa di piccoli ani-
mali come incremento dell'idea di un essere
non confuso dalla grandezza del mondo.
Eliminate la impurità del prato ne addolcisce le curve con at-
trezzi leggeri (un rastrello
da spiaggia che non sconcia i frutteti e una ramazza pallida
come l'alba) fino a una radiosa assenza di confine.
Si sarebbe trattato di astrazione, dell'odore del padre
che di mattina fruga nei cassetti, della sua lenta ascensione
verso il giorno che cresce
in proporzione inversa al suo resistere
nell'affanno infantile dei sogni - della lenta e discreta
strage di noi.
Ma l'amore si sta ripercuotendo anche senza mistero, sta ri-
facendo la sua fase storica sopra scontri di nuvole sul ma-
nubrio dei rami come icona-gigante di una lingua
ereditaria.
Una parte del corpo intravista, una piccola stella muscolare
alla luce del giorno - dove passa
la fata alare
del pomeriggio che porta al cielo la semplicità e il commiato
della terra.
Ho aggiunto un corpo trasparente alla casa
Vedendolo giocare con la palla e osservando la fluttuazione
scheletrica della sua anima sotto forma di ombra circos-
tante agli svoli - alle orbite rosse, ai campanili
della palla sull'ampio
schedario terrestre - la bambina gli disse ma tu sei uguale
a me!: inginocchiato, semplice e colpito al cuore - come la
terra
sorvolata dal guizzo delle sfere
riveli il tuo costrutto di animale innalzato.
Ma io credo che dritto sulle gambe
tornerai - perché avanzavi (con la borsa
leggera, quasi vuota) costantemente verso una misura
domestica. Io
sono in pace, data
la luce verso la quale piego il tuo silenzio.
Davanti al tuo silenzio
io ricordo, io sono consumata dalla fratellanza.
Tu adesso sei corpo che non vedo ma che è stato
certamente. E' bello come l'amore che contempla
il proprio resoconto di violenza e di pace, a cose fatte capire
di avere costruito il visibile e l'invisibile insieme
come una torre che porta in cima una torre, l'intera fabbrica