El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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due lezioni

kossi komla-ebri

"Gente, udite la mia favola!"
"Ben venga la tua favola."

La mia favola, parte sul filo del tempo, corre, corre e...cade su Késsé - la -scimmia e Alen - il - montone:
Quelli erano i tempi in cui gli animali andavano d’amore e d’accordo e non si facevano la guerra: tutti vivevano in pace. Ogni tanto vi era qualche scaramuccia: succedeva così al leone di stuzzicare un pò troppo una gazzella o un’antilope tanto da lasciarle delle unghiate, ma non era niente di grave, era solo per scherzare, per passatempo...A volte lo sparviero condiscendeva a scendere dalle sue alture e piombava addosso a qualche uccellino, ma niente d’allarmante; era solo un gioco. La mangusta pettegolava con i sibilanti serpenti e il tapiro si concedeva il piacere di trasportare le formiche sulla sua lingua. Certo accadeva che, per distrazione, egli chiudesse la bocca su di loro, ma in fondo era solo uno spiacevole incidente senza grande importanza.
Insomma a quei tempi gli animali vivevano in pace e s’intendevano a meraviglia.
Un giorno Késsé- la- scimmia venne a trovare Alen -il - montone:
"Alen amico mio -annunciò- vorrei andare a rendere visita ad alcuni parenti dall’altra parte del fiume, ma come sai, il cammino è più breve quando si viaggia in compagnia. Mi piacerebbe che tu mi accompagnassi, saremo di ritorno fra due giorni."
"Hai detto bene: dall’altra parte del fiume?" -s’informò Montone.
"Infatti! Ma non è molto lontano."
"Oh! Non è la distanza che mi preoccupa."
"Cosa allora? Spero che non avrai paura di me anche tu, visto che si raccontano sgradevoli cose sul mio conto: che mi piace prendere in giro la gente con gli scherzi. Ma tu che sei il mio amico, non crederai alle malelingue?"
"No, no! Rassicurati, non si tratta di te."
"Allora di che hai paura?"
"Del fiume!"
"Del fiume?"
"Sì! Sai che non mi piace l’acqua e poi non so nuotare!"
"Tutto qui? - esclamò Késsé - la - scimmia - Non ti devi preoccupare per questo."
"Ah?"
"Sì! Il fiume è in secca! Sono lune e lune che non piove: il fiume si è ridotto ad un rigagnolo che anche un neonato potrebbe scavalcare."
"Lo so, ma se mai dovesse piovere quando saremo dall’altra parte?"
"Ti assicuro che non impiegheremo più di due giorni per andare e tornare, perciò non corriamo il rischio che piova durante il nostro viaggio."
"Comunque non si è mai abbastanza prudenti. Normalmente avrebbe dovuto incominciare a piovere già da diversi giorni e non vorrei trovarmi bloccato dall’altra parte."
"Hmm! Hai ragione - ammise Késsé -la - scimmia - Aspetta, conosco un sistema infallibile per assicurarmi del tempo che farà nei giorni a venire."
Detto questo, Késsé-la-scimmia s’inumidì l’indice destro e lo alzò al di sopra della sua testa con un’aria di profondo raccoglimento. Ripeté la cerimonia quattro volte, girandosi ogni volta verso un nuovo punto cardinale.
Montone e il suo vicinato erano fortemente impressionati dalle moine di Scimmia.
"Ecco!" concluse alla fine.
"Allora?" interrogò Montone.
"Non pioverà prima di cinque giorni" sentenziò Késsé.
"Ne sei certo?"
"Più che sicuro. Nessun dubbio in proposito."
"Come fai ad esserne così sicuro?"
"Oh! E’ molto semplice: il vento soffia seguendo lo spostamento del sole, vale a dire da levante verso ponente. Quindi non può piovere prima di cinque giorni e noi nel frattempo saremo di ritorno."
"Ah?"
"Sì!"
"Non era più semplice osservare il movimento del fogliame per determinare la direzione del vento?" chiese qualcuno.
"No! - rispose Késsé - è inefficace, perché i rischi d’errore sono enormi: quale che sia la direzione del vento, le foglie si muovono in tutti i sensi."
"Hm, è vero! Sei davvero molto intelligente!"
"Non ne ho nessun merito - affermò Scimmia con modestia - è un dono di famiglia."
"Bene! Adesso che sei rassicurato, possiamo incamminarci."
"D’accordo! Lasciami almeno il tempo di avvertire la mia famiglia e sono con te."
Partirono. Attraversarono il letto asciutto del fiume, senza nessun problema. Il viaggio fu piacevole e senza incidenti di rilievo. Nella serata giunsero dai parenti di Scimmia. L’accoglienza fu delle più calorose: si mangiò, si bevve e si ballò. Infine venne il momento di coricarsi. Alen- il- montone e Késsé-la –scimmia che occupavano la stessa capanna, mischiavano, gioiosamente in un concerto per sordi, il loro russare, quando di colpo un fracasso assordente strappò Alen dai suoi sogni.
"Cos’è?" belò Alen sussultando.
La risposta non tardò: la capanna fu presto illuminata da una luce intensa quanto breve subito accompagnata da una forte detonazione.
Alen si mise a scuotere violentemente Késsé che dormiva ancora nonostante tutto quel trambusto.
"Késsé! Késsé! Svegliati! Il tuono! C’è il tuono!"
"Hé! Cosa?" Gridò la scimmia impaurita, alzandosi precipitosamente.
"C’è il tuono! Ti dico."
"E allora?" replicò la scimmia con rabbia rischiarandosi la mente. "Non hai mai sentito il tuono? Hai forse infranto qualche tabù per temere tanto la collera di Hébiesso? (Dio del tuono)."
"Chi ti parla di Hébiesso? Non capisci che sta per piovere?"
Montone aveva appena ultimato la sua frase che si mise a piovere a dirotto. L’oscurità nell’alloggio si fece così profonda che i due amici non riuscivano a vedersi. L’acqua si rovesciava al suolo e sul tetto con un rumore sordo e continuo.
"Ah ecco la pioggia! - esclamò la scimmia - Questa stagione secca durava un po’ troppo per i miei gusti. Ma non era il caso di svegliarmi!"
"Ah sì? E il fiume allora?"
"Il fiume?"
"Hai la memoria ben corta. Il fiume in secca che non lo sarà più al nostro ritorno."
"E perché non sarà più in secca al nostro ritorno?"
"E me lo chiedi? Non vedi che piove?"
"Oh! Se è solo per questo, non ti devi preoccupare: la prima pioggia non è mai abbastanza importante. E poi il suolo è tanto assettato che inghiottirà tutta quest’acqua in meno di niente."
"Ne sei sicuro?"
"Assolutamente!"
"Eri anche sicuro che non avrebbe piovuto prima di cinque giorni."
"Effettivamente!"
"Eppure piove."
"Allora?"
"Allora mi hai imbrogliato."
"Non ti ho imbrogliato, è il vento che mi ha ingannato. Da quando siamo arrivati qui, ha cambiato direzione. E’ colpa mia? Ai giorni nostri non si può più aver fiducia in niente. Anche il vento si mette a raggirare la gente onesta! Ma non ti devi preoccupare. Come è vero che mi chiamo Késsé: giuro che questa pioggia non rischia di mettere il fiume in piena! Dai fratello, vieni a dormire. Non c’è niente di meglio come un tempo uggioso per conciliare un sonno profondo."
Detto questo, Késsé si raggomitolò su sé stesso e riprese a russare. Montone ebbe difficoltà ad imitarlo. Ma egli finì per riaddormentarsi.
Tutta la notte si riempì di fulmini, tuoni e scrosci d’acqua. Il giorno succedette alla notte senza che fu possibile accorgersene: il sole, irritato da tanto fracasso, rifiutò di mostrare la punta del suo naso. Nessuno mise piede fuori dalla capanna per la giornata intera. Si dormiva, ci si risvegliava, si schiamazzava un pò, si mangiava qualche cosa poi ci si riaddormentava troppo felici di questa vacanza inattesa regalata dalla natura.
"Che furbizia! - brontolava ogni tanto Montone - Le prime piogge non sono mai importanti’ dicevi! ‘Non pioverà prima di cinque giorni’ dicevi! E questa, che cos’è? E’ la mia urina forse? E ora che il fiume sarà in piena, come faremo a tornare? Che furbizia, vero? Se non ci si può più fidare della gente intelligente, su che cosa bisogna contare?"
"Non ti preoccupare"- rispondeva Scimmia fra due sbadigli. "Troveremo una soluzione. E se non ne troviamo, ebbene aspetteremo qui la stagione secca."
"Sei matto? E la mia famiglia che mi aspetta? Il mio campo, chi lo coltiverà per me? Ti conviene trovare una soluzione, altrimenti sarà la fine della nostra amicizia.” "Non ti angustiare! Con me non c’è niente da temere. Adesso stai zitto e dormi."
"Come se fosse una cosa facile..."
Fu solo al calare della notte che la pioggia si degnò infine di dare segni di remissione. I due amici però dovettero ancora passarla dai cugini di Késsé-la-scimmia.

L’indomani si levò sotto il radioso sorriso d’uno splendido sole. Dopo essersi lavati e rifocillati, Késsé e l’amico Montone si accomiatarono dai cugini. Alen rimase lagnoso ed imbronciato per tutto il tragitto. Quanto a Késsé, eterno spensierato, chiacchierava a più non posso, saltellava di qua e di là per cogliere qualche frutta poi tornava ad infastidire il compagno con il suo cicaleccio.
Verso la metà del giorno, essi raggiunsero infine la sponda del fiume.
E’ necessario dirvi che il fiume che era in secca due giorni prima, ora sgorgava d’acque sporche e vorticose?
Le acque smangiavano furiosamente gli argini: diventavano una trappola mortale per chi non sapesse nuotare.
"Ecco!"- esplose Alen- "lo dicevo io! Il nostro ruscello ora è diventato un fiume. Adesso cosa facciamo?"
"Smettila di piagnucolare in continuazione e apri bene i tuoi occhi."
"Ah! I miei occhi! Li apro ben grandi, ma non vedo nient’altro che acqua e ancora acqua e sempre acqua."
"E sopra l’acqua cosa vedi?"
"Beh! Sempre acqua."
"E questo?" Strillò Scimmia con il braccio teso.
"Quello?"
"Sì quello!"
"Ma è un albero sradicato senza dubbio dalla tempesta."
"Allora hai capito ora?"
"Cosa dovrei capire?"
"Ah là là là! Ma perché devo frequentare simili zotici?"
"Cosa hai detto?"
"Ti annuncio che abbiamo lì un mezzo per attraversare il fiume senza rischio."
"Tu vuoi dire...che...che...?"
"Che...che...ca...ca...! Eh sì! Questo tronco d’albero abbattuto che si è messo di traverso al fiume ci servirà da ponte. E’ semplice come dire buongiorno."
"Parla per te! Mi vedi lì sopra?"
"Ascolta! Non ci sono altre soluzioni: o usiamo quell’albero o aspettiamo la stagione secca per attraversare. D’altronde è molto facile, guardami!"
E Késsé-la-scimmia si lanciò lestamente sul tronco d’albero, corse fino al centro del fiume, ritornò facendo delle capriole, il tutto con una rapidità e un’agilità inconcepibili per un montone.
"Vedi? - dichiarò la scimmia al suo ritorno - non è poi così difficile!"
"Certo non è difficile, è semplicemente diabolico!"
"Ma no, ma no! Dai! Fai uno sforzo! Vai per primo, ti seguirò."
Montone vedendo che non c’era altro da fare, si rassegnò ad inoltrarsi, suo malgrado, su questo ponte di fortuna. I primi passi furono veramente difficili. Il tronco bagnato, era molto scivoloso e minacciava ad ogni passo di mandare il bravo montone in acqua. Eppure quest’ultimo era fortemente incoraggiato dalla scimmia che l’osservava dalla sponda:
"Dai! Vai più veloce. Non vogliamo passare tutta la giornata qui. Un po’ di grinta diamine! Come sei goffo! Dai! Vai avanti! Ci sei quasi. Ma perché tremi come una foglia?" Infatti, nel bel mezzo del fiume, Alen si mise a tremare: con il ritorno dell’acqua, i coccodrilli di nuovo si erano impossessati del loro regno. Di fronte ai penosi sforzi di Montone, si erano radunati ai lati del tronco d’albero, fiutando la preda che essi pazientemente aspettavano con occhi ironici. Alen fu terrorizzato all’inverosimile alla vista dei denti avidi e affilati. Dall’argine Késsé l’incoraggiava al meglio:
"Ma hai paura? Sì? Si direbbe che hai paura! Non l’avrei mai creduto: sei un vero codardo! Ki ki ki! Tu padre di famiglia, se sei così vigliacco come fai a proteggere le tue donne e i bambini? Dai forza! Più in fretta! Ehi stai per cadere! Ki ki ki! Ad ogni modo non è colpa tua. E’ Mawu-Dio che è ingiusto: a me ha dato l’abilità, l’intelligenza e il coraggio allorché gli altri sono privi di tutto. Ki ki ki! Se potessi vederti! Sei veramente buffo! Non riesco a trattenermi dal ridere. Non è per prenderti in giro, ma davvero sei spassoso! Ki ki ki". E così via...
Késsé saltellava, si girava su se stesso, si dimenava e prodigava i suoi incoraggiamenti a Montone.
Alen intanto avanzava, coraggiosamente, laboriosamente, cercando di non vedere le fauci minacciose, spalancate a qualche centimetro sotto di lui. Quanto ai commenti di Scimmia, se li sentiva, non lo lasciava ad intendere. Era troppo occupato a mantenere il suo equilibrio.
Pazienza e tempo...diceva qualcuno. Con il pellame grondante di sudore, il cuore in tachicardia e le zampe tremolanti, Montone raggiunse infine l’altra sponda, dove si accasciò sfinito. Le risate di Késsé gli pervenivano dall’altra riva del fiume come in una nebbia.
"Ki ki ki! Ah amico mio, che magnifico spettacolo ci hai dato! Un vero equilibrista! Su una sola gamba poi! E i tuoi denti che applaudivano a tutto rompere! Ki ki ki ! sei stato formidabile! Che coraggio, che prestanza! Ti mancava solo di mettere in fuga i coccodrilli con l’odore della tua miscela esplosiva fatta d’urina e sudore! Davvero, amico mio, sei un numero eccezionale..."
Montone dopo aver ricuperato un pò di fiato, non ebbe altro pensiero che scappare via. Lo schioccare delle mascelle nel fiume così vicino, non lo rassicurava. Grazie a Mawu-Dio aveva attraversato il fiume. Non aveva da preoccuparsi per Scimmia, lo avrebbe raggiunto quanto prima.
"Ehi amico! - urlò Scimmia vedendo il suo amico sloggiare in fretta e furia - non andartene così! Aspetta un po’ e guarda! Che dico? Ammira ciò di cui è capace il principe degli equilibristi, il re del volteggio, l’imperatore degli acrobati, l’inimitabile ‘Késsé, il Grande’. Aspetta soltanto e vedrai il più bello spettacolo della tua vita..."
"Grazie! - declinò Montone con la sua voce di falsetto - Grazie! Per lo spettacolo che mi vuoi regalare, ma ho fatto il mio pieno di emozioni per oggi. Se permetti, vado avanti perché a quest’ora mia moglie sarà già morta d’angoscia. D’altronde, agile come sei, non tarderai a raggiungermi. A fra poco!"
Detto, fatto!
"Ah! Che impedito questo qua! Non ha finezza di spirito. Come ho fatto a sopportarlo finora? Bene! Peccato! L’arte per l’arte! Anche senza spettatore posso sfoggiare le mie doti."
Késsé si lanciò sul tronco dell’albero. Oh che meraviglia! Quanta eleganza! Che scioltezza! che agilità, che audacia! Una vera regalia per gli occhi! Si pregano i cardiopatici di allontanarsi.
Késsé correva, saltava, volteggiava, giravolteggiava, si riceveva in scioltezza sui piedi e ricominciava: salto mortale indietro, ruota in avanti, triplo salto indietro, ed infine una piroetta per ritrovarsi al punto di partenza. Poi di nuovo si lanciava. Ah là là amici miei! Vedere per credere. E ancora non avete visto niente.
Giunto a livello dei coccodrilli in agguato con poco entusiasmo, scoraggiati da tanta flessuosità e agilità, Scimmia si mise a provocarli:
"Ehi voi, cortecce rinsecchite! Cosa aspettate per rompere le righe? Non avete ancora capito che non c’è più niente da sperare? Chiudete un po’ quelle bocche puzzolenti, non si riesce più a respirare qua! Rischiate poi di inghiottire qualche mosca."
Intanto che parlava, Késsé saltava, si librava ruotando in aria, sfiorava il muso di un coccodrillo, atterrava sulla testa di un altro facendogli solletico sulla punta del naso. Il tempo che quest’ultimo aprisse le fauci per fare "Clap!", era già sulla schiena di un altro, ci si appoggiava per prendere il suo volo e ritrovarsi sul tronco d’albero. I coccodrilli nonostante la loro rabbia, non potevano impedirsi di applaudire. I "Clap! Clap! Clap!" si succedevano ad una cadenza paurosa. Roba da avere mal ai denti! Che volete, quando non si hanno delle mani, si applaude con ciò che si ha.
"Ki ki ki! Così sperate ancora di acchiapparmi? Non si può certo sostenere che siate pessimisti! Beh, se eravate così affamati, non dovevate lasciarvi scappare quel maldestro di Montone! Per quanto mi riguarda, mi dispiace ma non avete nessuna chance. Ah! poveri amici miei, vi stancate così a sbatacchiare invano le mascelle. Se vi arriverà un mal di denti, non venite poi da me a versare delle lacrime di...coccodrillo. Hi hi hi! Dai, fate un piccolo..."
Per un attimo si udirono due sonori "CLAP! CLAP!" zittire Késsé che si mise poi a sbraitare:
"KIIIK! KIIIK! KIIIK!"
E sì! Anche se si nasce pesce, ciò non impedisce di morire in acqua!
Scimmia a troppo voler fare, ha finito per farsi avere. Infatti, esasperato dalle prese in giro di Késsé, un enorme coccodrillo travolse il tronco proprio quando il nostro pagliaccio dopo un salto mortale ci doveva riprendere appoggio. Nonostante tutta la sua destrezza, fu sorpreso: scivolò, si riprese ma non abbastanza velocemente. I suoi piedi, arrivati a livello delle bocche dei coccodrilli, persero ognuno un dito in due schiocchi: CLAP! CLAP!
Urlando di dolore, saltellando, "Maestro Késsé" attraversò rapidamente il resto della passerella improvvisata e zoppicando rientrò a casa.
Il suo ritorno non passò inosservato. Appena i suoi parenti videro i piedi insanguinati, diedero un concerto di grida da spaccare l’anima.
Alen, rientrato da un bel pò di tempo, richiamato da quei lamenti si precipitò dal suo amico.
Grande fu la sua costernazione nel vedere in quale stato era ritornato il suo compagno!
"Mio povero amico, cosa ti è successo?"
E’ possibile ammettere la propria goffaggine di fronte ad uno più maldestro di sé?
Késsé fece il fanfarone:
"Oh niente di così grave!"- ansimò
"Ma ti mancano due dita ai piedi!" osservò Montone
"Certo, li ho dati via!"
"Dati? A chi?"
"Insomma, ai coccodrilli!"
"Ah! e perché?"
"Mi stai innervosendo con le tue domande! E’ il mio diritto di dare anche tutto il mio piede a qualcuno se mi va!"
"Hm! Certo! Non ti arrabbiare. Ma non si dà niente per niente, soprattutto una parte del proprio corpo. Avrai pure ricevuto qualche cosa in cambio."
"E’ ovvio!"
"Ah! E cosa hai ottenuto in cambio?"
"Due lezioni!"
"Due lezioni?"
"Sì, due lezioni: la prima dice ‘colui che non ha ancora attraversato il fiume non deve deridere colui che ci sta annegando’; la seconda insegna ‘colui che si trova in mezzo al fiume non deve mai insultare i coccodrilli"
"Ecco due lezioni che valgono ampiamente il prezzo che hai pagato - sentenziò il montone- speriamo che ne trarrai profitto."
"Il male, vedi - riprese Késsé- è che una scimmia non può impedirsi di fare delle...scimmiottate. Ma spero che queste lezioni profitteranno ad altri più intelligenti di me."

"Gente avete udito la mia favola?"
"Sì!"
"Così finisce la mia favola".

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Anno 1, Numero 6
December 2004

 

 

 

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