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bob e l'appuntamento mancato

raymond dassi

Da quando era rientrato a casa, Bob non aveva smesso di fregarsi le mani. L'appuntamento che aveva appena ottenuto portava un'ondata di gioia al suo cuore e si riprometteva di essere all'altezza delle aspettative di Marlène.

Bob:- "Mi ha detto sì, per la miseria! Non pensavo che la sua conquista sarebbe stata così facile, ma è fatta! Domani, grazie a Dio, sarà qui alle 15!" Bob non aveva alcun dubbio sull'onestà di Marlène. Tutte le volte che aveva ottenuto un appuntamento da una ragazza ne era stato soddisfatto e pertanto poteva non aspettarsi che Marlène gli tirasse un bidone.

Bob: - " Perché dovrebbe non venire!? Suo padre è in viaggio e sua madre è debole di carattere. Adesso bisogna che le prepari una bella sorpresa". Diceva rassicurato a se stesso.
Si mise subito a riordinare la camera, a nascondere i vestiti sporchi, a togliere le ragnatele che, da un bel po' di tempo, pendevano dal soffitto.

Bob:- "Marlène è un bijou, un capolavoro della natura, una ragazza con gli occhi brillanti e ben arrotondati. In questo supera di gran lunga tutte le bellezze che mi sono "sbattuto" negli ultimi tempi. Quando in giro si saprà che mi si è consegnata, le quotazioni della mia immagine saliranno..."
Prese il "carnet" in cui teneva il conto delle ragazze conosciute e segnò con piacere il numero 133 a margine del foglio, nella colonna delle cifre. Poi scrisse con molta cura il nome di Marlène. "Con un totale di 133 ragazze, sono certamente detentore di un record in questo campo" ripeteva a se stesso visibilmente al colmo della soddisfazione.
Bob era così cosciente delle numerose poste che potevano collegarsi alla sua nuova conquista. Questa consapevolezza gli rinnovò l'ardore nel riordino della sua scura cameretta. La tenda di vecchio panno, da tempo attaccata ai chiodi, aveva assorbito talmente tanta polvere che si era tinta di un giallo indeciso, L'opacità della tenda lasciava entrare nella stanza soltanto il debole chiarore del giorno, inopinatamente orientato verso il letto. Quast'ultimo, vecchio ed umido, era costituito da un assemblaggio di numerosi pezzi di bambù piegati i cui angoli si tenevano insieme grazie a fili di ferro, con un materasso preparato con erbe stipate in vecchi sacchi di patate sapientemente accomodate nel corso degli anni.
Il materasso stesso aveva perso un po' del suo spessore sotto il peso esorbitante delle 23 persone che vi si erano sdraiate di volta in volta.
Adagiato malamente, il materasso era coperto da un tessuto con la funzione di lenzuolo sul quale si poteva leggere: " La farina dal gallo nero". Questa marca sottolineava l'origine del tessuto: un sacco di farina recuperato e trasformato in lenzuolo.

Bob:- " Questa camera mi fa vergognare! Dovrei cambiare tutto quello che vi si trova: bottiglie, armadi, i manifesti al muro, la tenda della finestra e anche questi supporti in mattone che tengono il letto inclinato verso il capezzale. Ma manca il tempo, sono già le 8 di sera e da qui a domani, alle 15, non saprei fare miracoli. Nessuno è tenuto all'impossibile!"
Fu allora che Bob si ricordò di poter chiedere l'aiuto di François, suo compagno di adescamento.
Andò subito da lui e lo informò sia della nuova conquista, sia delle angosce del momento. François fu molto contento ed invidioso di sapere che l'amico Bob aveva finalmente ottenuto l'appuntamento che aveva sempre sognato. Avrebbe preferito essere lui stesso il protagonista principale ma la sorte aveva deciso altrimenti. Bob l'aveva superato così come in altre situazioni del passato, ma continuava ad accarezzare la speranza di poter incontrare un giorno Marlène.
Per il momento doveva andare in aiuto di un amico vero conquistatore di ragazze. Si avvicinò di un passo a Bob per capire meglio le sue richieste.

Bob:- " Ecco, vorrei che tu mi prestassi, per domani, il tuo radioregistratore, in modo che io e lei si possa trascorrere momenti romantici sottolineati da belle note musicali. Dovrebbe durate giusto il tempo di farle vedere che non sono un poveraccio, poi te lo renderò non appena se ne andrà. Ho un po' di soldi ma non abbastanza per comperarne uno adesso; e poi, in più, dovrei regalarle qualcosa in argento, giusto per tenermela cara..." Dopo una conversazione relativamente breve, Bob ottenne i favori richiesti al suo compagno di adescamenti, e ripartì alla volta di casa con il radioregistratore, le giacche di François, le lenzuola, i sandali nuovi, le tendine per la finestra, un orologio elettronico e anche un oggetto d'arte che apparteneva al padre di François.
L'equipaggiamento era impressionante anche agli occhi di Bob stesso. Ne era molto soddisfatto. Carico come un dromedario tunisino, ripartì dalla casa del suo amico, ringalluzzito e sicuro di uscirne a testa alta.

Bob:- "Lei capirà da questi oggetti di lusso che non sono un volgarotto qualunque...".
Da casa di François fino a casa sua, Bob doveva percorrere 200 metri di tragitto melmoso, scivoloso e pieno di pozze di acqua sporca. Ma la posta era così alta che percepiva appena le difficoltà del tragitto. Quando furono le sei del mattino, si rigirò per l'ultima volta e, con uno sguardo indagatore e instabile, fissò uno dei numerosi buchi nel muro e si rese conto che faceva giorno. I suoi rivoltamenti sul letto produssero un rumore secco e fragoroso che fece tacere tutti i grilli che si divertivano qui e là.

Bob: - "In piedi! Non potrei continuare a dormire con tanto da fare oggi..."
Si mise subito al lavoro. E alle 10 circa aveva quasi finito con i collegamenti e la sintonizzazione della nuova radio. Tutto procedeva molto bene; anche il restauro improvvisato della stanza era a buon punto. Ne approfittò per una pausa, il tempo di fare colazione.

Bob: - " Oggi sarà una giornata calda! Farò di tutto perché questa ragazza non possa dimenticarmi mai. Forse dovrei procurarmi un preservativo..."
Malgrado questo pensiero, Bob rinunciò subito, senza però sapere perché, e si rimise al lavoro. Alle 14 circa tutto era pronto. La camera era pesantemente profumata e abbastanza pulita a confronto del giorno prima. La giusta inclinazione del letto verso il capezzale era ripristinata, il comodino appariva più in ordine, la finestrella lasciava entrare una luce più viva. Tutti gli altri oggetti che occupavano inutilmente la camera erano stati provvisoriamente collocati dietro la costruzione dove egli alloggiava. Mentre provava a leggere l'orologio elettronico del suo amico François, giusto per assicurarsi che mancava un po' di tempo per fare una doccia, udì un lieve rumore alla porta:
"Toc Toc Toc".
"Avanti!" Rispose seccamente. Il tono della sua voce lasciava trasparire sia la paura che la speranza di incontrare finalmente Marlène. La tenda della porta si aprì di colpo troppo violentemente e poco a poco si disegnò una sagoma che non aveva nulla di femminile.
"Buongiorno Bob, sono io Katara, il tuo amico di sempre, vengo per il compito di matematica ..."
"Senti Katara, è meglio che tu torni a trovarmi un'altra volta. Questo è un momento molto delicato per me" rispose con fermezza.
Dopo alcuni tentativi senza successo, Katara dovette prendere atto della fermezza di Bob, e se ne andò senza capire nulla dell'atteggiamento di quest'ultimo. Erano le 15 meno un quarto e Bob, senza degnarsi di chiudere la porta, si precipitò al pozzo da dove attinse un secchio d'acqua. Poi si diresse verso il lavabo posto tra due muri e delimitato ai lati da tolle rabberciate.
"Maledetto sia quel negraccio di Katara, non sa nemmeno che si deve prendere appuntamento prima di andare a casa della gente. Grazie a Dio se ne è andato..." diceva tra sé e sé facendo la doccia.
Ritornò dalle toilettes alle 15. Il secchio lasciato un po' negligentemente a sinistra, l'asciugamano intorno alla vita e lo spazzolino da denti nella mano destra, Bob si diresse in camera probabilmente per vestirsi, sapendo comunque che la ragazza non sarebbe stata puntuale. Ma alla porta lo aspettava una ragazzina con in mano un foglietto.

Bob:- "Cosa cerchi qui adesso? Non puoi andare a giocare per strada con i tuoi amici? Squagliati, maledetta mendicante" disse con determinazione e cinismo.
Ma si accorse che la piccola aveva un pezzo di carta. Glielo strappò e si rese subito conto che il messaggio che vi figurava era indirizzato a lui.
" Salve Bob! Vorrei sapere se potevo venire... dato che tua madre non è in casa! La tua amata Marilise!"
Marilise era un'altra ragazza che a Bob piaceva incontrare per le stesse ragioni per le quali voleva incontrare Marlène, ma il momento era critico e Bob era visibilmente contrariato.

Bob :- " Va a dirle che non mi hai trovato in casa, no! Hum hum... dille piuttosto che adesso devo uscire: è meglio che rinunci al suo progetto di prostituta. Io ho altre gatte da pelare..."
Cacciò la ragazzina come si scaccia un cane malato ed entrò precipitosamente in camera. Alle 15.20, era pronto e cominciava già a spazientirsi." Non bisogna che Marlène mi faccia aspettare troppo perché - pensava - non si sa mai quale imbecille potrebbe arrivare a rovinarmi l'incontro..."
L'attesa fu lunga ed interminabile ma Marlène non venne proprio. Alle 20 comprese che i giochi erano fatti. La speranza perduta!

Bob:- " Se l'avessi saputo, avrei accettato Marilise. A questa bestiaccia di Marlène gliela farò pagare per quello che ha fatto." Uscì di casa, fece un passo, poi un altro, poi un terzo e non riuscva a dimenticare quello che aveva appena vissuto. Con il cuore gonfio di collera, le idee ottenebrate dal desidero di vendicarsi, Bob si spostò lentamente nella penombra del cortile. Con un passo incerto uscì dal loro dominio, attraversò il pavè e penetrò in un negozietto, situato al lato opposto della strada, la cui porta d'ingresso recava la scritta:" Anneghiamo i nostri dispiaceri. Bar"
E si sedette dicendo:" Una birra ghiacciata".

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Anno 1, Numero 5
September 2004

 

 

 

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