Nata in Sudafrica nel novembre 1961, saggista e scrittrice, Elleke Boehmer è una delle maggiori figure della critica letteraria postcoloniale, cui ha dato un contributo fondamentale con il testo Colonial and Postcolonial Literature. Migrant Metaphors (Oxford University Press, 1995).
Dopo aver conseguito il dottorato ad Oxford nel 1990, ha ricoperto la carica di docente di Letteratura Postcoloniale Inglese presso l'Università di Leeds fino al 2000, anno in cui è divenuta coordinatrice degli Studi Postcoloniali presso la Nottingham Trent University, dove insegna tuttora. Fra le sue principali pubblicazioni in ambito accademico si segnalano: Empire Writing: An Anthology of Colonial Literature (Oxford World's Classics, 1998) in qualità di curatrice, e il recente Empire, the National and the Postcolonial, 1890-1920: Resistance in Interaction (OUP, 2002); a questi si aggiungono diversi articoli dedicati soprattutto alla letteratura di lingua inglese sudafricana ed indiana (Nadine Gordimer e Arundhaty Roy), sebbene l'autrice possa annoverare fra i suoi interessi anche la produzione letteraria australiana e quella dell'Africa occidentale ed orientale.
Alla sua attività di critica e studiosa, Elleke Boehmer affianca una carriera fruttuosa di scrittrice. Fra le sue opere ricordiamo Screens against the Sky (1990), An Immacolate Figure (1993) e soprattutto l'ultimo Bloodlines (2000), incluso nella selezione dei finalisti del Sanlam Prize.
Le opere della Boehmer offrono senz'altro una lettura avvincente ed interessante, che fornisce al lettore un'ulteriore interpretazione della storia e della vita quotidiana del Sudafrica, dove i romanzi dell'autrice vengono ambientati. Le opere di Elleke Boehmer non sono purtroppo reperibili in traduzione italiana, ma solamente nell'originale inglese, che è comunque di grande apprezzabilità.
Il brano qui pubblicato, drammaticamente incentrato sulle conseguenze di un attentato terroristico, è tratto dall'ultimo romanzo dell'autrice, Bloodlines. Nelle pagine che traduciamo, la narrazione si apre sulla descrizione in dettaglio dei devastanti effetti dell'esplosione di una bomba, per poi soffermarsi sulla dimensione psicologica di chi -seppure indirettamente- è stato coinvolto nell'attentato. Il romanzo nel suo complesso è però una riflessione più ampia non solo sul tema dell'amicizia, che è al centro della trama, ma anche sulla generale condizione del Sudafrica nei primi anni Novanta, che si ricordano come fra i più turbolenti nella lotta contro l'Apartheid (Mandela prenderà il potere solamente nel 1994). Quest'opera della Boehmer, lontana dall'essere concepita unicamente come fonte di intrattenimento, risulta dunque assai utile a chi voglia approfondire - al di là degli studi accademici sull'argomento- la storia di una delle ex colonie più importanti ed influenti del panorama africano.
biografia a cura di Tiziana Morosetti, Dottoranda dell'Università di Bologna