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Cos'è il Qene? È una figura retorica etiopica, che consiste nel dire una cosa implicandone un'altra allo stesso tempo e nella stessa frase. Può sembrare di difficile comprensione per chi non abbia familiarità con la lingua. Il Qene si applica sia alla poesia che alla prosa, e si compone delle due parti sem e werk (cera e oro) all'interno della stessa espressione. L'analogia con cera e oro deriva dalla tecnica orafa utilizzata nella fabbricazione dei gioielli. La figura viene plasmata prima nella cera, soffice e duttile da modellare. La cera è poi ricoperta di argilla, gesso o terra refrattaria, che si solidifica. Quando l'oro fuso viene colato all'interno dell'involucro di argilla o gesso, la cera si scioglie e scorre via, e l'oro assume la forma desiderata. Allo stesso modo, inserire nel Qene un messaggio nascosto è un'antica arte per creare più di un significato, in cui la cera più evidente e il più nascosto oro si intrecciano nella stessa frase.
Il Qene, nella sua forma documentata, compare per la prima volta nelle opere classiche di San Yared, chierico assumita e musico reale. Le sue due opere maggiori: Dgua e Tsome Dgua, risalgono a più di quindici secoli fa, al V secolo d.C.. Secondo lo studioso Ato Alemayehu Moges(1), il Qene non può aver raggiunto una simile fioritura grazie a un solo uomo - San Yared - e nel corso di una sola generazione. Ato Moges fa risalire quindi il Qene, almeno nella sua forma orale, a un periodo decisamente anteriore, e lo attribuisce al chierico Tewaney, vissuto sull'isola di Dek-Astifa, nel lago Tana.
Gran parte dei Qene amarici e geez si basano sul fatto che una parola significhi, o si possa 'interpretare', in più modi. La stessa cosa avviene in molte altre lingue, in cui la stessa parola può sovente assumere più di un significato. Ma in amarico e in geez questo può dipendere anche dal sistema fonetico dell'alfabeto geez, privo di marcatori che indichino graficamente gli accenti tonici sulle parole, come accade in altre lingue e sistemi alfabetici. Quando è scritta in geez fonetico, una parola può venir pronunciata in maniere leggermente diverse al variare della posizione dell'accento tonico e producendo così suoni differenti, e in questo modo la stessa parola assume più di un significato.
Un esempio del primo tipo, in cui la stessa parola può avere più di un significato senza cambiamenti d'accento, è belew. Questa parola può significare digli o colpiscilo, oppure può essere semplicemente un'espressione di sorpresa. Come esempi del secondo caso, consideriamo le due semplici parole: a-le e a-lech. A seconda della posizione dell'accento, possono assumere significati differenti. Quando le è atona: a-le e a-lech significano rispettivamente lui disse e lei disse. Ma se l'accento cade su le il significato cambia: a-le e a-lech in questo caso diventano rispettivamente lui è presente e lei è presente.
Il modo migliore di illustrare il Qene è fornire qualche esempio. Ecco il primo:
Il primo verso si limita ad affermare che Yaltaweke kimem, una spezia sconosciuta, è stata aggiunta al cibo. Il secondo verso spiega come quella spezia sprigioni per tutti i convitati un forte aroma. Questo è il sem, cioè la parte cera dell'interpretazione del Qene. Il werk, cioè l'oro, il significato nascosto, si trova nel gioco di parole nel termine be-sheeta che significa anche nausea quando l'accento cade su shee e ta, rendendone la pronuncia più acuta e breve, besh-ee'-ta. Questo modificherebbe il senso in: Tutti i convitati erano in preda alla nausea a causa di qualche spezia sconosciuta introdotta nel cibo...
Ecco un altro esempio dello stesso autore:
Nel primo verso: Yeferenjun? bermel dice di portare un barile, opera dei ferenj, gli europei. Nel secondo verso si chiarisce che l'autore non ha chiesto un barile, ma uno dei nostri vasi locali d'argilla o enesera. Questa è la parte della cera, o significato apparente. L'oro, invece, sta nel gioco di parole in enesera, che può assumere due significati semplicemente variando l'accento da ene'-se'ra a en-ese-ra. Nella fonetica geez, le due parole hanno la stessa identica grafia, in mancanza di un simbolo che segnali l'accento. La parola ene-se'-ra significa facciamo, che modifica tutto il senso del Qene e fa in modo che la parte 'oro' esprima il desiderio dell'autore di fare o fabbricare il nostro manufatto, senza doverlo prendere dai ferenj.
Un'altra tecnica del Qene si basa sull'unione di due o più parole a formarne una sola, o sulla divisione di una parole in due o più parti, per modificarne il senso. In un famosa poesia dedicata all'imperatore Menelik II, il termine Ya lemtam viene utilizzato secondo questa tecnica. Il significato evidente, o sem, sta nel significato letterale di Ya lemtam , che vuol dire quel lebbroso, mentre l'oro è Yalem ta'm, cioè dolcezza del mondo. In questo modo il poeta è riuscito a creare una lode bellissima quanto occulta, pur fingendo di insultare l'imperatore Menelik II a causa della lebbra che lo affliggeva.. La poesia si rivolgeva a Menelik con la forma di rispetto del 'tu' e affermava:
Che può essere tradotto più o meno come:
In questo caso si trattava di un insulto trasformato in lode, ma nella maggior parte dei casi avviene il contrario. Apparentemente si loda la vittima designata, mentre in realtà la si sta insultando. Come illustrato dal seguente Qene:
È attribuito al compianto Negadras Tessema Eshete, padre di Ato Yednekatchew Tessema, in passato famoso giocatore etiope di calcio e capitano della sua squadra. Fu pronunciato in occasione di un avvenimento pubblico, durante il quale un tale arbegna, un patriota divenuto a quanto pare un funzionario di rilievo per aver partecipato alla lotta di liberazione, aveva chiesto al Nagadras di celebrare le sue lodi. (È abbastanza comune che a poeti e cantori venga richiesto di cantare o di celebrare le lodi di qualche personaggio importante della comunità in occasione di matrimoni o di analoghe occasioni mondane).
Il significato cera appare evidente a una prima lettura del componimento:
Ma evidentemente il Negadras non aveva una grande opinione di quel particolare arbegna che aveva chiesto di essere celebrato. Il significato nascosto (l'oro) del Qene si trova nel gioco di parole in arbegna. Se la parola viene divisa in due parti diventa: ar - begna, in cui ar = merda, begna = su di noi. Il significato nascosto diventa allora: Ora, in tempo di pace, questo patriota/stronzo si prende gioco di noi?(seccandoci e pretendendo di venire celebrato).
Alla fine degli anni '60, Ian Smith, che aveva dichiarato l'indipendenza dell'ex colonia britannica Rhodesia e se ne era proclamato primo ministro, aveva fatto impiccare molti neri che si erano opposti al suo regime. Fu allora che un monaco prese la sua Begena(4) per cantare il seguente Qene amarico, in segno di solidarietà con le vittime:
Il Qene è celato nella parola meskel. Significa croce: la croce su cui Gesù è stato crocifisso, e il simbolo della croce che portano di solito i sacerdoti e che spesso usano per benedire la gente. Ma la stessa parola, senza alcuna variazione d'accento, significa anche: appendere a una corda. Il senso del canto diventa chiaro:
Oltre a queste poche forme base, esistono molti altri modi di costruire i Qene, e ci auguriamo che questa breve introduzione possa aver aperto uno spiraglio sul vasto panorama dell'eredità linguistica etiopica a tutti coloro che non hanno familiarità con essa. Speriamo anche che riesca a procurare loro diverse ore di piacevole godimento, leggendo e scoprendo i significati nascosti di frasi apparentemente semplici.
(1) Geez and Amahric Study Without Qene is Incomplete p. 99, Alemayehu Moges, Addis Ababa, 1966
(2) Il testo amarico originale della poesia è reperibile in rete: seguendo i sub-links poems and Qene)
(3) Ibid.
(4) Begena: grande arpa etiope a dieci corde, che produce un suono molto basso e viene solitamente usata per accompagnare canti religiosi