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denise duhamel

A sentire il volume Choc culturale:
guida alle usanze e alle regole sociali
dei filippini,
quando mio marito dice di sì,
potrebbe voler dire anche una delle seguenti cose:
a.) non lo so.
b.) se lo dici tu.
c.) se ti fa piacere.
d.) spero di aver detto di sì in un modo così poco
incoraggiante da farti capire che intendo dire no.

Potete immaginare la confusione
che circonda le serate al cinema, il bucato,
a chi tocca portar fuori la spazzatura
e quando. Gli ricordo
che sono americana, che tutti quei sì per me sono uguali.
Gli dico che in America abbiamo psicanalisti
che lo possono aiutare a non essere troppo accomodante.
Abbiamo bambini di due anni che amano urlare “No!”
quando non si fa a modo loro. Gli dico che
in America c’è un libro popolare,
Se dico di no mi sento in colpa.
“Te ne compro una copia?” chiedo.
Lui dice sì, ma credo che intenda
“Se ti fa piacere,” vale a dire “Non lo leggerò.”
“Io ci provo,” gli dico, “ma anche tu devi fare la tua parte.”
“Sì,” dice, poi fa tampo,
un tipo di broncio che il libro Choc culturale descrive come
“ostilità subliminale... rinuncia all’abituale giovialità
in presenza di qualcuno che lo ha contrariato”.
Il libro dice che spetta a me sistemare le cose,
“per ristabilire la cordialità, senza esprimere a voce il problema,
ma mostrando interesse per il benessere della persona
ferita.” Neanche per idea, penso, anche se lo so
che se non sono gentile, il tampo porebbe rapidamente degenerare in nagdadabog
pestare i piedi, brontolare, sbattere la porta. Invece di
parlare con mio marito, mi precipito fuori
a parlare con la mia Kwan Yin di porcellana,
la dea cinese del perdono
che ho comprato a Canal Street anni prima
che io e mio marito ci conoscessimo.
“La vera Kwan Yin è a Manila,”
mi dice. “Si chiama Nuestra Señora de Guia.
I lineamenti asiatici mostrano che il Cristianesimo
era già nelle Filippine prima dell’avvento degli spagnoli.”
Mio marito nel dirmi questo
mi dice che gli dispiace. Kwan Yin fa l’occhiolino,
e si congratula – la mia breve preghiera ha funzionato.
“Mi amerai per sempre?” Chiedo,
poi gli osservo le labbra, chiedendomi se riuscirò a decifrare
cosa vorrà dire il suo sì.

Tratto da "The Star-Spangled Banner", Southern Illinois University Press, 1999, con il permesso di Denise Duhamel.

Traduzione: Andrea Sirotti

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Anno 0, Numero 3
March 2004

 

 

 

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