El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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per firenze

heleno oliveira

Firenze è un mattino di dicembre
dove arrivai urlando dal mio Ade.
C'erano abbracci baci e rimpianti
e un Cristo negro accoltellato.
Nessuno attorno a me e io cercavo
tra i palazzi della via vuota
qualche certezza e anche il nome mio
che non avevo e non sapevo più.

Firenze non è per nulla ciò che si vede
è una madonna bianca di silenzi
che si ritrova nel Libro è memoria
di angoli di strade di giardini
dove è successa una nuova origine
dove cammino sorpreso e in sorpresa
in un'altra Anima più grande e più nascosta
che mi ha guardato in quella mattina.

Firenze porta Dio e porta gli dèi
insolito splendente matrimonio
insolita avanguardia che non passa
segreto luminoso che non tace.
Per questo il mio nero sangue guasto
doveva ritrovarsi in questa luce
poteva contemplare faccia a faccia
la trama di un disegno annunciato.

Firenze bianco centro di un mondo
dove si può cantare senza il pianto
perché gli dèi e il Verbo ci procurano
la strada felice di un incontro
che si è rotto e canta come Orfeo
perché gli uomini non sono trinitari
e ancora si scordano l'uno e il molteplice
che si stagliano nelle loro strade.

Firenze è rimembranza ed è presenza
e più si coglie quanto più si perde
in quell'Anima amante e narrativa
che si diceva in bocca di Ficino.
Per questo non badai al mio dolore
né al ricordo di lotte e del fiorino
cercai il bianco nel verde marmoreo
cercai in santi pittori e poeti.

Firenze ora non odora
ma che m'importa se l'Anima vive?
Per questo non la lascio e mi ristoro
in quel silenzio di ricchezza e abisso.
E quando parto per un certo tempo
e torno dopo anni o settimane
mentre la vedo mi muore il lamento
perché mi trovo uno e molteplice
nel suo canto.

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preghiera

heleno oliveira

Colomba fuoco venticello
non sono degno di essere Saulo
né Paulo.
Forse sono la ferita
mai guarita dell’uomo di luce
che vide tutto il regno
e fu rapito al terzo cielo
e raccontò
senza raccontare
della sapienza creata e increata.
Sono quella ferita
– non ci sono uomini, donne
Signore, che sembrano solo piaghe e sangue? –
ma già vedo il cauterio
con cui dolcemente
fortemente mi baci.
Sono confuso, ubriaco
del tuo amore-dolore
che per tutti noi miserabili
mise – a quale prezzo –
nel cuore della Trinità
il Verbo fatto carne
sputo e verme
per noi.
Guariscimi
limpida acqua
che sgorga dal Padre e dal Figlio
cauterizzami col tuo fuoco
e diventerò un poeta muto
e la parola, la fantasia
l’epifania
sarai Tu in me
piccolo piccolo
nada nada
amém.

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se fosse vera la notte

heleno oliveira

Se fosse vera la Notte
il Cielo di carta le stelle finte.

Venezia più larga e estesa
rovina alata di sangue.

Nessuna meraviglia
per le calli deserte.

Se fosse vera la Notte
non avrei visto San Marco

luce nella luce
candelabro.

Se fosse vera la Notte
il lutto sarebbe eterno

la nostalgia di patria e amori
sospesa come un grido di infante.

Se fosse vera la notte
la voce del Nemico immensa

mi porterebbe ai Sacramenti
come all’acqua.

Se fosse vera la Notte
la vera luce

oscura
oscurità.

Se fosse vera
altri occhi

altra vista
altra strada

quella dell’ombra
del Tuo corpo trafitto.

Se fosse vera
avrei visto in un lampo

lacrime nuove
accanto al Giudizio

nel silenzio del tutto
nel silenzio.

Se fosse vera la Notte
ben diverso il canto

e la bocca
e il respiro.

Se fosse vera
se fosse vera

il canto e le parole
conchiglie

di un angelo
chiamato Juan.

Se fosse vera
niente e solo

la morte
anonima

e dopo
molto dopo

la buona novella
dove non si parla

e tutto tace
in amore e pace.

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Anno 0, Numero 3
March 2004

 

 

 

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