El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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croce

egidio molinas leiva

Punta e filo, filo e punta...
La lama d'acciaio scintillava sulla pietra grezza
... punta e filo, filo e punta...
Bernardo Salas era assorto nel meccanico movimento della mano
... punta e filo, filo e punta...
Bernardo Salas si era alzato dal letto, aveva preso dal baule sgangherato il vecchio ed arrugginito pugnale della sua prima giovinezza e si era messo ad arrotarlo... non sapeva perché... gli pareva di avere un'idea però non si poneva la domanda, avere o no una risposta non aveva più alcun senso per lui
... punta e filo, filo e punta...

Tutto era ormai pronto. Spazzata via l'ultima foglia sotto il cedro centenario, la festa poteva pure cominciare, ma sarebbe avvenuto soltanto nel tardo pomeriggio ed era appena mattina inoltrata, quindi, ora come ora ognuno a casa propria, e arrivederci alla sera...
... erano giovani contadini, uomini e donne, qualcuno a cavallo ma i più a piedi, scalzi, che scherzavano e ridendo lungo i sentieri aperti nella foresta, in compagnia di altri, sicuramente molto più giovani di loro ma che si sarebbero detti coetanei, segnati già dal sole, dalla fatica e da quella tristezza atavica che era possibile rilevare nel fondo dei loro sguardi...
... ad ogni modo, l'allegria che regnava era più spensierata che mai perché in pochissimo tempo, in quel posto sperduto erano stati forgiati ben due miracoli...
... appena due anni prima, Secondo Bogado aveva voluto fortemente la costruzione di una scuola e c'era riuscito con l'aiuto degli ottimisti dei dintorni. Poi, era riuscito perfino a fondarla con l'aiuto anche degli scettici e, addirittura, a farla funzionare, questa volta con l'aiuto perfino dei pessimisti che, per non essere di meno degli altri, avevano anche mandato a scuola qualcuno dei figli.

Molto era successo nei dintorni con la scuola funzionante. Già nel primo anno scolastico sette ragazzi e quattro ragazze avevano più o meno imparato a parlare la lingua ufficiale, più o meno a leggere e a scrivere e a contare fino a cento...
... anche qualche genitore curioso aveva imparato qualcosa facendosi raccontare dal figlio quel che apprendeva a scuola e così, perfino l'anziano e beneamato don Gregorio, giocando con il bisnipote, era riuscito a recitare l'alfabeto completo, comunicando dopo, platealmente, a familiari ed amici che, per il momento, aveva perso completamente la voglia di morire, al meno finché che fosse riuscito anche lui a mettere insieme quegli strani disegnini...
... per giunta, chissà come, qualcuno del governo si era interessato e agli esami di fine corso erano stati ben tre gli ispettori mandati dal Ministero per controllarne la regolarità. Il fatto, del quale non si era a conoscenza in precedenza tranne, forse, del commissario, aveva prodotto gran apprensione fra la gente, ma il commissario, appunto, aveva tranquillizzato tutti: " E' per il bene, vedrete", e così era veramente stato, tanto che l'ispettore alla fine, nel suo discorso non aveva risparmiato elogi alla comunità, agli alunni e soprattutto alla maestra, augurando a tutti quanti un ottimo futuro...
... ecco il motivo della festa, la popolazione delle zona voleva omaggiare un po' tutti e, naturalmente, anche se stessa.

Bernardo Salas aveva visto sole ancora sulle cime degli alberi quando aveva posato il pugnale sulla pietra... poi si era alzato pesantemente dalla piccola panca su cui sedeva per dirigersi barcollando verso casa. Stava entrando quando un sussulto di spavento l'aveva fatto tornare indietro di colpo... un essere mostruoso dai mille occhi fiammeggianti era in agguato nella semioscurità della stanza...
... aggrappato alla porta e scrollando ripetutamente il capo, Bernardo Salas aveva stentato a darsi un po' di luce... i raggi del sole filtravano all'interno attraverso le crepe delle pareti malridotte... un tempo non c'erano quelle crepe... un tempo, la casetta era stata integra e bella, l'aveva costruita con le proprie mani per portare a vivere con sé la sua compagna... pilastri e travi erano di legno pregiato... le pareti di una riempitura di ramaglia, paglia e fango, com'è usuale da quelle parti in fin dei conti... il tetto però, invece della paglia abituale, lui l'aveva voluto a tutti costi di tegole di legno...
... si, era stata molto bella la casetta... poi però, un po' alla volta, l'aveva trascurata e, alla fine, tutto a un tratto, abbandonata...

... Bernardo Salas aveva lanciato uno sguardo indifferente alle bottiglie vuote di acquavite rovesciate accanto al letto... lui non era mai stato un ubriacone, neanche un bevitore abituale, se aveva l'acquavite in casa era solamente per gli ospiti, allora sì, faceva con loro volentieri un goccio, niente di più... ma non veniva più nessuno a trovarlo... chissà da quando...
... Bernardo Salas non aveva mai bevuto da solo, quella volta però...
... ritornato da una delle sue solite fuoriuscite senza meta e senza tempo aveva trovato la casa deserta, compagna e figli non c'erano più... si, forse erano andati a raccogliere quel poco che c'era da raccogliere nelle scarse coltivazioni che, tra l'altro, lui non frequentava da qualche tempo, ma quando aveva costatato la mancanza dei loro vestiti era corso intorno alla casa chiamandoli e urlando...
... sempre urlando si era addentrato nella piccola e rachitica coltura di mais, imbattendosi nelle erbacce aggrovigliate che pareva gli si arrampicassero per le gambe come serpi, mentre le foglie gli avvolgevano le braccia, la vita, il collo, come se avessero voluto respingerlo o addirittura soffocarlo, per proteggere qualcuno o vendicarsi...
... rientrato in casa in preda alla paura, si era scolato subito la prima bottiglia... si, sarebbe dovuto andare a cercare compagna e figli e riportarli a casa però aveva scartato l'idea immediatamente... fuori c'erano troppi fantasmi in agguato, " Un altro giorno", si era detto, cominciando con l'ultima bottiglia... dopo, era crollato sul letto, esausto...
... era stato in quell'occasione che gli occhi mostruosi l'avevano spaventato per la prima volta...
... Bernardo Salas si era visto, come un lampo in uno specchio, nel tempo delle prime crepe e della decisione di rimediare, sempre rimandata ad " un altro giorno"
... e allora, come allora e come sempre, Bernardo Salas aveva chiuso ancora gli occhi.

La scuola di Pineguà era l'unica costruzione totalmente in legno di tutta la zona. Consisteva in una sola ma spaziosa stanza circondata da una tettoia che continuava ampiamente dietro. " Inutilmente grande", dicevano i pessimisti. " Si può sempre ingrandire", ribattevano gli altri...

... l'avevano costruita gli stessi contadini con tavole di scarto delle segherie della zona, dei dintorni, e più lontano ancora, e pazientemente rielaborate da sé...

... e quel sabato di dicembre era stata tirata a lucido. Porte e finestre erano state ornate di ghirlande di fiori di stagione. Dalla tettoia pendevano, con presunto ordinato disordine, numerosi ramoscelli delle più svariate piante e perfino il maestoso e serissimo cedro era stato allegramente infiorato...
... ma ciò che più di altro attirava l'attenzione dei pochi passanti sulla strada carrettiera di fronte, erano le due lavagne sistemate ai lati della porta d'entrata e, sebbene fossero consapevoli che non ci avrebbero capito niente, si avvicinavano, con religiosa reverenza e una certa malinconia, a vedere in dettaglio in cosa consisteva la scrittura di uno del posto, dunque, di uno di loro...
... su una delle lavagne c'era scritto in grossi caratteri, e con una calligrafia indecisa e una più che improbabile ortografia:
Oggi- Gran festa- ballo- Oggi
Chiusura anno scolastico
Prima parte
Discorso
Premiazioni
Discorso
Seconda parte
Festa danzante
Tutti invitati- Tutto gratis
... sull'altra, invece:
Ringraziamenti
A quelli che hanno reso possibile la scuola
Alla nostra amatissima maestra Zuni
A Secondo Bogado, anima e cuore della scuola
Ai nostri genitori e fratelli
Grazie
... sotto, i nomi e cognomi degli alunni scritti di propria mano da ognuno di loro.

Bernardo Salas, dopo essersi alzato faticosamente dal letto, si era diretto con passi stanchi verso la pietra da arrotare, senza fare neanche ombra sotto il sole a picco... che ombra poteva fare, poi, uno che non era né era mai stato...?
... Bernardo Salas scrollava il capo a quei pensieri, avrebbe sicuramente preferito altre immagini...
... punta e filo, filo e punta
... il nobile acciaio di Toledo scintillava sulla pietra grezza
... punta e filo, filo e punta
... Bernardo Salas sentiva un buco allo stomaco... fame? Forse, non ricordava il suo ultimo pasto, " qualcosa avrò pure mangiato in questi giorni", si diceva
... punta e filo, filo e punta
... già, quei giorni... quanti? Per la barba che si trovava cresciuta in faccia dovevano essere molti... ricordava solamente quella gran bevuta e le numerose volte che si era svegliato urlando di terrore per ritrovarsi, anche da sveglio, perseguitato ancora dagli incubi, da quel mostro orrendo dai mille occhi e dall'esercito di serpi e di fantasmi imboscati intorno a casa che aspettavano fischiando, agitando le braccia, sussurrando fra di loro, e aspettavano, ogni volta più vicini, aspettavano, aspettavano...
... dopo, gli incubi erano cessati, e tutto il resto si era fatto meno minaccioso. Allora era uscito a girare intorno alla casa... a girare e girare, ogni volta più vicino... a girare, ogni volta di più vicino a casa...
... finché non si era trovato ad arrotare il suo vecchio pugnale. " Qualcosa vorrà pur significare", si diceva perché era ormai da anni che non usava altro che il più utile coltellaccio da bosco. " Qualcosa accadrà", si ripeteva meccanicamente mentre attendeva, senza alcun interesse, qualche segnale
... punta e filo, filo e punta
... era già un po' di tempo che aveva la vaga sensazione di qualcosa di imminente
... punta e filo, filo e punta
... Bernardo Salas aveva portato il pugnale in alto rigirandolo fra le dita. La vecchia lama aveva recuperato completamente la sua antica lucentezza. Con il pollice sinistro aveva tastato punta e filo... bene, qualsiasi cosa fosse ciò che doveva accadere, lui era pronto
... punta.

... Bernardo Salas aveva osservato a lungo il sole scendere dietro le cime degli alberi. Poi era andato al ruscello vicino a ripulirsi, e al ritorno aveva portato con sé il suo cavallo... dunque, sellato il cavallo aveva indossato i migliori tra i suoi vestiti consunti e preparato la sua sacca per un lungo viaggio... Bernardo Salas non si faceva domande, agiva istintivamente, con la calma e la precisione di chi è nelle mani di un destino tanto sconosciuto quanto inesorabile... con in testa il suo vecchio capello di palma, rinfoderato il pugnale e fissato alla cinta sulla schiena, Bernardo Salas era montato a cavallo lanciando intorno un ultimo sguardo indifferente... e subito era sparito, inghiottito senza esitazione dalla foresta.

Zuni Morel e la madre erano state le prime ad arrivare. Era presto, ma Zuni Morel era molto agitata e per cercare di rasserenarsi non aveva trovato niente di meglio che arrivare in anticipo, a prepararsi sul posto per il discorso di apertura e l'atto di premiazione...
... era rimasta profondamente turbata dalle lavagne. Lei aveva partecipato solamente all'elaborazione del programma, sotto il quale era stato fatto un ringraziamento generico e, naturalmente, nomi e cognomi, come una piccola mostra di quanto avevano imparato, ma della seconda non ne sapeva nulla e questo, di certo, la riempiva di gioia ma anche di inquietudine...
... si era avvicinata alla lavagna e, con l'indice tremante, aveva accompagnato lentamente tutta quella calligrafia irregolare, quei nomi faticosamente scarabocchiati...
... pensava che, forse, era il caso di correggere qualche errore troppo grossolano, ma...
... errore? Zuni Morel ormai dubitava ed era più che comprensibile, in fin dei conti lei stessa non era arrivata che alla quarta elementare...
... e glielo aveva fatto ricordare quanto avevano detto gli ispettori
Che non avrebbero mai creduto
Che erano meravigliati
Che avevano costatato personalmente quanto si può fare nei posti più sperduti
Che dopo il loro rapporto assolutamente positivo, la scuola sicuramente sarebbe diventata Nazionale... sì, ci avrebbe pensato lo stato dall'anno venturo in poi... programma completo. La creazione, ogni anno, del corso successivo fino a completare le elementari... maestri all'altezza...

... se tutto ciò si fosse realizzato sarebbe stato un gran passo avanti per Pineguà, nessuno avrebbe avuto più bisogno di emigrare per imparare a leggere e scrivere... Zuni Morel pensava a se stessa da bambina, con i nonni, d'accordo, però lontana dalla madre per quattro anni... per continuare avrebbe dovuto andare ancora più lontano e non era stato possibile... Zuni Morel pensava ai cugini che cominciavano a diplomarsi in una città lontana dal paese, ma i figli dello zio Rymo e della zia Flora avevano dovuto emigrare addirittura all'estero seguendo lo zio in esilio... là avevano cominciato... e quando erano rientrati in patria l'avevano fatto, non più in paese ma in una città con tutte le scuole... " Già", rifletteva amaramente Zuni Morel, " Chi va via dal paese finisce per non tornare"
... Zuni Morel considerava giusta la contentezza dei paesani, senza neanche averlo immaginato si erano messi a fare qualcosa che poteva cambiare la sorte di Pineguà... sì, Zuni Morel era decisamente contenta di questo nonostante lei, proprio lei, non ci sarebbe più stata... gli ispettori l'avevano riempita di complimenti, pubblicamente e anche dopo, ma più tardi, separatamente, erano stati chiari, chiarissimi, " Lei non potrà fare parte del nuovo corso, capisce?"

... Zuni Morel non era più riuscita a trattenersi ed era scoppiata in un pianto convulso...
... fra le braccia della madre, la piccola, gracile, dolce, ma anche energica, vitale e coraggiosa Zuni Morel, maestra di Pineguà, era solamente una bambina piena d'incertezze e, soprattutto, molto spaventata delle proprie emozioni... tutto sommato non aveva che quindici anni...
... " Tutto si sistemerà presto, figlia mia", ripeteva la madre come una cantilena, trattenendo chissà come il proprio pianto...
... e Zuni Morel lo sapeva, però continuava sconsolata ed inconsolabile... erano stati gli stessi ispettori a dirglielo: " Lei faccia questi corsi e torni, riprenderà il suo posto immediatamente". Sì, lei lo sapeva... nella città dove c'erano tutte le scuole, lo zio Rymo, la zia Flora e anche i cugini l'aspettavano con le braccia aperte...
... si diceva che Zuni Morel non conoscesse la paura, e invece in quel momento ne era preda, aveva paura di non farcela, i corsi duravano pur sempre tre anni e in tutto quel tempo potevano succedere tante cose, e lei aveva paura che qualcuna di esse le potesse impedire di continuare a coltivare la passione che le era nata nel trascorso di quell'anno di durissimo lavoro, quella scoperta di se stessa, la consapevolezza dell'unica cosa che voleva ed avrebbe voluto fare nella vita, la maestra.

Secondo Bogado era arrivato con un gruppo di familiari ed amici e, tra tutti, raggiante, la sorellina Virginia Bogado che, più tardi, sarebbe stata premiata come migliore alunna, come avevano suggerito gli ispettori...
... Secondo Bogado aveva letto il suo nome sulla lavagna con un gesto di stizza, non gli piacevano per sé quelle manifestazioni, lo mettevano a disagio, per non dire che lo infastidivano. Secondo Bogado era convinto che un uomo dovesse sempre fare il meglio possibile, per se stesso e per gli altri, senza credere di fare chissà cosa di straordinario, e quindi dava e riceveva con la stessa spontaneità e naturalezza...
... e se per caso qualcuno si fosse mostrato proprio riconoscente, lui ricambiava il silenzio espressivo dei paesani... uno sguardo significativo, una stretta di mano, una pacca sulla spalla...
... pazienza! Quella volta bisognava avere pazienza, i ragazzi dovevano ancora crescere...
... come sempre, Secondo Bogado non voleva soffermarsi sul fatto che, effettivamente, lui si era adoperato molto, molto...

... Secondo Bogado aveva imparato a leggere e scrivere durante il militare, miracolato da un commilitone studente... qualche anno dopo era venuto a sapere che quel commilitone era stato preso, torturato e, alla fine, ucciso perché rivoluzionario... " Già", era stato allora il suo unico e brevissimo commento, ma in cuor suo si era sentito a pezzi e decisamente colpevole. Secondo Bogado ricordava
" Vuoi davvero imparare, Secondo? Bene. Abbiamo due lunghissimi anni davanti... li renderemo utili..."
... un foglio di carta piegato accuratamente fino a renderlo tascabile era stato il primo quaderno di Secondo, la caserma la sua scuola ed il commilitone amico il suo maestro
" Un popolo che non sa leggere e scrivere è condannato a non saper immaginarsi in un futuro diverso da una brutta copia del passato, di un passato che, per giunta, ha perso già da molto tempo la sua immensa capacità propulsiva..."
" La storia di un popolo che non sa leggere e scrivere è condannata a finire smarrita nelle imprecisioni e nelle fantasie inevitabili del racconto orale..."
" La cultura di un popolo che non sa leggere e scrivere è condannata a estinguersi quando si estingueranno i fuochi degli ultimi focolari..."
... e lui, Secondo Bogado, non aveva fatto ancora niente in proposito. Così era nata l'idea della scuola. Non era stato per niente facile, però, a poco a poco, convincendo- coinvolgendo un po' tutti, perfino il commissario del paese, era riuscito a costruirla...
... solo a quel punto però si erano accorti che serviva anche un maestro... e meno male che Zuni Morel se l'era sentita, altrimenti...
... dunque, quando Zuni aveva chiesto qualcosa che le potesse servire come base per l'insegnamento alla lettura, Secondo Bogado non aveva avuto più remore a rivelare il suo più caro segreto e le aveva prestato il suo "Album di raccolta di testi da leggere", una specie di voluminosa cartella di cuoio crudo che aveva messo insieme a tale scopo. Vi era legata la consunta matita con la quale aveva imparato a scrivere e che aveva curato anche di più del proprio moschettone d'ordinanza. Dentro, i suoi " Quaderni del Militare" , insieme a tutto quello che era riuscito a raccogliere attraverso gli anni, fogli spiegazzati se non, addirittura, spezzettati ed aggiustati con colla d'amido, pezzi di giornali della capitale, fogli integri, chissà perché strappati da libri e riviste, lettere smarrite da mittenti e destinatari ignoti, parole di canzoni, poesie autografate di poeti di paese, fogli in bianco fatti riempire di proposito dalla gente colta che aveva conosciuto nei paesi percorsi... tutto era lì, ordinatamente nella cartella, e Secondo Bogado li aveva letti tante volte che ultimamente si domandava se stava leggendo veramente o solamente facendo un esercizio di memoria...

... così era nata la scuola, per riempire un vuoto in omaggio a qualcuno... questo però aveva anche fatto capire a Secondo quanto fosse ancora in ritardo con la propria coscienza... si era lasciato andare e, invece, il commilitone amico e maestro era stato ucciso proprio perché non si era mai fermato, e bisognava assolutamente fare qualcosa in proposito...
... Secondo Bogado era, in ogni caso, pronto... non solo aveva letto tante volte i testi della cartella, ma ogni volta si era anche fermato a riflettervi a lungo ...
... soprattutto su quelle pagine strappate a libri sicuramente proibiti...
... e quel che era detto e suggerito in quelle pagine ormai formava parte di lui come qualsiasi altra parte del suo corpo e del suo spirito...
... si, Secondo Bogado era in ritardo con la propria coscienza, però era anche pronto per cominciare a sanare quel ritardo, "... perché un militante non piange quando un combattente muore in battaglia, lo rimpiazza".

Assetato ed accaldato, il cavallo si era spinto per un bel tratto nel fiumiciattolo prima di fermarsi a bere... Bernardo Salas sentiva la piacevole freschezza dell'acqua arrivargli quasi fino alle ginocchia... con il capello a modo di brocca si era dissetato anche lui, rovesciandosi il resto dell'acqua sulla testa... si chiedeva come mai era arrivato fin lì, non ricordava di essere più stato da quelle parti da quando era ragazzo e, soprattutto, ricordava benissimo di non avere mai raggiunto l'altra sponda... era, forse, un segnale?
... quindi, quando il cavallo aveva finito di bere ed era rimasto fermo sul posto l'aveva spronato, istigandolo all'attraversata... da che era partito, era la prima volta che Bernardo Salas aveva deciso qualcosa...

... più che vedere, Bernardo Salas sentiva nel crescente buio della foresta la vicinanza del crepuscolo. I rumori del giorno cominciavano a cessare con la vita che si ripiegava, quasi frettolosamente, verso segreti nascondigli, per mettersi al riparo dalla prepotenza con cui si risvegliavano gli eterni e misteriosi abitanti della notte, anime in pena, fantasmi, gnomi maligni, ombre delle ombre, i soliti amici della morte...
... Bernardo Salas non aveva paura, non più, un antico e rinnovato fatalismo l'aveva immunizzato... il suo destino abitava nel cavallo, nei suoi zoccoli, nell'istinto della nobile bestia che, a briglia sciolta, già da ore lo portava senza protestare, senza ribellarsi...
... comunque, Bernardo Salas teneva in conto che al più presto o al più tardi il cavallo si sarebbe dovuto fermare in cerca di protezione, riposo e ristoro, e si chiedeva se non sarebbe stato quello, anche per lui, il momento di fermarsi...

... la foresta non scherza né fa sconti, che c'è un sentiero lo si scopre solamente andando avanti, proprio nel momento in cui dietro si richiude, come se la stessa foresta spingesse il viaggiatore a proseguire, sempre a proseguire, senza via di ritorno...

... no, non c'era via di ritorno, ma Bernardo Salas non si poneva il problema, per lui non c'era più neanche un luogo dove tornare... una volta era stato diverso...
... forse tutto aveva avuto inizio con la morte dei genitori, uno dopo l'altro. Per giunta, la loro scomparsa aveva spinto i suoi fratelli a partire alla ricerca di miglior fortuna altrove... e lui non aveva saputo fare a meno di loro...
... dopo, aveva sciupato malamente ogni buona opportunità che gli era capitata, perfino quella dei fratelli, soddisfatti dai risultati ottenuti, che l'avevano invitato a raggiungerli, " E' troppo lontano", aveva detto...
... gli amici e conoscenti che avevano cercato in ogni modo di aiutarlo, quando credevano ancora possibile fermarlo nel suo lungo e inarrestabile progredire verso il basso, erano finiti, poi, scoraggiati e stanchi, per allontanarsi poco a poco, fino a chiudergli la porta in faccia ed a negargli il saluto...
... la sua compagna aveva sopportato anche troppo a lungo.

... Bernardo Salas aveva la sensazione che alla fine del sentiero si sarebbe schiarito un po' di più il suo destino... oltre la foresta ci doveva pur essere un abitato... certamente, non avrebbe conosciuto nessuno, ma neppure nessuno avrebbe conosciuto lui... non si faceva più illusioni su di sé Bernardo Salas però, in quel momento, si poteva dire che fosse perfino ottimista, " qualcosa accadrà", si era detto ancora, " forse adesso, forse dopo, ma qualcosa accadrà..." non aveva fatto nulla però per accelerare la marcia, si vedeva che il destino non aveva fretta, altrimenti, il cavallo si sarebbe già messo a galoppare...
... Bernardo Salas aveva fatto caso alla musica solamente poco prima che il sentiero finisse in una strada carrettiera, molto dopo che il cavallo aveva accelerato la marcia sbuffando, con le orecchie tese come antenne... era una vallata, quella che aveva davanti, non naturale, prodotta dal disboscamento a scopo agricolo. Infatti, nonostante fosse notte, intorno si vedevano file ordinate di coltivazioni curate e rigogliose, " Da gente in gamba", pensava Bernardo Salas... non lontano, sulla carrettiera, una casa illuminata a giorno... pareva una festa da ballo, c'era musica e gente che rideva allegramente...
... assecondando l'impazienza del cavallo, Bernardo Salas si era avvicinato fermandosi al di fuori dell'area illuminata dalle lampade a kerosene e si era messo a osservare attentamente... davanti alla casa, sotto un cedro gigantesco, la gente che ballava con gran divertimento alzando una nuvola di polvere dalla terra nuda... dietro, sotto un'ampia tettoia, c'era una tavolata imbandita con cibi e bevande... Bernardo Salas sentiva i morsi della fame e della sete, però tutta quell'allegria non gli era familiare, anzi, gli risultava decisamente estranea e, per giunta, gli procurava inquietudine...
... aveva perfino deciso di andarsene ma il cavallo, questa volta, era rimasto fermo sul posto, restio alla sollecitazione e mettendosi, invece, a battere per terra con gli zoccoli anteriori, sbuffando...
... Bernardo Salas aveva dato uno sguardo meravigliato al cavallo e, poi, si era soffermato pensoso sulla festa... " Allora è qui", disse...
... Bernardo Salas si era ritrovato giù dalla cavalcatura ed immettendosi nell'area illuminata senza occuparsi per niente del cavallo, già sapeva che si sarebbe fatto trovare lì quando lui ne avrebbe avuto bisogno... due paesani gli erano venuti subito incontro
" Buona sera, signori, chiedo il permesso di..."
" Lei è benvenuto, amico, avanti"
" Grazie"
... da altrettanti volti ospitali, decine di sguardi curiosi si erano posati su di lui con simpatia
" Si serva pure, amico, a volontà"
" Grazie"
... Zuni Morel ballava con Secondo Bogado al centro di un cerchio di grida e di applausi
" Alla salute, amico"
" Alla sua, alla vostra e grazie ancora"
... Zuni Morel si era divincolata dall'abbraccio di Secondo e lo sfidava a ballare sciolti, con lui che doveva mimare danzando il corteggiamento del gallo
" A che si deve la festa?"
... in mezzo alle urla e gli evviva di entusiasmo dei presenti, la piccola, agile e graziosa pollastra Zuni Morel pareva galleggiare sull'improvvisata pista eludendo, senza alcuna difficoltà, i goffi tentativi di avvicinamento dell'improbabile gallo Secondo Bogado
" Si vede che viene da lontano..."
" Si, da molto oltre il grande ruscello"
" Il grande ruscello?"
" Si, il grande ruscello"
" Ah..."
... Secondo Bogado, sorridente e con il fiato grosso, si era finalmente arreso fra gli scherni dei tanti galletti aitanti che scalpitavano per sostituirlo nella caccia della sempre fresca e irraggiungibile Zuni Morel
" Chi è?"
... Zuni Morel, amata e coccolata maestra di Pineguà, non si sarebbe mai dimenticata di quella sera.

Virginia Bogado non aveva ancora l'età per ballare in pubblico, quindi, per ora si accontentava di guardare, non aveva fretta, addirittura, non ci pensava affatto, era troppo presa dalle soddisfazioni ricevute dalla scuola... perfino gli ispettori le avevano fatto i complimenti: " Tu hai un futuro"... Virginia Bogado non sapeva che cosa esattamente potesse significare avere un futuro, ma era certa che se era buono l'avrebbe raggiunto, Secondo le sarebbe sempre stato vicino, l'avrebbe sostenuta, stimolata, guidata... Secondo stava sempre vicino a tutti
" Un altro goccio, amico?"
" Si, grazie"
... che Secondo Bogado fosse sempre vicino a tutti si capiva dalla considerazione ed affetto che gli dimostravano i paesani, uomini e donne. Non era mai solo, sempre disponibile ad ascoltare, a spartire, più a fare che a dire. Non mancava mai quando a qualcuno serviva una mano in più, sia per accelerare la raccolta, sia per risistemare una casa o, anche, per costruirla... e se ci fosse stato uno malato o assente c'era sempre lui, pronto a sostituirlo fino a problema risolto...
... Secondo Bogado non aveva bisogno di chiedere aiuto, nel caso gli fosse servito gli bastava aspettare uno qualsiasi dei giorni festivi, quando la gente di Pineguà, a volte intere famiglie, passava da lui per salutarlo e per rendersi disponibile per il necessario, così, per il solo piacere della sua compagnia...
... poi, nel caso si dovesse fare qualcosa, bisognava cercare il modo che finisse presto, perché stare in compagnia di Secondo era sempre una festa, e ci voleva il tempo di festeggiare
" Chi è?"
" Un uomo, amico, un uomo vero, l'orgoglio di Pineguà e dintorni"
... Bernardo Salas aveva preso un sorso del liquore facendo un gesto di stizza, l'acquavite era buona, solo che a lui non era mai piaciuta... e poi...
... gli erano venute in mente le immagini vivissime della prima volta che aveva visto una moneta... era rimasto meravigliato, due facce diverse, testa e croce, convivevano pacificamente nella stessa moneta ciascuna con eguale validità ... più avanti però aveva scoperto che, quando c'era una posta in gioco, era una sola la faccia buona, quella del vincitore, l'altra finiva affossata nella polvere... nella polvere dell'anonimato, della nullità, come nella vita... la sua vita...
... Bernardo Salas aveva guardato in alto... apparentemente non c'era nulla da vedere, ma per lui, sì... la moneta era stata lanciata in aria ed era destino che quella volta lui conoscesse in anticipo quale sarebbe stata la faccia buona... Bernardo Salas, d'istinto, aveva dato uno sguardo al suo cavallo che, dopo essersi ristorato, era tornato sul posto... i musicisti si erano presi un momento di riposo ed i presenti chiacchieravano allegramente in gruppi sparsi... Secondo Bogado, Virginia Bogado e Zuni Morel si trovavano insieme a un lato della pista
" Che la porta da queste parti, amico, se si può sapere?"
... con tutta calma, Bernardo Salas aveva posato sulla tavola il bicchiere quasi pieno e si era toccato l'ala del capello a mo' di saluto
" Il destino, amico, il destino..."
... era stata la sua risposta quando già s'incamminava verso la pista...
Secondo Bogado, Virginia Bogado e Zuni Morel...
Secondo Bogado, Virginia Bogado e Zuni Morel...
Secondo Bogado...
... Bernardo Salas si era fermato davanti a loro
" Secondo Bogado! Io sono Bernardo Salas!"
... un silenzio pieno di curiosità era calato all'improvviso sulla festa, proprio quel che conveniva a Bernardo Salas, ormai protagonista assoluto del destino
" Molto piacere"
... Secondo Bogado gli era andato incontro, sorridente e fiducioso, tesa in avanti la mano destra, ma Bernardo Salas, invece aveva portata la sua all'indietro, alla schiena, per riportarla avanti come un lampo ed abbatterla, con la freddezza della lama d'acciaio, sul corpo indifeso di Secondo, più volte, mentre gli squarciava la gola in una serie di urli animaleschi di auto esaltazione...
... quando l'eco dell'ultimo urlo si era estinto Bernardo Salas era già stato ingoiato dal buio...
... quando la gente era riuscita a scuotersi dall'immobilità dello stupore e lo sgomento di quell'attimo eterno, Secondo Bogado tentava ancora di restare in piedi, barcollando, annaspando nell'aria...
... aggrappandosi a Zuni e Virginia, Secondo aveva finito per trascinare anche loro nella caduta in mezzo al lago di sangue, già senza voce, forse anche senza luci, certamente senza il tempo di porsi una domanda e tanto meno di darsi una risposta...
... Secondo Bogado era già morto quando era arrivato a terra.

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Anno 0, Numero 0
June 2003

 

 

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