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pane ed esilio

predrag matvejevic

Non ho percorso tanto mondo da saperne abbastanza sul pane, diceva il pellegrino. Il pane è il mondo.

Non tagliatelo, rompetelo in pezzi. Sbriciolate il pane sul palmo della mano, ci scongiurava il monaco di Rostov sul Don. La vostra preghiera sarà esaudita.

Per ricevere ci rimarrà solo pane e sale. La vecchia aspettava ancora. I suoi figli si sono dispersi.

Pane e acqua. L'acqua pesante non scorre verso il mare. Così parlava il vagabondo. Guardava a terra andando per il mondo. Misuriamo i nostri passi, ma non abbiamo misura.

Il proscritto s'è inoltrato nella steppa, al di là dello Ienissei. Là il pane è distribuito un giorno per l'altro. Sparsa s'è la farina. Chi ci riunirà come un popolo allegro?

Del pane e del vino.

Del pane e dell'amore, Vassilissa, per condividerli nel nostro autunno. Queste parole sono estratte da una lettera, perduta nel cammino.

S'è udita la voce del messo. Parlava ad alta voce perché non si perdesse nessuna sua parola. Pane e lievito, fratelli. Abbiamo camminato nel fango. Ci sono ancora limpide sorgenti.

Abbiamo peccato gli uni nei confronti degli altri. Si sono susseguite annate cattive, le spighe si sono piegate a terra. Abbiamo dovuto nutrire gli eserciti. Pane.

Spose novelle, non cuocetelo, serbate nel fazzoletto le briciole per la quaresima e la comunione. Le nevi custodiscono in terra i chicchi sani.

Cantiamo a bassa voce, ci sentiamo appena. Un tozzo di pane e una crosta di terra.

La Russia è piana, ho scritto alla fine, nella lettera a te, l'esiliato.



Postilla

Il ramo paterno della mia famiglia proviene da Odessa. Ci sono stato più volte nel corso dei miei viaggi mediterranei; sì, mediterranei, anche se spesso le coste del Mar Nero vengono senza ragione escluse dal cerchio del nostro mare, come se in qualche misura non gli appartenessero. E proprio durante un soggiorno a Odessa incontrai un uomo, Piotr, che era stato confinato in un gulag. Lì aveva conosciuto mio zio Vladimir, anch'egli esiliato, che morì poi per il freddo e la fatica. Piotr invece fu più fortunato, riuscì a tornare, e mi raccontò le loro vicissitudini. La sua tragica storia mi commosse: volevo aiutarlo, anche materialmente ma lui non volle accettare nulla, e mi chiese solo poche righe che trattassero del pane: "Una lettera, una poesia". Pensai più volte a questa sua richiesta nel mese successivo, che trascorsi in vari luoghi di Russia, e infine gli inviai una poesia in forma di lettera.


Il PANE DEL MEDITERRANEO
nota storica a cura dell'autore

Tra le molteplici vie che solcano il bacino del mediterraneo, delle arti e dei mestieri, delle scienze e delle conoscenze, dei metalli, dei tessuti, delle spezie e degli alimenti, c'è, particolare e unica, quella del pane. Il pane ha permesso di distinguere nell'antichità i barbari dai civilizzati. I primi mangiavano poltiglia preparata grossolanamente a partire dai cereali selvatici, i secondi coltivavano il grano e sapevano fabbricare il pane. Il grano è nato in Africa, probabilmente dalla terra dell'attuale Etiopia. I primi pani vennero fabbricati in prossimità del Mediterraneo e compirono progressivamente il periplo delle due rive. L'Antico Testamento ci permette di scoprire la presenza della farina e del pane nell'alimentazione dei popoli del Vicino Oriente: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto". I primi pani precedono la scrittura: pani con lievito (zymi) e senza lievito (azymi) trovano posto in tutte le religioni monoteiste perché simbolizzano la purezza, incarnando nella religione cattolica lo stesso Cristo (eucarestia), o il nutrimento per gli Ebrei, quando la manna miracolosamente caduta dal cielo aiutò il popolo di Israele nella traversata del deserto. Lungo il perimetro del Mediterraneo, si ritrovano per lo più gli stessi costumi popolari che danno al pane svariati significati simbolici: bisogna che sia rotto con le mani e non tagliato con il coltello, sulla tavola il pane deve essere sempre posato al diritto e mai al rovescio perché porta sfortuna, se malauguratamente cade a terra deve essere raccolto con rispetto o addirittura baciato... Quando l'uomo abbandonò l'esistenza nomade e cominciò a coltivare i cereali, un grande cambiamento nei modi di vita si annunciò. In effetti il pane segna l'inizio della nozione della produzione organizzata dall'uomo, fino ad allora in balia dei rischi legati alla caccia e alla pesca. E determina anche la creazione di un nuovo ambiente, perché la coltivazione dei cereali trasforma in permanenza il paesaggio. La possibilità nuova per l'uomo di immagazzinare riserve di cibo gli apre una zona di tempo libero, che gli permette di dedicarsi a un primo lavoro di riflessione culturale e sociale. Tutte le grandi civiltà hanno avuto una produzione del pane molto elaborata, come testimoniano le pitture tombali dei faraoni egiziani, o i Greci che ebbero fino a 72 tipi di pani diversi prima dell'arrivo dei Romani. Questi ultimi, che fino all'invasione della Grecia utilizzavano i cereali solo per fare delle poltiglie, si misero a costruire forni molto perfezionati per ottenere una panificazione particolarmente raffinata, come si può constatare grazie a numerose vestigia antiche. A partire da questi elementi, si può seguire una vera e propria via del pane nel Mediterraneo, dove le isole furono spesso scali essenziali (ad esempio la Sicilia), ed è in effetti nelle isole che si ritrovano oggi le tradizioni del pane meglio conservate. Se la storia del pane, considerata dal punto di vista del suo ruolo nella vita sociale e politica, è stata già oggetto di studio, quella delle tradizioni che lo riguardano è meno nota, mentre è importante far emergere, con ricerche comparate, in che modo il Mediterraneo ha trasmesso e offerto il pane agli altri paesi. Le storie della Fede e del Pane hanno spesso strade parallele, o contigue o simili. E le relazioni tra il Mediterraneo e l'Europa sua figlia molto spesso si esprimono perfettamente in queste contiguità. La produzione del pane unisce le nazioni del Mediterraneo confrontandole con un passato comune, che resta ancora molto presente oggi nella memoria, ma anche nell'attività quotidiana degli uomini. A partire da queste considerazioni preliminari, bisogna prevedere un lavoro di esplorazione sul terreno, sostenuto da studi pluridisciplinari che permetteranno di mettere in evidenza questa avventura del Pane nel Mediterraneo, attraverso le svariate vie che ha preso nel corso dei secoli. Le immagini del pane nel Mediterraneo, i racconti di coloro che, ancora oggi, perpetuano le tradizioni, l'osservanza dei costumi e anche il ruolo essenziale che il pane continua ad avere nella vita degli uomini, tutto questo può contribuire attraverso una grande saga documentaria a rinforzare l'idea di un Mediterraneo uno e plurale attraverso le sue identità culturali.

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Anno 0, Numero 0
June 2003

 

 

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