El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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case editrici migranti

gioia panzarella

Tesi di laurea triennale in Lingue e culture moderne, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Palermo). A.A. 2009/2010, relatore prof.ssa Laura Restuccia.

Introduzione

Nel corso dei suoi interventi durante le Giornate sulla letteratura della migrazione1, lo scrittore migrante italiano Kossi Komla-Ebri ha spiegato che gli autori e gli studiosi di letteratura della migrazione in lingua italiana hanno dato vita, nel corso degli anni, ad una fitta rete di contatti attraverso cui scambiano idee, creano progetti e momenti di incontro.

Attorno alla letteratura della migrazione in lingua italiana si è creato, infatti, un vero e proprio “movimento” che coinvolge diverse tipologie di figure: dagli autori agli studiosi, dai lettori agli editori. In questo lavoro si cercherà di esplorare le varie voci che si intrecciano nel processo della pubblicazione o, più in generale, della diffusione, sia della letteratura della migrazione che del carico di messaggi, valori, obiettivi di cui è portatrice.

Il titolo della tesi, in particolare, vuole sottolineare come le case editrici, ovvero le interlocutrici che ho scelto per mettere a fuoco – attraverso la somministrazione di un questionario preparato ad hoc – le caratteristiche di questo processo, condividano una linea editoriale piuttosto simile, riassunta nell’aggettivo migranti.

Il primo capitolo, qui presentato integralmente, è un’introduzione alle tante questioni legate ai rapporti tra migrazione e letteratura. Una particolare attenzione è rivolta alla situazione in Italia, agli autori migranti e alle motivazioni che li spingono a scrivere in italiano, che per loro costituisce la lingua del paese di arrivo.

Appena un cenno agli argomenti degli altri capitoli, dedicati ad un’analisi degli elementi che caratterizzano le case editrici che scelgono di occuparsi di letteratura migrante. È emerso che si tratta di piccole o medie case editrici interessate, in generale, alla tematica dell’interculturalità. Agli altri mezzi di diffusione della cultura e della letteratura migrante – riviste online2 e associazioni3 – è riservata una trattazione schematica ma il più possibile esaustiva. Si è cercato di approfondire il “caso” Edizioni Dell’Arco4 che, grazie alla sua rete di venditori su strada coordinata dal Gruppo Solidarietà COME5, usufruisce di una efficace distribuzione del tutto anticonvenzionale. Questa iniziativa ha inoltre un forte carattere sociale, visto che costituisce un importante strumento di emancipazione per gli immigrati coinvolti.

L’argomento editing, ovvero quella complessa opera di revisione del testo realizzata da parte di una o più figure all’interno della casa editrice, è approfondito grazie all’aiuto di professionisti del settore, con i quali si è cercato di capire in che modo si può intervenire sui testi di letteratura migrante senza correre il rischio di appiattirli, normalizzarli e impoverirli. Con l’aiuto della editor delle Edizioni Dell’Arco si è infine cercato di riproporre l’esperienza di editing di alcuni brani significativi del racconto Gugali vive tranquillo6 di Yousef Wakkas.

Visto che il materiale bibliografico sull’argomento specifico è ancora inesistente, è stata indispensabile la ricerca su internet, in particolare sui siti di case editrici, riviste online, associazioni e autori, che con generosità e lungimiranza scelgono di condividere i frutti del loro lavoro attraverso la rete.

Per il reperimento delle informazioni sono stati essenziali i contatti diretti come interviste, interviste telefoniche e la corrispondenza via e-mail con responsabili ed editor di alcune case editrici italiane che pubblicano testi di autori migranti: le Edizioni Dell’Arco di Milano, Fara Editore 7 di Rimini, La Compagnia delle Lettere di Roma.8

L’incontro con l’autore Kossi Komla-Ebri9, a cui si è già fatto riferimento, è stato un momento altrettanto importante, visti i numerosi richiami dell’autore ad alcune questioni, come quella del rapporto degli autori migranti con la lingua italiana, considerate qui di seguito.

Capitolo uno. La letteratura migrante

Chi migra non ha posti prenotati. La sua venuta non è prevista né desiderata. Nascondigli metropolitani sul bordo dei fiumi, ghetti e carceri; cartoni sotto i ponti, baracche di lamiera e saloni di parrocchie fanno la loro accoglienza […] Il migrante che parte all’avventura investe tutti i suoi risparmi per un posto in una stiva arrugginita, sperando ospitalità e fortuna.10

Migrazione e letteratura

Il complesso fenomeno della migrazione meriterebbe una lunga e dettagliata analisi. È però importante, visto che ciò non sarà oggetto di attenzione in questo lavoro, sottolineare che all’origine della letteratura della migrazione, in Italia come in altri paesi, vi è un processo molto articolato, spesso problematico, sicuramente di difficile studio.

Riferendosi in particolare alle massicce migrazioni immediatamente successive allo sfaldamento degli imperi coloniali europei, scrive Betts:

La fine dell’impero coloniale è stata accompagnata da spostamenti in massa della popolazione […] il risultato è stato un aumento di complessità dei modelli urbani, una maggiore xenofobia, l’arricchimento delle culture […] Un cosmopolitismo obbligato si è sviluppato in Europa, ma anche in Australia, negli Stati Uniti e in Canada, a partire dal momento in cui rifugiati politici e persone in cerca di opportunità economiche hanno cominciato ad affluire in gran numero11.

Ma il contesto che ha portato l’Italia a diventare meta di immigrazione è molto diverso da quello delle ex potenze coloniali, come Inghilterra e Francia. In più, il numero di migranti che provengono da Paesi interessati dalla breve parentesi coloniale italiana è trascurabile rispetto al totale12. A differenza di chi raggiunge il paese di cui conosce la lingua e la cultura e di cui si sono rispettate leggi, chi arriva in Italia aggiunge alle tante difficoltà anche quella di doversi rapportare con una società sconosciuta.

In generale, la questione della lingua in cui scrivere – che come si vedrà, in Italia assume caratteristiche del tutto particolari – nelle ex colonie è da sempre al centro di un dibattito che vede schierati da una parte coloro che sostengono che scrivere in una lingua europea rappresenta la tacita accettazione di una forma di neocolonialismo, dall’altra chi, come lo scrittore nigeriano Chinua Achebe nel suo saggio The African Writer and the English Language13, parla di un «inglese nuovo», sostenendo che bisogna adattare la lingua inglese al servizio degli interessi e delle esigenze africane.

Nel suo manuale di Storia della letteratura inglese, che comprende un intero capitolo dedicato a Le letterature in inglese, – debitamente suddiviso nelle sottosezioni Africa, Australia e Nuova Zelanda, Canada, I Caraibi, India – Bertinetti scrive:

Questi autori non sono figure isolate, ma sono invece gli esponenti di spicco di una moltitudine di voci affascinanti e diversissime (unite però dalla stessa lingua) che si sono levate dagli angoli più lontani del globo per comunicare il proprio mondo con gli strumenti e le forme della letteratura.14

E più avanti commenta così la questione della lingua:

L’inglese delle letterature postcoloniali non è l’inglese della letteratura inglese. All’antica sudditanza e alla successiva tensione è subentrata l’appropriazione della lingua dell’Impero, una sua trasformazione che include le varianti idiomatiche e sintattiche, i vocaboli e i ritmi delle lingue locali, il sapore di un linguaggio altro coniato per comunicare una realtà altra. Decisiva è la consapevolezza della necessità e della legittimità di allontanarsi dell’inglese standard […] La contrapposizione linguistica si è poi accompagnata a quella letteraria, alla messa in discussione e alla critica dei modelli che un tempo venivano imposti dalla madrepatria.

Il caso Italia

Terra di emigrazione fino a pochi decenni fa, l’Italia si è trovata a dover fronteggiare il nuovo fenomeno della immigrazione. Riferendosi alla diffidenza e al razzismo di cui sono oggetto gli immigrati in Italia, scrive Restuccia:

Quasi avessimo dimenticato le umiliazioni subite dai nostri fratelli emigrati, ci affrettiamo ad irriderli connotandoli con una serie di etichette che hanno assunto valori semantici non certo lusinghieri, quali “extracomunitari” “marocchini” o “vu’ cumprà”; etichette che nulla hanno a che invidiare alla ripartizione semantica tra “cristiani” e “turchi” ancora viva, in Sicilia, nel linguaggio quotidiano15.

E continua, commentando la nascita della letteratura migrante in lingua italiana:

Certo, in quegli anni mai ci si sarebbe potuti aspettare che da quei gusci arrivati dal mare, da quelle scatole di cartone, affastellate sui marciapiedi vicino ai semafori, piene di accendini, biro, fazzoletti, fiori o frutta, che da quelle bancarelle improvvisate cariche di collanine, cappelli o occhiali che incontriamo nelle vie, nelle piazze o sulle spiagge, da quelle mani incallite dalla raccolta di pomodori nei nostri campi o screpolate dai detersivi dei nostri piatti, potessero spuntare anche testi narrativi e di poesia.

È questo il contesto, pieno di pregiudizi e di scetticismo in cui, a partire dai primissimi anni Novanta16, nasce la letteratura della migrazione in Italia. L’evento scatenante che ha spinto l’opinione pubblica prima e le case editrici poi ad interessarsi del fenomeno dell’ immigrazione è stato un noto fatto di cronaca: l’uccisione a Villa Literno del giovane sudafricano Jarry Maslo.

Gli autori migranti in Italia

È estremamente difficile cercare un qualche criterio per classificare gli autori migranti che scrivono in lingua italiana. Tra i più inattaccabili ci sono il paese di provenienza e la data di pubblicazione delle loro opere17, ma anche così facendo si rischia di non considerare i molti altri aspetti che connotano la loro scrittura.

È interessante a questo proposito leggere le parole di Julio Monteiro Martins:

Le prime a scrivere in lingua italiana sono persone giunte in questo paese a lavorare, che non avevano mai pensato di fare gli scrittori. Ma hanno vissuto dei traumi, scontri e incontri che li hanno portati a scrivere sulla loro esperienza: questi, a mio avviso, sono i migranti divenuti scrittori.
Ma c'è stato un secondo movimento, nel quale rientro anch'io insieme a molti altri: si tratta di coloro che, già scrittori nel loro paese di origine, hanno scelto di migrare per poter continuare a fare la loro carriera dentro un universo linguistico diverso. Questo è il caso degli scrittori migranti. Due fenomeni che partono dunque da motivazioni diverse. Il fatto, secondo me, è che non si può negare una situazione evidente: le opere dei migranti scrittori hanno come fine principale la denuncia e la testimonianza, mentre le opere degli scrittori migranti hanno come scopo principale il proseguimento di un percorso di creazione artistica.18

Per quanto riguarda quella che Martins inquadra come la “tipologia” dei migranti-scrittori, si nota che il loro ingresso nel mercato editoriale ha mosso inizialmente l’interesse di grandi case editrici, come Garzanti19 . Questa primissima fase, che potremmo definire della «coautorialità», vede gli autori migranti affiancati da scrittori o giornalisti italiani a cui è stato delegato il compito della narrazione vera e propria in quanto “professionisti” della scrittura, relegando il coautore immigrato al ruolo di testimone diretto dei fatti da raccontare. In un saggio20 apparso sulla rivista online Kúmá, che tratta più propriamente di editing, Gnisci riflette anche su questo fenomeno:

Immigrato, 1990) […] La maggior parte di questi scrittori inattendibili si è dispersa o è sparita dalla scena letteraria o ha preferito continuare a fare un lavoro inter-culturale non letterario (giornalistico, ad esempio). E comunque, nessuno di loro è diventato uno scrittore, come prometteva: sia Methnani che Khouma che Saidou Moussa Ba (La promessa di Hamadi, con P. A. Micheletti, Novara, De Agostini, 1991), che Mohamed Bouchane (Chiamatemi Alì, con C. De Girolamo e D. Miccione, Milano, Leonardo, 1990), che Nassera Chohra (Volevo diventare bianca, a cura di Alessandra Atti di Sarro, Roma, e/o, 1993).

Si può quindi individuare una prima tendenza, caratterizzata da uno spiccato autobiografismo, in cui si sono dilettati molti scrittori occasionali impegnati a mettere nero su bianco la propria esperienza di vita. A questi da una parte si sono aggiunti gli scrittori-migranti, per usare la categoria di Martins, dall’altra si assiste ad un progressivo allontanamento dalle tematiche propriamente autobiografiche da parte di autori che si sono sempre più emancipati e sono diventati scrittori tout court.

Peculiarità della letteratura migrante in lingua italiana.

Nelle prime pagine di Creolizzare l’Europa: letteratura e migrazione,Gnisci parla di una

straordinaria esperienza, intellettuale e identitaria […] Possiamo cogliere in contemporanea e partecipare il fenomeno della nascita di una forma di letteratura creola. Possiamo, cioè, cogliere e assecondare la nuova scrittura dei migranti fin dal primo momento. Da un certo punto di vista, insomma, siamo indietro rispetto all’Inghilterra, alla Francia e alla Germania, che conoscono una letteratura della migrazione di seconda e terza generazione, ma, per un altro verso, siamo all’avanguardia, perché in quelle nazioni il fenomeno non fu colto fin dal primissimo apparire21.

Da queste poche righe emergono alcuni aspetti che è bene sottolineare ed approfondire.

Come già accennato, la situazione della letteratura migrante di autori anglofoni o francofoni è più matura rispetto alla letteratura migrante in lingua italiana. Si consideri ad esempio che negli ultimi vent’anni, quelli cioè interessati dalla nostra produzione di letteratura migrante, la maggior parte degli autori sono immigrati di prima generazione.

In Italia il fenomeno è stato riconosciuto con prontezza e monitorato da un gruppo – seppur ristretto – di studiosi (oltre al già citato Gnisci, è notevole l’impegno, tra gli altri, di Raffaele Taddeo e la associazione La Tenda22 di Milano). La critica che si occupa di letteratura della migrazione in lingua italiana si è sviluppata molto anche nei dipartimenti di Italianistica delle Università americane23.

La questione della lingua

L’identità dei migranti è qualcosa di complesso e indefinito. Spesso si tende a dire ciò che “non sono” piuttosto che ciò che sono. Il gruppo di autori qui considerati ha provenienza diversa, esperienze di vita diverse, immaginario diverso. L’unico punto di contatto è la lingua in cui si esprimono.

La questione della lingua, che come si è detto alimenta un vasto dibattito in ambito anglofono e francofono, esiste anche nel contesto italofono, sebbene sia caratterizzata da posizioni che esplorano e discutono aspetti profondamente diversi da quelli che riguardano le lingue degli ex colonizzatori. Infatti:

L’Italia non è, quasi mai, la lingua dei colonizzatori del paese di provenienza degli autori di letteratura migrante. Scrive infatti Sabelli: «Nella maggior parte dei casi gli scrittori e le scrittrici che arrivano in Italia conoscono almeno tre lingue: quella materna, del paese di origine; a cui si aggiunge quella (odiata) del paese europeo colonizzatore, che serve loro da lingua veicolare internazionale; e infine l'italiano, considerato come una lingua neutra, cioè non compromessa perché non è una lingua veicolare degli immigrati presenti sul nostro territorio»24.

In chi scrive in italiano manca quel rapporto contrastato con la lingua colonizzatrice, sentita come imposta e quindi collegata ad un sentimento di odio verso gli sfruttatori. Questo punto, come abbiamo visto, è alla base del dibattito circa l’opportunità o meno di scrivere in inglese.

La lingua di Dante, seppur riconosciuta come codice di una letteratura di notevole valore, è considerata, sia in Europa che nel mondo, come una lingua di nicchia, poco conosciuta all’estero, e che quindi, rispetto all’inglese o al francese, è meno sfruttabile ai fini di una diffusione al di fuori dei confini nazionali italiani.

Spesso gli autori migranti hanno imparato l’italiano in un momento coincidente con il trasferimento in Italia. Ciò rende ancora più eccezionale la loro opera, considerando che – è quasi superfluo specificarlo – l’uso di una nuova lingua per la comunicazione letteraria richiede un considerevole grado di studio e di consapevolezza.

Fatte queste premesse è naturale chiedersi quali siano le motivazioni alla base della scelta linguistica degli autori migranti. Possono essere così riassunte:

L’incessante ricerca di un’identità da parte del migrante, elemento che gioca un ruolo centrale anche tra gli stessi temi di questa letteratura, potrebbe essere una risposta. Chi abbandona la sua patria per spostarsi, qualsiasi sia il motivo, si trova in una sorta di limbo tra il paese di partenza e quello di arrivo. Il già citato Martins ritiene che la scelta di scrivere in italiano permetta di «diventare, nella dimensione letteraria del tuo essere, italiani»25.

Nella lingua italiana essi trovano un punto d’incontro, un mezzo di comunicazione, per i loro interlocutori principali, gli italiani, da parte dei quali sono spesso considerati con indifferenza, ignoranza e razzismo.

La lingua italiana si configura dunque come una lingua scelta, voluta e studiata. In riferimento all’uso della lingua italiana, lo scrittore di origine siriana Yousef Wakkas, usa l’espressione «lingua franca»,

perché permette il contatto diretto con il destinatario: il pubblico italiano. Non solo, ma anche per comunicare tra loro [tra i vari autori, n.d.r.]. Una lingua franca acquisita in una patria a noleggio e che riesce ad accomunare arabi, slavi, latino-americani, persiani, senegalesi, albanesi, africani, asiatici ed est-europei […] L'ansia struggente di farsi conoscere al più presto dal pubblico italiano, e quindi ottenere la sua benedizione, il suo riconoscimento, perché, come accade con tutti gli eventi importanti, la parola finale spetta sempre al popolo, alla gente comune. Gli attestati dei premi, le targhe e le medaglie, sebbene portano incoraggiamento e gratificazione, rimangono pur sempre oggetti privi di significato senza l'approvazione della base 26.

Molto significativo è anche un verso di una poesia del poeta albanese Gëzim Hajdari, che pubblica le sue poesie sia in italiano che nella sua madrelingua27 «Scrivo questi versi in italiano e mi tormento in albanese»28 .

Per Kossi Komla-Ebri l’italiano è «la lingua dell’amore». Nell’intervento che ha tenuto durante le Giornate sulla letteratura della migrazione29, l’autore di origine togolese si è concentrato molto sul suo rapporto con l’italiano, che ha definito una lingua «neutra, contro cui non ci sono rancori, la lingua dell’amore». È l’italiano, infatti, la lingua con cui Komla-Ebri comunica con i suoi affetti, la moglie italiana e i due figli che in Italia sono nati. «Una lingua ricca e con tante espressioni colorate», come ha notato l’autore, riportando il divertente esempio della parola italiana stuzzicadenti. E ha sottolineato come la scrittura sia soprattutto uno strumento di mediazione che intende costruire un ponte, un punto di incontro. «Apro le finestre sulla mia cultura, sfrutto la scrittura come uno spazio virtuale in cui ci si può incontrare. Con la scrittura migrante tutto il mondo dialoga con gli italiani nella loro lingua».

Sitografia completa

1) Basili Homepage, http://www.disp.let.uniroma1.it/basili2001, 22/10/10 (ultima consultazione)
2) Baslie Homepage http://fmp-server.ital.unil.ch/ital/letemi, 19/08/10 (ultima consultazione)
3) Kúmá Homepage, http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/kuma.html, 22/10/10 (ultima consultazione)
4) A. Gnisci, Per inaugurare BASILI&kúmá, http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/editoriale.html, 20/10/10 (ultima consultazione)
5) A. Gnisci, Editing (doppiaggio) http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/poetica/poetica-gnisci-kuma4.htm,
6) Y. Wakkas, Ex-letteratura, http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/sezioni/poetica/wakkas.html, 20/10/10 (ultima consultazione)
7) F. Manai, Usi della Rete all’inizio del terzo millennio: blog, You Tube e riviste letterarie online, http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/kuma15.html, 20/10/10 (ultima consultazione)
8) El GhibliHomepage, http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/, 28/10/10 (ultima consultazione)
9) Sezione Il manifesto, http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/index.php?id=3&sezione=2, 15/10/10 (ultima consultazione)
10) M. Senette, La banca dati online Basili,http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_03_14-section_6-index_pos_2.html,15/10/10 (ultima consultazione)
11) G. Ghermandi, Editoriale, http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_00_01-section_0-index_pos_1.html,15/10/10 (ultima consultazione)
12) Sagarana, Homepage, http://www.sagarana.net/,28/10/10 (ultima consultazione)
13) Intervista a J. M. Martins, http://www.sagarana.net/scuola/seminario/martins_intervista.htm,22/10/10 (ultima consultazione)
14) Rivista,http://www.sagarana.net/home.php, 28/10/10 (ultima consultazione)
15) Scuola di scrittura, http://www.sagarana.net/scuolasagarana/index.html,28/10/10 (ultima consultazione)
16) J. M. Martins, Il 10° anniversario della rivista, http://www.sagarana.net/anteprima.php?quale=184,28/10/10 (ultima consultazione)
17) Secondo Seminario: Editor, editing e ulteriori questioni editoriali, http://www.sagarana.net/scuola/seminario2/venerdi_mattina.htm, 28/10/10 (ultima consultazione)
18) Secondo seminario: Editoria online, http://www.sagarana.net/scuola/seminario2/martedi_pomeriggio.htm,28/10/10 (ultima consultazione)
19) Secondo seminario: Questioni editoriali, http://www.sagarana.net/scuola/seminario2/martedi_mattina.htm, 28/10/10 (ultima consultazione)

Case editrici

1) Edizioni Dell’Arco, http://www.ediarco.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)
2) Fara Editore, http://www.faraeditore.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)
3) Besa Editrice, http://www.besaeditrice.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)
4) Mangrovie Edizioni, http://www.mangrovie.org/, 07/06/10 (ultima consultazione)
5) Compagnia delle Lettere, http://www.compagniadellelettere.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)
6) Cosmo Iannone Editore, http://www.cosmoiannone.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)
7) Edizioni Il punto di incontro, www.edizionilpuntodincontro.it, 20/10/10 (ultima consultazione)
8) Edizioni e/o, http://www.edizionieo.it/, 20/10/10 (ultima consultazione)

Altro

1) Caritas Migrantes, http://www.cestim.it/index01dati.htm#istat, 15/10/10 (ultima consultazione)
2) Cestim, Sito di documentazione sui fenomeni migratori, http://www.cestim.it/, 28/10/10 (ultima consultazione)
3) Cestim, sezione Biblioteca – Letteratura della migrazione, http://www.cestim.it/index14letteratura.htm, 28/10/10 (ultima consultazione)
4) Istat, sezione demografia, http://demo.istat.it/, 28/10/10 (ultima consultazione)
5) Sito di Kossi Komla-Ebri, http://www.kossi-komlaebri.net/, 28/10/10 (ultima consultazione)
6) Sito di J. M. Martins (all’interno di Sagarana), http://www.sagarana.net/speciale/index.html, 28/10/10 (ultima consultazione)
7) Scheda dell’autore T. Lamri sul sito di Compagnia delle Lettere, http://www.compagniadellelettere.it/?id=6&sid=0&autore=Tahar%20Lamri, 15/10/10 (ultima consultazione)
8) Premio Eks&Tra, http://www.eksetra.net/libri/libreria.shtml, 22/10/10 (ultima consultazione)
9) La Compagnia delle poete, http://compagniadellepoete.com/index.html, 15/10/10 (ultima consultazione)
10) Fiera della microeditoria di Chiari, http://www.rassegnamicroeditoria.it/rme/, 20/10/10 (ultima consultazione)
11) Gruppo Solidarietà COME, http://www.gruppocome.it/, 22/10/10 (ultima consultazione)

1 Il seminario, organizzato da L. Restuccia e G. S. Santangelo, si è svolto il 21 e il 22 maggio 2010 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo.
2 Tra tutte “El Ghibli”, “Kúmá” e “Sagarana”.
3 Ad esempio la Compagnia delle poete, Sagarana e il premio Eks&Tra.
4 http://www.ediarco.it/collana.php?key=16
5 http://www.gruppocome.it/
6 Y. Wakkas, Gugali vive tranquillo, in Id., La talpa nel soffitto, Milano, Edizioni dell’Arco, 2005.
7 http://www.faraeditore.it/index.html
8 http://www.compagniadellelettere.it/
9 http://www.kossi-komlaebri.net/
10 A. Gnisci, Conquistatori e turisti, migranti e ospiti, donne e uomini di mondo, in Id., Creoli meticci migranti clandestini e ribelli, Roma, Meltemi, 1998, p. 61.
11 R. F. Betts, La decolonizzazione, Bologna, Il Mulino, 2003, p. 105.
12 Cfr. XX Rapporto sull’immigrazione di Caritas/Migrantes, 2010. Per una documentazione dettagliata e aggiornata sulla situazione dell’immigrazione in Italia, le banche dati dell’Istat sulla demografia sono consultabili all’indirizzo http://demo.istat.it/. Vedi anche l’utilissimo http://www.cestim.it/, Sito di documentazione sui fenomeni migratori, gestito dalla Cestim (Centro Studi Immigrazione onlus) che riporta numerosi dati statistici, indicazioni bibliografiche e sitografiche. In particolare, la sezione Biblioteca – Letteratura della migrazione propone un’interessante selezione di siti, banche dati, riviste online, editori, concorsi letterari, senza trascurare il fenomeno della letteratura nata dalla penna di italiani emigrati, principalmente in Germania e negli Usa. Una scheda è riservata alle novità in libreria. Il link diretto alla sezione è http://www.cestim.it/index14letteratura.htm.
13 C. Achebe, The African Writer and the English Language, in Id., Morning Yet on Creation Day: Essays, New York, Doubleday, 1975, pp. 91-103.
14 Paolo Bertinetti, Le letterature in inglese, in Aa.Vv., Storia della letteratura inglese, a cura di P. Bertinetti, Torino, Einaudi, vol II, p. 321.
15 L. Restuccia, “Amici per la pelle”: identità, stereotipi e pregiudizi sull’“Altro” nella scrittura di Kossi Komla-Ebri, in Aa.Vv., Traversées. Percorsi linguistico-letterari. Studi per Giuliana Costa Ragusa, a cura di A. Brudo, J. Gousseau, L. Grasso, M. T. Russo, G. S. Santangelo, Palermo, Flaccovio Editore ("Lingua e Testo", 8), 2009, pp. 215-225, part. p. 219.
16 Anche se la banca dati Basili riporta anche 8 titoli pubblicati prima del 1990.
17 Si è infatti tentata una prima periodizzazione di questa nuova letteratura, cui si farà qualche cenno in questo lavoro. Per uno studio più approfondito si rimanda, tra gli altri, a A. Gnisci, La Letteratura Italiana della Migrazione, Roma, Lilith, 1998.
18 http://www.sagarana.net/scuola/seminario/martins_intervista.htm
19 P. Kouma, Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano, Milano, Garzanti, 1990. Nel corso del tempo e soprattutto col calare dell’attenzione mediatica nei confronti del fenomeno, le grandi case editrici hanno perso interesse nel pubblicare opere di letteratura della migrazione.
20 http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/kuma.html Alle questioni legate all’editing del testo di letteratura migrante sarà dedicato il terzo capitolo. Nel secondo invece, si parlerà più diffusamente di Kúmá e di altre riviste, online e non.
21 A. Gnisci, Creolizzare l’Europa: letteratura e migrazione, Roma, Meltemi, 2003, p. 7.
22 Cui si deve il grande merito di aver promosso incontri e occasioni di confronto e di dibattito tra autori migranti.
23 Interessante a questo proposito l’articolo Per studiare la letteratura della migrazione in Italia di A. Gnisci, pubblicato nel numero 1 della rivista online “Kúmá” (aprile 2001). http://www.disp.let.uniroma1.it/kuma/critica/ForumItalicum.html
24 S. Sabelli, Introduzione alla letteratura italiana della migrazione, tratto dall’antologia ALFABETICA, 2006. L’articolo è consultabile sul sito: www.casaculture.it/ab/2006/sabelli06.pdf
25 http://www.sagarana.net/scuola/seminario/martins_intervista.htm
26 Nel brano Ex-letteratura, che funge da introduzione alla sua raccolta di racconti La talpa nel soffitto pubblicato dalle Edizioni Dell’Arco nel 2005. Il testo è consultabile anche in rete sulla rivista online Kúmá all’indirizzo http://www.disp.let.uniroma1/kuma/sezioni/poetica/wakkas.htm
27 Un breve cenno va fatto anche alle pubblicazioni con testi bilingue, in cui gli autori si rivolgono ad un doppio pubblico, italiano e del paese d’origine. In questo caso, l’italiano è spesso visto come la lingua del riscatto e del nuovo inizio.
28 G. Hajdari in Stigmate – Vragë, Nardò, Editrice Besa, 2002.
29 Come già detto si tratta del seminario che ha avuto luogo il 21 e il 22 maggio 2010 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo.

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Anno 7, Numero 30
December 2010

 

 

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