Nota biografica | Versione lettura |
Mi chiamo Alessandro De Santis, sono nato a Roma nel 1976, vivo a Lanuvio, piccolo centro dei Castelli Romani e sono laureato in Storia Contemporanea all’Università La Sapienza con una tesi sull’emigrazione marchigiana verso la città di Roma nel secondo dopoguerra ( votazione 110 / 110 ).
Ho una passione divorante per la parola scritta tutta, dalla prosa di Céline e John Fante alla poesia di Smart, Blake, Rilke, Pound, Garçia Lorca, Neruda, Caproni e Ginsberg.
Scrivo versi da alcuni anni e le mie poesie sono caratterizzate non da quantità sillabiche fisse e quadratura d’accenti, ma dalla durata del respiro e dalla tenuta della voce nella declamazione parlata; è l’ascolto che determina la costruzione dei sensi possibili ( questo so di averlo imparato nel leggere Shakespeare ).
Gli haikai ( o haiku ) da me composti fanno propria la concezione che ne aveva esemplarmente Jack Kerouac: “Un haiku occidentale non può essere fatto di 17 sillabe poiché le lingue dell’Occidente non si adattano al fluido sillabico tipico del giapponese”. Cerco dunque di proporre un Western Haiku che ambisca a dire ciò che deve nello spazio di tre brevi versi, in modo estremamente semplice, “grazioso” e libero da ogni artificio poetico che voglia trasformare l’ “impressione” in descrizione…L’approccio alla loro lettura è pienamente incarnato dall’espressione “fantasie d’avvicinamento” usata da Andrea Zanzotto; in fondo un haiku è suggestione semplice e profonda, un battito della vita dell’universo…
Ndr: Pubblichiamo alcune poesie di quelle inviate che fanno parte di un corpus poetico di 143 composizioni scritte nel corso degli anni. Ci si riserva di pubblicare altre nei prossimi numeri della rivista
D’anticipo
Cielo blu cobalto
fondo, profondo, in solitudine
i piedi si svegliano in scarpe allacciate…
Pensiero breve
Lieve sussulto
moto inespresso
ventosa presenza di un momento
grottesca creatura lunare
fantasma dalle ossa gracili
Non permettere che un sarto ti prenda le misure
permani nel tuo sibilo elementare che sorvola
il tempo e la decenza…
Errore animato
Si muove l’impressione
Pennellate d’erba sbriciolata
anime blindate
Pellegrinaggi acquatici
traslucidi motori immobili
di sole gelido – autopsia
La domanda è la risposta – dici –
ma la domanda – ormai fa scuro – non c’è…
Jefferson Airplane
La strada chiusa e spazientita
La figura del giorno potente
di sfuggevoli gesti sintetici
La sorte dispera e muore
un baffo nella gola
Un biglietto di morte esausta
due righe da rompere la testa
al silenzio che vortica veloce…
Finale differito
Voglio essere apocalittico ora
apocalittico sinadora
Col vento nelle orecchie
la terra in bocca
l’acqua nelle scarpe
e il fuoco dalla penna
Sconosciuto agli altri
e insufficiente…