El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

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7.

viktor kubati

Non so cos’è la morte,
nel mio cuore ci sono soltanto i morti
disposti in recinti di sogni bui
come segni incisi sulla mia carne,
come tatuaggi impressi dal cielo
e non da mani umane, precise.
Non so cos’è la morte,
nel mio cuore ci sono soltanto i miei morti,
come un suono carsico scava le mie notti
ne insidia la speranza come un colpo di fucile
lontano nella notte annienta la speranza di un altro sole.
I miei morti resi burattini e fantocci,
giocattoli da regalare ai bambini nei cortili
come le parole che scrivo per ricordare
che non ho attese di altre speranze
ma una vita storta da vivere senza domandare
chi l’ha donata ai miei passi così e perché.

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8.

viktor kubati

Tu che ora leggi
se vuoi da me una verità
non cercare risposte, non porti domande:
c’era un’alce bianco che tutti chiamavano “L’albero”,
come l’albero della speranza piantato alla nascita
di un figlio o alla fine di una guerra o come l’albero
piantato durante una guerra da un uomo santo.
L’animale cercò cibo, si avvicinò nella sua fame
alla nostra speranza e venne ucciso dalla nostra fame
che non aveva più speranza.

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9.

viktor kubati

Dal luna park del dolore
al luna park del benessere
cammino con il privilegio
di essere vivo guardando
la giostra lucente
con gli occhi dell’Orfano.

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Anno 4, Numero 18
December 2007

 

 

 

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