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In questo paese la natura è verde su verde.
Nel mio, il verde spunta sull’ocra, sul fulvo, sul grigio –
quanti colori ha la polvere? Catturati tra
gli alberi da frutto, non sono che variazioni di sole.
In questo paese albero ed erba sono dati certi
come del resto l’acqua. Nel mio,
albero e polvere sono amici impacciati che solo
implorano la stessa benedizione a un unico tempio.
Ma è la polvere che rende scure le ombre, l’albero
che gioca sui colori filigranati dall’ombra.
Quando l’ombra è profonda come l’acqua, le radici bevono a fondo
e bevendo dalla stessa pozza, si fa amicizia.
Se solo fossimo noi albero e polvere. I miei figli,
nati dall’aridità del mio terreno. Immaginavo l’Eden.
Quando qualcuno si siede sul tuo letto
e ti accarezza i capelli mentre il tempo passa
e poi se ne va in silenzio,
anche se senti il materasso
lasciare il peso che ti ancorava
e galleggi insicura su una superficie
piana, ma che sembra inclinarsi,
anche se lo senti partire, ormai la tua lealtà
è meno all'amore che alla notte e al giorno
nella cui morte e resurrezione
tu sei resa
implicita.
È notte per la nostalgia lui disse.
Sentivo che mi mancava qualcosa, qualche
eco di notti che avremmo condiviso
in vicoli separati, una casa lontana
alla quale la pioggia lo richiamava, o le nuvole,
o quella speciale luce dietro la pioggia.
Avevo nostalgia di parole, le ultime
di una poesia che leggevo sul treno.
Oggi è andata via la luce. Ho acceso
tre candele, mangiato dell’agnello e letto
al lume di candela. La bellezza
era troppo solitaria, così sono andata a letto.
Poi si è messo a piovere. Nell’oscura luce del giorno
mi sono sdraiata finché ho udito un rumore secco
e voci. Quando la luce è tornata
è stato come in un gioco di prestigio –
erano tutte là, le creature animate
della mia vita che avevo creduto oggetti
inanimati. Ed ero io quella apparsa per incanto
dai loro sogni di un pianeta oscuro.