El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione

Versione lettura |

fatou diome e lo schermo dell'altrove

sveva alagna

Oggi più che mai, aprirsi all’universo multiculturale diviene prerogativa indispensabile per coloro che non vogliono chiudere gli occhi di fronte l’attualità.
Il paesaggio in cui ci troviamo ormai inseriti, caratterizzato dalla coesistenza di popoli e culture in un mosaico apparentemente informe, casuale e inconsapevole, ci pone di fronte a una serie di domande ed esigenze nuove. Blacks, i neri, Blancs, i bianchi, Beurs, i figli dell’immigrazione di origine maghrebina, convivono nel territorio Europeo. Con questo slogan, colto nella sua ostentazione, Fatou Diome, autrice contemporanea, descrive lo scenario odierno.
Per secoli l’attività letteraria ad opera di scrittori Africani è stata ignorata, e ad essi, a lungo, non è stato riconosciuto, da parte del grande pubblico, il merito e il valore della loro produzione. Questa, incentrata soprattutto sulla decostruzione delle ideologie degli (ex) dominatori, in seguito all’incontrollabile fluire planetario sia dell’informazione sia degli stessi popoli migranti, può fornire risposte adeguate ai dubbi relativi ai cambiamenti in corso e decifrarne le complessità. Gli interstizi in cui penetrano culture marginali e ibride, come quella di una scrittrice Senegalese naturalizzata in Francia, Fatou Diome, generano forme inedite di confronto, convivenza e anche conflitto. La cultura non si dovrebbe definire tanto in base alle radici quanto come prodotto di relazioni. Lo si consideri elemento di debolezza o di ricchezza, L’Altro non si trova più solo fuori dai confini dell'Occidente, ma sempre più al suo interno. Questa consapevolezza impone chiavi di lettura meno improntate all’esotismo e più attente all'ambiguità e alle contaminazioni. Non è possibile valutare correttamente il punto di vista altrui senza una conoscenza della sua cultura, o quanto meno di una sua testimonianza.
Fatou Diome è stata una delle principali rivelazioni della stagione letteraria Francese del 2003. Questa giovane scrittrice senegalese ha legato precedentemente, due anni fa, il suo nome ad una collezione di storie brevi nel libro La Preferenza Nazionale. Racconto dell’emigrazione e dell’esilio, lirico e insieme lucido e drammatico, Le Ventre de l’Atlantique è il primo romanzo di un’autrice che rivela un inizio promettente. In un’intervista, Fatou ha motivato la scelta del titolo:

Pourquoi avez vous choisi le Ventre de l’Atlantique comme titre de ce roman?

C’est parce que je suis née sur une île et l’île est perdue dans la mère donc c’est déjà comme dans le ventre de l’eau. Et aussi le ventre de l’Atlantique parce qu’en Afrique, quand on est immigré,on doit envoyer beaucoup au pays donc on part tous seul mais on lutte pour faire vivre beaucoup de personnes derrière nous, c’est comme un grand ventre qu’on doit remplir tout le temps mais qui ne se remplis jamais. Comme 3e explication, chez nous en Afrique, le respect de la femme dépend de la progéniture. Donc la femme est respecté lorsqu’elle des garçons tandis que celle qui a des filles n’est pas aussi considérée parce que la femme doit aller un jour ailleurs, chez son mari contrairement à l’homme qui restera pour hériter. (1)

Poetico e complesso nella sua costruzione autobiografica, la storia presenta, attraverso le vicende della protagonista (l’alter ego dell’autrice), la sua dolorosa esperienza dell’emigrazione. “La mia memoria è la mia identità.”(2). Questa memoria è legata originariamente ad una nascita vergognosa. Nata da padre sconosciuto, abbandonata da sua madre, cresciuta dalla nonna, Fatou-Salie cresce da outsider, segnata dal marchio d’illegittimità.
“J’ai grandi avec un sentiment de culpabilité, la conscience de devoir expier une faute qui est ma vie même" (3). Per dimenticare il suo passato, quando è abbastanza grande, lascia Niodor, l’isola sulla costa Senegalese in cui è nata. L’ailleurs m’attire car, vierge de mon histoire, il ne me juge pas sur la base des erreurs du destin, mais en fonction de ce que j’ai choisi d’être; il est pour moi gage de liberté, d’autodétermination.(4) Così a vent’anni Salie sbarca in Francia al braccio di un coopérant Alsaziano, ma il loro idillio è stroncato dal razzismo. Rimasta sola, le tocca far la donna delle pulizie per pagarsi gli studi e sopravvivere.
Ma il resoconto di quella vita di duro lavoro non dissuade le altre persone di Niodor che vogliono emigrare; e in particolare Madické, il fratello di Salie. Lui sogna di giocare, un giorno, in una squadra francese. Il desiderio del fratello minore è alimentato dagli emigrati anziani, che, una volta ritornati sull’isola, esibiscono la loro ricchezza e raccontano ai giovani le proprie prodezze parigine, tacendo le reali condizioni di vita in Europa, spesso difficili. Il giornale Francese Le Figaro scrive: L’immigration fait l’objet de mille clichés. En un roman, Fatou Diome les balaye.(5) Il fratello di Salie, come tanti suoi amici, è convinto che per diventare una star del calcio basta raggiungere il suolo Francese. Un unico pensiero occupava il suo cervello: Partir; loin; survoler la terre noire pour atterrir sur cette terre blanche
qui brille de mille feux.(6)
Cercandolo di dissuadere attraverso il racconto di esperienze reali e riportando il destino di alcuni immigrati, Fatou elenca miti e stereotipi che sussistono tra l’Africa e i precedenti colonizzatori. Ce n’est qu’une poudre de rêve qu’on nous jette aux yeux
pour nous cacher de dures réalités.(7)
Dopo anni di lotte ed isolamento, Fatou finalmente impara come stare a cavallo tra due mondi. Il ponte è la scrittura. Des mots filés comme du coton, tissés, tressés pour former la ligne invisible qui relie la rive du rêve à celle de la vie.(8)

L’amore per la scrittura sembra animare la vita della nostra scrittrice-protagonista; le parole le donano l’espressione della sua memoria e dunque l’identità.
Esse sono la sua “marmite de sorcier“ où la nuit elle “mijote des rêves trop durs à cuire“.(9) L’attrazione esercitata dai media, e dalla televisione in particolare, nei confronti dei paesi in via di sviluppo, è fortissima.
Essi risentono dell’influenza di chi di là dall’Oceano, mostra loro una rappresentazione distorta della realtà, mostrando la Francia o l’Europa in genere, come un Eldorado, un paradiso. Un’utopia: Je ne cours pas les vedettes et les étoiles ne brisent pas ma nuque. Ma grand-mère m’a très tôt appris comment cueillir les étoiles : la nuit, il suffit de poser une bassine d’eau au milieu de la cour pour les avoir a ses pieds.(10) La conoscenza della realtà può supportare ciascuno nella conquista della dignità dell’autodeterminazione e la testimonianza di Fatou Diome, è uno strumento per tutti, Blacks, Blancs, o Beurs, d’acculturazione, cognizione, consapevolezza.

(1) “E’ perché sono nata su un’isola e l’isola è circondata dal mare perciò è già come nel ventre dell’acqua. E inoltre il ventre dell’Atlantico perché in Africa, quando qualcuno è emigrato deve inviare molto al paese, perciò si parte completamente soli ma si lotta per far vivere molte persone che restano dietro di noi, é come dover riempire in continuazione un gran ventre ma che non è mai pieno. Come terzo motivo, da noi in Africa, il rispetto verso la donna dipende dalla progenia. Dunque la donna è rispettata quando ha dei figli maschi mentre quella che ha delle figlie non è ugualmente stimata, perché la donna un giorno dovrà trasferirsi a casa del marito, contrariamente all’uomo che resterà come erede.”

(2) F.Diome Le ventre de l’Atlantique, Ed.Anne Carrière, Parigi, 2003, pag.262 “Ma mémoire est mon identité“ 

(3) F.Diome, ibidem, pag. 261 “Sentendomi colpevole e cosciente che la colpa che devo espiare è la mia stessa vita”

(4) F.Diome, ibidem, pag. 50 “Il vasto mondo mi attira, scrive, perché vergine della mia storia non mi giudica sulla base degli errori del destino, ma in funzione di quello che ho scelto di essere: è per me un pegno di libertà, d’autodeterminazione.”

(5) Le Figaro 28 Août 2003 “Esistono un milione di cliché riguardo l’immigrazione. Con un romanzo Fatou Diome li cancella tutti.”

(6) F.Diome, op.cit., pag.189 ”Partire; lontano; sorvolare la terra nera per atterrare su quella terra bianca che brilla di mille luci.”

(7) F.Diome, op.cit., pag.205 “Questa è solo polvere di sogno che ci si getta negli occhi per nasconderci dure realtà”

(8) F.Diome, op.cit., pag.243”Parole filate, come il cotone, tessute, intrecciate, per formare la linea invisibile che collega la riva del sogno a quella della vita.”

(9) F.Diome, op.cit., pag.115 “La scrittura è il mio calderone, di notte rimesto sogni troppo duri da cuocere.”

(10) F. Diome, op.cit, pag.12 “Non corro dietro alle celebrità e le stelle non occupano i miei pensieri. Mia nonna mi ha insegnato molto presto come cogliere le stelle: di notte basta poggiare una bacinella d’acqua al centro del cortile per averle ai propri piedi.“

Inizio pagina

Home | Archivio | Cerca

Archivio

Anno 2, Numero 8
June 2005

 

 

 

©2003-2014 El-Ghibli.org
Chi siamo | Contatti | Archivio | Notizie | Links