Finalmente le novelle di Kossi Komla Ebri trovano posto in un unico testo. Esse erano apparse disperse qua e là in pubblicazioni diverse e i lettori, a meno che non fossero stati infaticabili e costanti seguaci della produzione di questo scrittore, difficilmente avrebbero saputo o potuto trarne consapevolezza e conoscenza.
Non è da molti anni che lo scrittore togolese si è affacciato sulla
scena della produzione letteraria, ma da allora la sua ricerca di
scrittura è stata costante e ampia.
Egli ci offre sempre una grande
ricchezza conoscitiva di usi e costumi del mondo africano, specialmente
del centrafrica.
Non è solo conoscenza, però, che si può ricavare dai racconti e
opere di Kossi, ma anche gioia e piacere di lettura. Egli scrive con
una leggerezza e maestria incomparabili. Riesce, quasi su un tappeto
volante, a trasportarci in spazi e tempi diversi senza nessuna nostra
fatica.
Sembra di trovarci immersi e a diretto contatto con
ritualità, gestualità, modi di fare e di dire che appaiono di volta in
volta vivi e vitali.
Una delle caratteristiche principali della scrittura di Kossi e la "oralitura", così come lui chiama la capacità di far sentire la tradizione orale attraverso lo scritto. Attraverso questa tecnica il lettore sente parlare i personaggi, convive con essi, compartecipa come un attore alla tessitura dei rapporti dei vari personaggi, tessitura che si sviluppa proprio attraverso la dimensione del rapporto orale.
Possiamo distinguere all'interno di questo gruppo di novelle presenti nel testo alcune tematiche di fondo. Esse quindi esse possono essere raggruppate secondo questi possibili insiemi: a) Abra, quando attraverserò il fiume, il tuono, due scatole di fiammiferi; b) La ricchezza del povero, la borsa di studio; c) Mal di...., vado a casa, e yevi-il-ragno d) La manifestazione.
I racconti che ho racchiuso nel primo gruppo sono i più ricchi sul
piano della "utilità" all'approccio interculturale. "Abra" e "quando
attraverserò il fiume", possono essere considerate un'unica novella e
presentano in modo colorito e minutamente il rituale tradizionale della
unione matrimoniale di due persone. Ciascuno può scoprire lo snodarsi di
questo rituale i cui momenti sembrano lenti, ripetitivi a volte inutili,
ma che hanno un preciso significato e intento sociale.
Essi sono in
funzione di una garanzia per la stabilità dell'unione e la possibile
felicità delle persone che decidono di iniziare la loro unione.
In
queste due novelle la "oralitura" è tessuto costitutivo del narrare. I
convenevoli del saluto nell'incontrarsi, nell'accogliere le altre
persone, dipingono una società che è altra rispetto al frenetico
avvicendarsi del tempo proprio della società europea.
Nella novella
"quando attraverserò il fiume" lo scrittore, oltre a mettere a fuoco il
valore rituale con cui una comunità discute e decide rispetto a un
qualsiasi problema pone in primo piano il valore della parola nelle
comunità indigene ove ancora essa non è stata toccata dal progresso -
mercato, che la stravolge e la fa diventare veicolo di menzogna e
simulazione, piuttosto che di verità.
E' una parola che diventa
opera, azione, fatto, "carne" e di cui non si può fare abuso perché è
piena di sacralità.
Kossi sottolinea più volte l'importanza della
parola veicolata anche attraverso un elevato numero di proverbi che
annunciano e rafforzano quanto la tradizione cerca di tramandare.
Il narratore togolese usa i proverbi con grande maestria e mostra come
la cultura, la vita, l'esistenza stessa di una comunità si stabilisce
con la trasmissione di proverbi che diventano l'anima e il segno di una
saggezza secolare che si ripropone proprio attraverso i proverbi, che
fanno da identificazione della cultura da essi veicolata.
Per molti
aspetti Kossi, pur con le dovute distinzioni di tono, di lingua, di
colore può essere paragonato a Verga per l'uso che fa dei proverbi e di
come li fa sentire appartenenti, incarnati nella vita di una
comunità.
E' secondario soffermarsi sugli altri racconti. Alcuni sono fortemente
tematizzati come i due che incisivamente vogliono dimostrare la
grandezza del valore della dignità. La "borsa di studio" e "la ricchezza
del povero", che sembrano scaturire da esperienze vissute personalmente,
mettono in rilievo la grandezza di chi riesce a non far compromessi e a
mettere in primo piano, a dispetto di tutto e di tutti, il valore della
dignità della persona. Perché all'uomo tutto potete togliere, ma non la
dignità. L'uomo tutto può perdere, ma non la sua dignità.
"Mal
di..." e "Yevi-il-ragno", il primo in modo più realistico, il secondo in
maniera più favolistica vogliono dimostrare la positività della
contaminazione delle culture.
E' questo un tema che Kossi porta avanti con tenacia anche nei suoi
incontri con le scuole, una contaminazione a senso alternato e non a
senso unico, come ipotizzeremmo noi attraverso l'idea di "integrazione".
Quando due culture si incontrano non è solo una a perdere alcuni
elementi della propria cultura o a acquisirne altri, ma entrambe perdono
e acquistano. E' uno scambio reciproco reale e non fittizio.
Il testo edito dalla EMI è corredato da un ampio apparato documentario didattico, a cura di Giovanna Stanganello, che da una parte ci pone a contatto, attraverso vari testi col modo di pensare di Kossi, dei valori a cui egli crede, del suo forte impegno per l'educazione interculturale, dall'altra offre mediante l'apparato didattico spunti significativi, pertinenti ed efficaci per l'utilizzo didattico di un testo di questo genere.
Spero, però che i giovani, ma anche i meno giovani possano godere e gustare la lettura di questo testo e così cogliere la bellezza e positività della diversità delle culture, dei rituali che non vanno visti come fatti folcloristici, ma strumenti essenziali per educarci a un necessario reciproco rispetto.