El Ghibli - rivista online di letteratura della migrazione
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vorrei essere un punto in un quadro di mirò
moniza alvi
Vorrei essere un punto in un quadro di Mirò
appena distinguibile da alti punti,
certo, ma disposto in modo del tutto unico.
E dal mio oscuro centro
contemplerei la bellezza dell’orizzonte
e mi chiederei se valga la pena di
rotolare verso la striscia color limone,
posata centralmente, e di spingere le mie curve
contro il suo bordo, per attrarre su di me
un po’ d’attenzione.
Ma sto bene dove sono.
Non capirò mai del tutto quello che avviene
intorno a me, ma è proprio questo il bello.
Il fatto che non sono un cerchio perfetto
mi rende più interessante a questo mondo.
La gente mi guarderà sempre
e anche i più insensibilli si emozioneranno.
Eccomi qui, sul punto di animarmi,
un sogno, una danza, una costruzione fantastica,
l’avventura di un bimbo.
E niente in questo cielo fulvo
può avvicinarsi troppo, o andarsene troppo lontano.
da The Country at my Shoulder, 1993
(Traduzione di Andrea Sirotti)
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takeaway
moniza alvi
La nostra cliente si fida dei vassoi di alluminio,
del nostro vapore – cose facili da portar via
come le gocce di pioggia sul cappotto nuovo.
Ma guarda come è immobile la sua vita,
non si scalda né si raffredda.
In attesa che succeda qualcosa
prima che i chicchi di riso s’induriscano.
Lei aspetta – Forse un treno?
Un bambino? Un lavoro? Il mondo nuovo?
Si è dimenticata cosa aspetta.
Dobbiamo portarla dentro
dove tutto è amaro e dorato di curcuma,
portarla dove ciotole e cucchiai
scodellano l’aria chiusa,
e il sole entra come un angelo,
a illuminare le salse.
Portiamola dentro se lei sta male,
e se il menu è più lungo della sua vita.
A lei doniamo le nostre tende amaranto,
i nostri odori indefinibili.
Ciò che rimane del nostro paese.
da Carrying my Wife, 2000
(Traduzione di Andrea Sirotti)
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scarpe e calzini
moniza alvi
Nell’ampio cortile della moschea di Badshahi
mio cugino si toglie le scarpe da ginnastica.
Non ho mai visto tanti buchi nei calzini!
Sono là in mostra scarpe e calzini
provvisoriamente abbandonati dai padroni,
una piccola speranza legata ai lacci –
Sandali da Ali Babà, scarpe da lavoro
tutte preziose ai proprietari.
I calzini di Azam hanno buchi enormi,
uno per ogni anno della sua adolescenza?
E da quei buchi escono gli studi,
la carriera politica, la sua ribellione,
il suo deferente apparecchiare in tavola.
Romba la religione da quai buchi,
il grido insistente del muezzin,
la paura di cosa potrebbe succedergli
se andasse a letto con una ragazza
prima di sposarla e se fosse scoperto…
Quelli che desiderano soddisfare i desideri,
o quelli che desiderano liberarsene,
lasciano le calzature ben schierate sui gradini,
ogni scarpa un piccolo vaso di preghiera.
Guide per il nuovo mondo, o per il vecchio.
In vista del passaggio torreggiante –
calzini e scarpe legati alla terra.
da
A Bowl of Warm Air, 1996
(Traduzione di Andrea Sirotti)
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